Un derby deprimente
Non è stato il derby che ci si aspettava, o forse sì, visto che non si può pretendere molto dalla sfida fra la nona e la decima della classifica; Inter e Milan raccolgono un punto a testa in una stracittadina in cui si è capito il perchè della stagione fallimentare di entrambe: poco spettacolo, poche idee di gioco di squadra, poche iniziative individuali, poche occasioni se non nel finale (soprattutto nerazzurre), insomma poco di tutto e zero gol e alla fine si può davvero dire che l'unico spettacolo si è visto sugli spalti, dove le due curve si sono sfidate a suon di coreografie poetiche, rappresentando le bellezze di una città che una volta era famosa anche per le imprese delle sue squadre di calcio che ora, invece, stanno vivendo un periodo di involuzione. Inzaghi aveva promesso che il suo Milan avrebbe giocato il derby alla morte, ma ancora una volta i suoi ragazzi non hanno mantenuto tale promessa: i rossoneri hanno giocato meglio solo lo spezzone finale di primo tempo, ma in avvio e, soprattutto, nella ripresa hanno sofferto molto e se la porta è rimasta inviolata e si può portare a casa un punticino, bisogna ringraziare Diego Lopez, autore di parate decisive e la fortuna e la casualità, che in alcune occasioni sono state altrettanto decisive. Non è stata una bella partita, non si è visto un bel Milan e dopo i tanti brividi di una ripresa in cui i rossoneri non hanno praticamente mai tirato in porta, si è dovuto anche tirare un sospiro di sollievo ed essere contenti di un pareggino che in fin dei conti serve a poco, perchè ora l'Europa è ancora più lontana.
Chiariamo subito una cosa: se questa partita non fosse stata il derby, ma una qualunque altra sfida che avesse visto di fronte la nona e la decima in classifica, San Siro sarebbe stato desoltamente mezzo vuoto, come quasi sempre accaduto in questa stagione; il fascino della stracittadina, invece, ha attirato allo stadio ben 74000 spettatori, davvero tanti se si pensa al rendimento della due squadre, pochi per chi ricorda San Siro sempre strapieno e tutto esaurito per questa sfida, la Partita che i tifosi delle due squadre attendono sempre con ansia e grande tensione. Purtroppo la Curva Sud è tutt'altro che piena, visto che ci si può permettere perfino di lasciare vuota la parte bassa centrale per proseguire la protesta nei confronti della proprietà e anche così non si riesce comunque a riempire i restanti posti; qualcosa si era intuito dalla notizia che i botteghini sarebbero rimasti aperti per vendere i biglietti anche del settore ospiti nel giorno della partita (anche questo probabilmente è un inedito), ma francamente ci si aspettava qualche presenza in più e, invece, bisogna rassegnarsi al fatto che il Diavolo ormai ha davvero pochi seguaci anche nelle partite più attese. Gli irriducibili che ricordano i derby dei vecchi tempi, arrivano comunque presto ed entrano allo stadio appena aprono i cancelli, ma ormai si potrebbe davvero presentarsi a pochi minuti dall'inizio della partita, perdendosi, però, la vera atmosfera del derby. Purtroppo la musica "sparata" ad altissimo volume dagli altoparlanti nel prepartita non permette alle due curve di sfidarsi adeguatamente con cori e sfottò vari e anche questo toglie un po' di fascino al derby, ma quando vanno in scena le spettacolari coreografie, si può finalmente dire che lo spettacolo del derby sia cominciato e, come al solito, le due curve non hanno risparmiato idee e fatica per dare il meglio di loro stesse, ottenendo applausi e ammirazione; entrambe hanno puntato sulla poesia negli striscioni di accompagnamento e sulle immagini delle bellezze di Milano: il castello visconteo da parte della Nord, un panorama della città da parte della Sud, che poi ha pensato di far occupare i posti lasciati intenzionalmente vuoti a Herbert Kilpin, cioè a una sua gigantografia con l'immancabile hashtag #saveacmilan a completare il tutto. Sarebbe stato meglio vedere una curva piena e ribollente d'entusiasmo, ma in questa stagione balorda bisogna accettare anche questo...
Inzaghi rimescola un po' le carte: in difesa c'è Alex al posto di Paletta, a centrocampo Poli sostituisce Bonaventura che avanza nel tridente insieme a Suso, la vera novità della formazione e al "falso nueve" Menez; per il resto la formazione è quella ipotizzata alla vigilia, perchè in questo finale di stagione il tecnico ha trovato qualche punto fermo e una formazione base da cambiare il meno possibile. Purtroppo non è un Milan con gli occhi della tigre, visto che parte meglio l'Inter: Hernanes scalda le mani a Diego Lopez con un gran tiro dalla distanza, poi è la volta di Kovacic, che tira alto, sempre dalla distanza. Dopo un quarto d'ora di Inter, si vede finalmente il Milan con Suso che impegna Handanovic da lontano ed è sempre l'ex oggetto misterioso a mettere al centro, battendo un calcio di punizione, il cross sul quale si innesca la mischia in cui il Milan trova la via della rete con Alex, ma il suo tap-in vincente è vanificato dal fuorigioco sia suo che di De Jong sulla sponda. Il Milan continua a essere più propositivo fino alla fine del primo tempo, ma la sua superiorità non si concretizza in altre evidenti occasioni e, così, si va al riposo sullo 0-0 e con la sensazione che le partite divertenti siano davvero diverse.
Nella ripresa Inzaghi vorrebbe un Milan più alto e coraggioso e, invece, si vede solo l'Inter: Mexes salva su Palacio a Diego Lopez battuto; Antonelli devia con un braccio un tiro potenzialmente pericolosissimo di Hernanes e gli interisti chiedono il rigore (il braccio è largo, ma il tiro è ravvicinato e violento). Il Milan perde Alex per infortunio (al suo posto entra Paletta) e la difesa continua a sbandare, soprattutto quando una progressione di Palacio e un traversone di Hernanes la mandano in bambola, al punto che Mexes devia goffamente nella propria porta per la più classica e clamorosa delle autoreti; il francese si dispera, dagli altoparlanti parte la musichetta celebrativa del gol, ma improvvisamente Banti interrompe la festa nerazzurra e annulla il gol, anzi l'autogol per un precedente fallo di Palacio su Antonelli, sfuggito ai più ma netto ed evidente. Inzaghi prova ancora disperatamente ad alzare il baricentro della sua squadra, troppo schiacciata a ridosso della sua area, facendo entrare Destro al posto di Suso e poi anche Cerci al posto di Poli (con Bonaventura che torna sulla linea dei centrocampisti), ma anche, anzi soprattutto, il finale di partita è a forti tinte nerazzurre: Bonaventura salva sulla linea deviando un colpo di testa di Juan Jesus, che poi ci riprova con un velenoso diagonale sul quale Diego Lopez compie un'altra bella parata, ripetendosi poi sull'insidioso corner successivo di Shaqiri, destinato sotto la traeversa e respinto di pugno dal portiere rossonero che poi, sul prosieguo dell'azione devia d'istinto con il petto una conclusione ravvicinata di Palacio che sembra vincente. C'è poi un tiro alto di D'Ambrosio che chiude l'assedio nerazzurro, che in Curva Sud viene vissuto con il fiato sospeso e tanta tensione, ma non smettendo mai di incitare una squadra che sembra alle corde e intimorita e ha bisogno di sostegno. L'unico segnale di vita del Milan in tutta la ripresa è un tiro debole e innocuo di Destro, poi ci prova anche De Jong in pieno recupero con una spettacolare girata al volo che non impensierisce troppo Handanovic, ma in mezzo a queste due occasioni rossonere c'è una girata di Icardi che mette ancora i brividi e, quindi, alla fine lo 0-0 può essere accolto senza troppi rimpianti in casa rossonera, perchè le sofferenze sono state davvero tante. Il pareggio, in verità, serve poco a entrambe le squadre e questo derby non passerà certo alla storia come uno dei più spettacolari e combattuti; poteva essere un'occasione per dare un senso a questo finale di stagione e per regalare una soddisfazione a tifosi delusi e disillusi, invece è stata un'altra fonte di depressione e alla fine resta ben poco da ricordare, giusto quello splendido spettacolo regalato da tifoserie sicuramente migliori delle loro squadre, che di spettacolo ne hanno offerto davvero pochino in un derby deprimente.