Su Donnarumma e Calhanoglu i conti non tornano. I sostituti? Maldini e Massara già li conoscono. L'opinionista Mirabelli e la lezione dei "Casciavit"

Su Donnarumma e Calhanoglu i conti non tornano. I sostituti? Maldini e Massara già li conoscono. L'opinionista Mirabelli e la lezione dei "Casciavit"MilanNews.it
venerdì 25 giugno 2021, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

La tentazione di tacere sul mercato sino al 31 agosto sarebbe forte, ma non è nulla di più che un impulso: non possiamo stare qui 67 giorni a parlare del nulla. Quindi, parliamo pure un po' del nulla prima di entrare nel merito. Calhanoglu, per esempio, 5 mesi e uno spezzone del girone di ritorno 2021 a buon livello in 4 anni rossoneri. Un Europeo meno che anonimo, diciamo pure disastroso. Nonostante questo il Milan gli aveva offerto praticamente il raddoppio dell'ingaggio, invece per una manciata di lenticchie (avrà avuto certezze che paghino gli stipendi regolarmente come accade qui) è andato all'Inter. Sopravviveremo.

Dopo un plebiscito a favore di Paolo Maldini sulla gestione del caso Donnarumma, ora il cielo si copre di qualche cirro per il secondo che se ne va a parametro zero in poche settimane: "Si sono mossi tardi". Balla. E' un anno che avevano formulato l'offerta al turco e lui tergiversava: l'offerta era massima. Sceglie il turco di andarsene, perché trattenerlo a 12 milioni lordi l'anno? Raiola un anno fa, in attesa di sapere se il Milan sarebbe tornato in Champions come condizione primaria, aveva aperto soltanto al rinnovo di un anno (1921-22) a 10 milioni con una clausola da 30. Dunque se tu dai altri 16 (o 20) milioni lordi a Donnarumma e 10 di commissioni a Raiola, se lo rivendi a 30 lo hai perso praticamente a zero. Come è avvenuto. Contabilità spiccia. 

Ora non starò a dire per forza che perdere 2 titolari è comunque una buona cosa. Vanno sostituiti con giocatori all'altezza. Maignan è forte ma secondo me Donnarumma lo è di più: fare diversamente non era possibile, di questo bisogna prendere atto. Se Calhanoglu fosse quello del 2020 il rimpianto ci sarebbe, ma lo abbiamo visto anche nel 2018, 2019 e 2021 e agli Europei e in questi frangenti i rimpianti stanno proprio a zero. Ne arriverà un altro. Come dicevo una settimana fa, il mercato non è semplicemente un'offerta e una risposta, i meandri e le problematiche sono moltissime, a cominciare dal tenere i conti in ordine. 

E fa niente se Mirabelli continua a parlare, giudicare, sentenziare: lo faceva anche quando era direttore sportivo 3 anni fa (ed è ancora senza club), aveva già questa vocazione da opinionista. "Con Donnarumma e Calhanoglu il Milan ha perso 150 milioni", dice Mirabelli. Chissà secondo quali formule e quali algoritmi... Chiacchiere. I fatti invece dicono che, a parte Kessie, della sua campagna acquisti e delle cose formali non è rimasta più traccia. Il resto sono, appunto, solo opinioni. Numeri buttati a casaccio. Chiacchiere, di nuovo. 

Sui social, in mezzo a molte alghe e tonnellate di concime, si trova anche qualcosa di buono (anche non necessariamente sul calcio). In questi giorni ho letto sulla pagina Facebook "I casciavit" (così come sono soprannominati a Milano i tifosi rossoneri, i cacciaviti) alcuni spunti interessanti. Scrivono i cacciaviti: "(...) Dare 5 milioni a Calhanoglu vuol dire doverne dare 8 a Kessie, 7 a Theo e Bennacer (...). Ora all'Inter ne prende 5+1: problemi loro visto che Lukaku ne prende solo 1,5 di più, Barella prende 2,5, Brozovic 3,5, Lautaro 2,5, Skriniar 3 (...). Sono mesi che il Milan studia nomi alternativi (...). Sono stati spesi - e siamo soltanto a giugno - 40 milioni cash. I soldi non mancano e nemmeno la volontà di investirli, ma nel modo corretto. Investire è una cosa, buttare è un'altra (...). Non scordate che Elliott in nemmeno 3 anni ha immesso 700 milioni in aumenti di capitale: risollevare un club ridotto in macerie è un processo lungo e tortuoso (...)".

Prosegue e conclude con altri moti di fiducia e di ottimismo, per quello che è stato fatto e per quello che verrà fatto. Niente da aggiungere: complimenti. La pensiamo e la viviamo uguale, io e i cacciaviti.