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G. Tognazzi: "Milan, Gigio non va ceduto. Rinuncia all'Europa scelta oggettivamente corretta"

ESCLUSIVA MN - G. Tognazzi: "Milan, Gigio non va ceduto. Rinuncia all'Europa scelta oggettivamente corretta"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 19 luglio 2019, 21:00Primo Piano
di Fabio Anelli

Per commentare le ultime vicende in casa Milan, la redazione di MilanNews.it ha intervistato in esclusiva il noto attore e grande tifoso rossonero Gianmarco Tognazzi. Ecco le sue parole.

 Una questione che sta tenendo banco negli ultimi giorni è quella relativa al nuovo stadio, cosa ne pensa? “Abbattere San Siro è un concetto che rientra in una serie di ragionamenti. È chiaro, a nessuno di noi fa piacere l’idea dell’abbattimento di un luogo come San Siro ma se andiamo a guardare quello che si può fare e quello che non si può fare, par che tutti gli studi tecnici parlino di una struttura che nonostante la sua modernità abbia fatto il suo tempo. Rimodernarla non solo significherebbe spendere molto di più ma anche non renderla totalmente idonea: un lavoro mastodontico. Bisogna guardare anche quali sono le fattibilità, per l’innovazione e per avere quella libertà che soltanto chi ha lo stadio di proprietà, per quanto riguarda le società, può avere. È chiaro che non fa piacere a nessuno abbatterlo, né al Milan né a quelli là, ma se è l’unica soluzione per dare alle due squadre uno stadio adeguato ai tempi. Io sono per lo stadio nuovo, lo ero già quando c’era il progetto del Portello. Per essere competitivi serve la libertà garantita dallo stadio di proprietà. Speriamo che quello che verrà fatto sarà studiato talmente bene da essere ai livelli di San Siro che rimarrà nella nostra storia per sempre. Lo abbiamo costruito noi milanisti, vorrei ricordarlo. Lo stadio San Siro è diverso da Meazza, San Siro è stato costruito dal Milan e dal presidente Pirelli e poi abbiamo gentilmente ospitato altri club nel nostro stadio. È chiaro che ognuno vorrebbe avere il proprio stadio adesso ma se sono arrivati a una condivisione di progetto credo che sia il frutto di una serie di valutazioni, anche da parte delle sue società e di Suning e di Elliott. Il progetto di fattibilità è quello. Tutti i tifosi vorrebbero avere il proprio stadio ma se già è difficile farne costruire uno ci si può figurare farne due”

Da grande tifoso rossonero, come ha vissuto la rinuncia a disputare l’Europa League nell’ambito dei rapporti tra Milan e UEFA?Parto da un presupposto. Capisco la diffidenza di una certa parte dei nostri tifosi riguardo quello che è accaduto negli ultimi anni. È comprensibile perché non si era abituati dopo anni di gestione di un certo tipo, si è sofferto negli ultimi anni di gestione berlusconiana. Poi è arrivata la realtà cinese che si pensava potesse essere la svolta ma si è rivelata una delusione dopo un anno e si è dovuto cambiare nuovamente all’ultimo momento. La gestione attuale ha preso in mano il Milan quando mancavano dieci giorni alla fine del mercato estivo. Il tifoso milanista ha visto tre passaggi negli ultimi tre anni, dove dare solidità e continuità al progetto crea molta ansia. Stiamo prendendo la piega di quelli ansiosi e lamentosi, che non riescono ad avere la pazienza di capire che le cose si stanno mettendo a posto. Sono partito da questa premessa perché per me non esistono opinioni soggettive su determinati argomenti ma c’è l’oggettività di alcune azioni. Noi per questi motivi di mala gestione, di traghettamento abbiamo accumulato un problema, come altre società. Il problema andava risolto, non si poteva continuare a rimandare perché prima o poi il conto arriva. Probabilmente andava già risolto nella gestione cinese ma quando arriva qualcuno vuole sempre far vedere che fa più del precedente. Il conto lo dovevamo pagare, decidere di fare una storia di un problema non creato da Elliott. Secondo me, poi, il fair play finanziario dovrebbe prevedere che una società estranea alle precedenti abbia subito la possibilità di saldare i debiti per poi ricominciare da zero, senza obbligo di plusvalenze. La società deve essere responsabile nei confronti del UEFA della propria gestione non può essere responsabile di cose che hanno gestito in un altro modo che non conosce neanche.



Come giudica le reazioni dei tifosi a questa rinuncia? "Io penso che oggi intorno al Milan ci sia troppa frenesia e qualunquismo. Mi piacerebbe che si rientrasse in una certa calma, come stanno facendo Boban e Maldini, che ci ha sempre contraddistinto come tifosi. C’è troppa negatività intorno alla rinuncia all’Europa League. C’era un problema che doveva essere affrontato, non ce lo si poteva portare avanti per altri anni. Mi sembra che la rinuncia fosse l’unica possibilità, andare fuori da una competizione dove poi forse non superi i gironi. Tanto vale mettere a posto il problema, che non ha creato neanche Elliott, e si ha poi il tempo giustificato per poter mettere a posto quello che si è dovuto fare in corsa l’anno scorso. Leonardo quando si è insediato ha avuto venti giorni per prendere in mano una nuova realtà e gestire una serie di problematiche, come Bonucci, che erano state create dalla precedente gestione. Si possono rimproverare delle decisioni su certe cose, ma bisogna sempre valutare il tempo a disposizione e le situazioni da gestire. Non vedo altre soluzioni alla rinuncia. Penso che se si fosse trattato di Champions League, il Milan non avrebbe rinunciato ma avrebbe trattato”

I primi acquisti in questo mercato sono stati Krunic e T. Hernandez, con Bennacer molto vicini. Cosa ne pensa, nell’ottica anche di una squadra allenata da Marco Giampaolo, votato alla valorizzazione dei giovani di talento? “Questi tre giocatori vanno a sostituire tre giocatori che l’anno scorso hanno visto il campo quattordici minuti complessivamente: Montolivo, Mauri e Bertolacci. È meglio o peggio? Sono andati via tre giocatori che non hanno mai visto il campo mentre i tre acquisti qualcosa hanno fatto. L’altra pedina persa è la fine del prestito di Bakayoko. Comunque ci sono interventi da fare, ma io la vedo in questa ottica. È necessario capire il futuro di Castillejo, Borini, Laxalt. Il Milan ha degli esuberi su un tipo di gioco che non verrà sviluppato sulle fasce, quei giocatori sono i più votati alla partenza, per creare il tesoretto per andare ad acquistare in altri ruoli, come il difensore centrale, il centrocampista e una seconda punta o un altro trequartista, per sostituire Paquetà in caso di necessità. Queste sono le zone nevralgiche, a maggior ragione il trequartista se Suso dovesse andare via, perché mi sembra Giampaolo lo stia facendo giocare lì. Giampaolo, Boban e Maldini sono più competenti, bisogna affidarsi a loro. Adesso, però, sempre per la questione del fair play finanziario, anche se volessimo, perché Elliott i soldi li ha, non potremmo fare acquisti di calciatori da 40 o 50 milioni. È un mercato dove i giocatori del Milan vengono valutati la metà di altri giocatori senza motivo, e che un qualsiasi giocatore di altra squadra viene sopravvalutato, come Demiral e Correa. Il Milan deve fare in questa ennesima ripartenza, che speriamo possa dare continuità, acquisti oculati e cercare quelli che sono i campioni del domani”

A questo proposito, si è parlato anche di cessioni di lusso. Sarebbe d’accordo? “I fuoriclasse, e il Milan qualcosa lo ha, secondo me, una squadra che ambisce a tornare in qualche anno, non li deve vendere mai. Quindi, io sono totalmente alla non vendita di Donnarumma, a costo di vendere tutti gli altri. Questo perché se si vuole creare uno zoccolo duro non si possono vendere i Donnarumma e i Romagnoli. Altrimenti ci si ritrova nella follia psicologica che Berlusconi quando è diventato presidente del Milan, siccome Farina aveva fatto danni economici, avrebbe dovuto vendere Baresi e Maldini. Non si sarebbe più vinto niente. Io i fuoriclasse non li venderei nemmeno per l’offerta folle, perché deve essere l’identità, il futuro che parte da quella che è la propria storia. Il Milan è il vivaio che produce giocatori che diventano invincibili. Da questa filosofia dobbiamo ripartire. Qualche sacrificio andrà fatto, forse Cutrone. Ma speriamo sia l’ultima stagione in cui andiamo a dare via, come è successo negli anni passati, giocatori che poi rimpiangiamo come Darmian, Cristante o Locatelli o tanti altri giovani che ad oggi il Milan del passato avrebbe fatto meglio a tenere e a valorizzare. La nostra storia parla di giocatori del vivaio che diventano lo zoccolo duro. Donnarumma è l’esempio, c’è prospettiva e valore. Le grandi squadre, quelle che vogliono vincere del tempo, non danno via i propri capi saldi. La base storica non la cedi mai, a maggior ragione se poi la si cede ad una concorrente diretta. Questi sono i giocatori che poi dopo qualche anno si ha la necessità di comprare da altri a caro prezzo. Abbiamo avuto la fortuna di trovare un fuoriclasse in porta, va tenuto perché è milanista, è il portiere della Nazionale, perché è cresciuto da te, con anche gli errori che un fuoriclasse può fare. Io a uno come Donnarumma non rinuncerei mai per nessuna cifra, per una questione di filosofia. Capisco tenere Donnarumma e rinunciare a Suso che va fuori luogo o a Chalanoglu che può essere pedina di scambio. L’unica cosa che non ho capito è il non rinnovo di Zapata, avrei rinnovato per poi magari venderlo più avanti così da non avere ora il problema di trovare un centrale”