Tifosi dixerunt: tra uno stadio semivuoto e uno pieno c'è un Lopetegui di mezzo

Tifosi dixerunt: tra uno stadio semivuoto e uno pieno c'è un Lopetegui di mezzoMilanNews.it
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domenica 28 aprile 2024, 15:12Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

La protesta, unanime e solida, della tifoseria "social" rossonera della giornata di ieri ha avuto la potenza ed il richiamo di una contestazione fisica, in presenza. Cambiano i tempi, cambiano i modi, ma quando il tifoso è scontento, non si sente rappresentato e non crede che i suoi sforzi stiano venendo ricompensati il risultato è sempre lo stesso: si esprime dissenso. E ieri ce n'è stato tanto.

Nell'immaginario comune si pensa alle community online come qualcosa di etereo, distante e poco tangibile. Quello che è successo ieri nel mondo Milan è stato invece tutto tranne che poco tangibile: il tifo rossonero, organizzato o meno, ha parlato. Il messaggio è chiaro: Julen Lopetegui, nome che nella giornata di ieri è uscito come favorito per la panchina del Milan post Pioli, non è un profilo gradito in nessun modo.

E dai messaggi di dissenso si è passate a vere e proprie promesse: "se arriva Lopetegui i miei soldi non li vedete più". In soldoni, si minaccia di lasciare lo stadio vuoto, di non fare abbonamenti a pay tv e di smettere di comprare merchandising, dai gadget alle magliette, AC Milan. A testimoniare la serietà di questi impegni c'è anche una petizione contro l'allenatore basco che in poche ore ha raggiunto le 5mila firme. 

Difficile derubricare il tutto, come spesso erroneamente si fa, alla solita "roba social". Il tifo rossonero è più che mai serio e compatto. Dall'altro canto c'è una società che non ha ancora preso una decisione, sebbene Lopetegui ieri sembrava essere il prescelto, e che ora si trova ad un bivio. Da una parte una scelta legittima che arriva al termine di un percorso di pensiero ponderato, dall'altra il rischio di andare ad incrinare il rapporto con un ambiente che negli ultimi anni è stato a dir poco idilliaco: nelle vittorie e nelle sconfitte il popolo rossonero non ha mai lasciato sola la squadra.

Ieri sera, nel post partita di uno scialbo Juventus-Milan da 0-0, il CEO rossonero Giorgio Furlani ha parlato a DAZN, facendo capire che sono consci dell'importanza dei tifosi: "I tifosi ci hanno sempre sostenuto, sono i migliori al mondo e noi siamo grati e fortunati. Sono un patrimonio del club, sono importantissimi per noi. Se sono insoddisfatti è perché sono ambiziosi come lo è il Club. Dobbiamo fare meglio per arrivare ai traguardi che vogliono loro e vogliamo anche noi”.

Tra le varie considerazioni che si possono fare, essendo spettatori di un qualcosa che farà comunque storia, c'è anche una domanda: qual è il limite tra "potere" dei tifosi e potere decisionale di una società di calcio? Bisogna essere realisti: i club sportivi sono ormai vere e proprie aziende, dove il dio denaro regola tutti gli altri processi. Il calcio però, seppur negli ultimi anni sia andato proprio verso quella direzione, si poggia totalmente su una base che può essere tanto solida quanto inconsistente: l'amore cieco del tifoso. Tutto il carrozzone è mandato avanti da chi compra biglietti per lo stadio, sottoscrive abbonamenti con le pay tv, acquista prodotti ufficiali e spende tanti soldi (e tempo) per seguire i propri beniamini in giro per l'Italia e per l'Europa. Le decisioni sono prese ovviamente da manager preparati e lautamente pagati per poter lavorare sotto pressione, ma quando il "vero" datore di lavoro si schiera in modo così netto e compatto una riflessione è più che mai necessaria.