Uno scempio senza fine
La Curva Sud ha provato a invocare clemenza, con un lungo striscione esposto in transenna che recitava: "Mettete fine a questo scempio", ma evidentemente, almeno per quanto riguarda la squadra, tale scempio sembra non avere fine: dopo l'indegna e inguardabile prestazione di Udine, ecco la pronta replica anche a San Siro contro il Genoa; il Milan perde nettamente, dimostra che di reazione non c'è nemmeno l'ombra e precipita sempre più in basso. Non è servito il ritiro, non sono servite le parole di Inzaghi che ha provato a dare la scossa in modo brusco a un gruppo senz'anima e la squadra va sempre più alla deriva disonorando la gloriosa maglia rossonera senza nemmeno provare un po' di vergogna. Ora, come da consolidata tradizione nel mondo del calcio, pagherà Inzaghi, che ha le sue colpe ma non è l'unico responsabile di questa situazione e, forse, non è nemmeno il principale; certo, con questa rosa a disposizione si poteva fare di più, ma la "stoffa" che gli è stata messa a disposizione (tanto per ricordare un termine usato dal presidente Berlusconi in occasione di critiche ad altri allenatori) non è certo di grande qualità e un "sarto" inesperto non è riuscito a confezionare un "abito" decente. Viene da pensare a quando gli alti dirigenti rossoneri facevano notare orgogliosamente che lo "stile Milan" non prevedeva esoneri degli allenatori, ma forse solo perchè arrivavano successi in serie, mentre ora che i trionfi sono solo un lontano ricordo e la mediocrità è di attualità a Milanello e dintorni, ecco che potrebbe scattare il terzo esonero in poco più di un anno, con il tanto decantato "stile Milan" gettato alle ortiche. Il Milan è allo sbando in tutte le sue componenti, questa è la triste realtà: società debole e ormai inesistente, concentrata solo sulla cessione della maggioranza delle quote societarie; tecnico sfiduciato, non più in sintonia con la squadra e in evidente stato confusionale; giocatori demotivati, senza determinazione, incapaci di reagire e rassegnati a un finale di stagione orribile; tifoseria che si è svegliata troppo tardi, perchè contestare ora è come chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati e, forse, bisognava essere più reattivi e obiettivi qualche mese prima, quando la situazione ha cominciato a precipitare. Con questo quadro apocalittico, l'unica consolazione è che mancano solo cinque partite e poi l'agonia sarà finita, ma siccome anche il futuro a medio e lungo termine è tutt'altro che limpido e sicuro, angoscia e depressione dominano nelle menti e nei cuori del popolo rossonero.
Inzaghi aveva promesso una rivoluzione dopo la pessima prestazione di Udine e, invece, si limita a qualche cambio, quattro per la precisione: c'è De Sciglio a sinistra al posto dell'infortunato Antonelli (quindi cambio per necessità), c'è Rami centrale (ma anche in questo caso la motivazione è l'infortunio di Paletta), il centrocampo è lo stesso di Udine e le vere novità sono solo in attacco, con la rinuncia al centravanti, Cerci schierato nell'inedita posizione di "falso nueve" e il rientro di Honda, con l'esclusione di Suso. Chi si aspettava di capire dalle ventilate esclusioni, chi fosse a remare contro Pippo sarà rimasto deluso nel vedere che la formazione è più o meno la stessa, ma forse si tratta solo del disperato tentativo di Inzaghi di evitare rotture nello spogliatoio o, semplicemente, di non farle vedere all'esterno. Intanto va in scena l'annunciata contestazione della Curva Sud contro proprietà e squadra: il primo atto è una coreografia "umana", con seggiolini lasciati intenzionalmente vuoti e la gente radunata a formare la scritta BASTA, mentre in transenna viene esposto il già citato striscione che resterà ben visibile per tutta la partita. Il resto dello stadio è, come sempre, vuoto in modo desolante, ma ormai in effetti non ha più senso seguire una squadra senza più obiettivi e che fa di tutto per farsi disprezzare dai suoi stessi tifosi con prestazioni deprimenti.
Curva in silenzio nei primi minuti, Milan che sembra proseguire l'orrenda prestazione di Udine: come al Friuli basta meno di un minuto per capire l'andazzo, perchè Bertolacci costringe subito Diego Lopez alla difficile parata con un insidioso tiro dalla distanza. Milan assente ingiustificato dal campo e il Genoa domina: quando Niang impegna ancora Diego Lopez la rabbia aumenta, ricordando che l'attaccante è uno dei tanti giovani mai valorizzati in quanto mai impiegati con continuità, salvo poi mostrare altrove tutte le sue qualità. Un timido e debole colpo di testa di Cerci è l'unico segnale di vita dei rossoneri, anche perchè il teorico trascinatore dell'attacco, ovvero Menez, è impalpabile, indisponente e nervoso, riuscendo solo a ricevere l'ammonizione che gli impedirà di giocare a Napoli (ma poi farà anche peggio...). Se in attacco le cose non vanno bene, in difesa vanno ancora peggio e lo dimostra l'azione del vantaggio rossoblu, con Bertolacci che parte palla al piede centralmente, non trova opposizione nè in Van Ginkel prima, nè in Rami poi e può presentarsi solo davanti a Lopez e batterlo. La retroguardia rossonera si è aperta davanti a Bertolacci come il Mar Rosso davanti a Mosè ed è davvero una cosa imbarazzante e indegna di una squadra di serie A. Nel frattempo la Curva Sud ha smontato la coreografia umana, i tifosi si sono riportati nella metà inferiore dell'anello, lasciando vuota quella superiore e hanno iniziato a intonare la classica "compilation" di ogni contestazione che si rispetti, con cori che chiedono ai giocatori di mostrare gli attributi, in cui li si definisce indegni e altri in cui si dichiara di aver perso la pazienza (ovviamente sto usando termini edulcorati). Nel mirino della Sud c'è anche Galliani, ma come nel caso di Inzaghi non si tratta dell'unico responsabile, anche perchè è un po' arduo fare mercato come un tempo senza le risorse di un tempo e i cordoni della borsa non li ha certo chiusi lui... In campo non c'è traccia di una reazione rossonera, il Genoa controlla agevolmente e il primo tempo si chiude fra i fischi degli esasperati tifosi rossoneri.
Ci si aspetta una reazione almeno nella ripresa, favorita magari dalla strigliata di Inzaghi negli spogliatoi, ma questo Milan continua ad avere l'encefalogramma piatto e il peggio deve ancora arrivare: bastano quattro minuti per subire il raddoppio e ancora una volta gli attaccanti del Genoa fanno quello che vogliono in area rossonera; Iago Falque lascia sul posto Abate, Tino Costa è completamente solo al centro e la sua conclusione viene deviata impercettibilmente dall'altrettanto solo Niang, che segna il classico gol dell'ex, aumentando la rabbia dei tifosi rossoneri che stanno ammirando un giocatore che le qualità le ha ma nessuno è mai riuscito a valorizzarle. Inzaghi si arrende e toglie il fantasma Honda affidandosi a Pazzini; fischi per il giapponese, mai in partita e timida reazione del Milan, che sfiora il gol grazie a uno spunto di Bonaventura sulla fascia e conseguente traversone basso per Van Ginkel, la cui deviazione non supera Perin; dal conseguente corner arriva il gol di Mexes, un'autentica prodezza, un tiro dalla distanza che tocca la traversa e si insacca ridando speranza ai pochissimi tifosi rimasti sugli spalti, visto che nel frattempo la Curva Sud è rimasta pressochè deserta e quasi tutti sono usciti. La speranza, però, dura davvero poco, perchè piove sul bagnato per il povero Diavolo: Mexes trattiene Edenilson, anche Menez tenta di intervenire ma non tocca l'avversario, però Giacomelli estrae il secondo giallo e il conseguente rosso per l'attaccante invece che per il difensore; errore evidente ma il Milan sarebbe rimasto in dieci anche se il destinatario del cartellino giallo fosse stato Mexes, anche lui già ammonito e sicuro assente a Napoli come il connazionale che, però, peggiora la sua situazione insultando in modo plateale l'arbitro e potrebbe subire una lunga squalifica. Inzaghi prova a non arrendersi nonostante l'inferiorità numerica e si gioca la carta della disperazione con il doppio centravanti (Destro entra al posto di De Sciglio), ma il Milan, stanco e sfiduciato non c'è più e il Genoa ne approfitta per attaccare ancora: Iago Falque e Lestienne costringono a una doppia superparata Diego Lopez, applauditissimo dai pochi tifosi rimasti a San Siro (così come Niang al momento della sua sostituzione) e ultimo ad arrendersi, mentre i suoi compagni lo hanno già fatto da un pezzo. Il terzo gol, però, arriva lo stesso in pieno recupero: Mexes atterra Kucka sulla linea dell'area di rigore (rischiando ancora l'espulsione) e Iago Falque trasforma il penalty, chiudendo nel modo peggiore un'altra serata da incubo per il popolo milanista; alla fine sono fischi per tutti i rossoneri, naufragati ancora in modo indecoroso senza nemmeno provare a riscattarsi.
Il peggior Milan degli ultimi vent'anni fa un'altra figuraccia, storica perchè il Genoa non vinceva a San Siro, sponda rossonera, dal 1958; basterebbe questo rilievo statistico a dimostrare la pessima situazione rossonera e ormai si attendono novità da due fronti: quello societario, visto che in coincidenza con la partita era in programma l'incontro ad Arcore fra Berlusconi e Mr. Bee e quello tecnico, visto che questa potrebbe essere stata l'ultima partita di Inzaghi come allenatore del Milan; dispiace perchè Pippo è, non solo tecnico, ma anche tifoso del "suo" Milan e ci ha messo l'anima e il massimo impegno, al contrario di qualche suo giocatore, ma si sa che in mancanza di risultati e prestazioni a pagare è sempre l'allenatore. Ora si parla di Brocchi come traghettatore, scelta che avrebbe anche poco senso, visto che si passerebbe da un inesperto a un altro, ma siccome la sensazione è che Inzaghi non abbia più in mano lo spogliatoio e che ci siano giocatori che gli remano contro, qualcosa bisogna tentare e poi, passatemi la battuta, un Brocchi in panchina con tanti brocchi in campo ci sta proprio a pennello! Difficile dare un senso a questo finale di campionato; bisogna solo salvare l'onore e la dignità e lo stiamo dicendo ormai da tempo, ma a quanto pare allo scempio non c'è fine e ciò è davvero umiliante, soprattutto perchè si ha la sensazione che la gloriosa era Berlusconi stia finendo nel modo peggiore e questo è non solo doloroso ma anche ingiusto.