MN - André Cruz e il Milan del 10° posto: "Andava tutto storto, una gara col Vicenza fu simbolica"

Napoli-Milan ci dà l'occasione di fare un tuffo nel passato, con i tanti doppi ex che hanno vestito la maglia azzurra e quella rossonera. Tra essi André Cruz, difensore che nella nostra Serie A si fece apprezzare per la sua abilità sui calci piazzati. Arrivò nel Milan nell'estate del 1997 proprio dal Napoli (via Inter, che aveva inizialmente acquistato il suo cartellino, salvo poi scambiarlo con Francesco Moriero).
Di seguito un estratto dell'intervista rilasciata a MilanNews.it (LEGGI QUI L'INTERVISTA INTEGRALE)
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"Pochissimo, a causa del fuso orario. Ogni tanto riesco a vedere la Champions League, il Milan l'ho seguito negli anni recenti, specie quello dello scudetto. Mandai i complimenti a Paolo (Maldini, ndr) e lui mi rispose che non aveva mai lavorato tanto in vita sua".
Molte cose sono cambiate da allora, Maldini ad esempio non è più in società
"Mi dispiace, perché Paolo è uno dei simboli del Milan, un grande".
È stato tuo compagno di squadra
"Il più forte difensore di tutti, assieme a Franco Baresi. Ma ricordo anche grandi calciatori come Costacurta e Albertini".
Quell'anno però non andò benissimo
"Il pre-campionato fu illusorio, vincevamo sempre. Poi non so cosa sia successo. Io peraltro già a settembre-ottobre accusai mal di schiena. Dopo un derby in cui segnai mi feci malissimo e a gennaio 1998 mi sono operato. Il giorno prima finì sotto i ferri Weah. Paolo aveva problemi alla schiena, ricordo problemi anche per Boban e Ziege. Era una catena, se non stai bene non riesci a giocare al 100%".
Alla fine fu un clamoroso decimo posto
"Come detto, gli infortuni ci hanno condizionato. E poi in quell'anno quando una cosa doveva andare male, andava male. Cito una partita su tutte: Milan-Vicenza, una delle prime della stagione. Dominiamo in lungo e in largo, arriva una punizione per loro e Arturo Di Napoli ci fa gol. Perdiamo 0-1. È difficile da spiegare, perché avevamo uno squadrone e giustamente la gente si aspettava un Milan vincente e convincente, così non è stato".
L'anno dopo salta Capello, arriva Zaccheroni. Non vedi più il campo
"Zaccheroni non mi voleva, io non volevo lasciare il Milan perché volevo dimostrare il mio valore, pensavo di giocarmela. Niente da fare. Mi portava in ritiro pre-partita, poi mi mandava in tribuna. Col senno di poi avrei dovuto prendere atto della situazione e andarmene, anche perché mi voleva il Barcellona, mica una squadra qualsiasi".

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