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Ormai ci siamo...

di Davide Bin

E' finita con la Curva Sud che cantava "Vinceremo il tricolor!", perchè ormai è davvero difficile trattenere la gioia e l'entusiasmo, anche se la scaramanzia consiglierebbe di aspettare ancora un po' per festeggiare; manca solo un punto, un misero punticino da conquistare in tre giornate e che magari potrebbe essere anche superfluo, perchè servirebbe solo se l'Inter vincesse tutte e tre le ultime partite; in pratica è fatta e poco importa se Pazzini ha rinviato la festa e non si sa ancora quando potremo finalmente estrarre forbici, ago e filo per tagliare lo scudetto dalle maglie nerazzurre e cucirlo sulle nostre; la quinta vittoria consecutiva, "firmata" Flamini, consente al Milan di vedere il traguardo al termine di una lunga corsa e ciò moltiplica la voglia di completare l'opera al più presto possibile; può accadere sabato prossimo a Roma, potrebbe accadere persino domenica pomeriggio senza giocare in caso di sconfitta all'Olimpico, ma quasi certamente la grande festa andrà in scena sabato 14 maggio in occasione di Milan-Cagliari, sia che lo scudetto sia già matematico, sia nel caso in cui manchi ancora quel punticino per poter finalmente lasciarsi andare alla pazza gioia. Intanto c'è già stato un piccolo "antipasto" della grande festa, con i cori della Sud al termine di Milan-Bologna, i giocatori (infortunati e squalificati compresi) sotto la curva a saltare insieme ai tifosi, senza pensare a quel fastidioso dettaglio della matematica che non permette ancora di dire che è fatta. Un Milan rimaneggiato ha faticato anche contro il Bologna e ha sofferto fino all'ultimo per conquistare i tre punti, ma ancora una volta ha dimostrato di saper soffrire, di saper stringere i denti e, soprattutto, di avere mille risorse per poter vincere le partite; questa volta il "match-winner" è Mathieu Flamini, al secondo gol stagionale perchè lui non ha grande feeling con la porta avversaria ma ha segnato un gol prezioso come un diamante, che ha permesso di sbloccare in fretta la partita e di indirizzarla sui binari migliori per il Milan, che ha potuto giocare in scioltezza e ha fallito il raddoppio in qualche occasione con i soliti "sciagurati" ma generosi Cassano e Robinho; poi, nel finale, ai rossoneri è venuto il "braccino" per la tensione e il Bologna ha sfiorato il pareggio in un paio di occasioni ma alla fine i tre punti sono arrivati e ora lo striscione dell'arrivo è davvero molto, molto vicino.

Allegri conferma la formazione ipotizzata alla vigilia con una sola modifica: a centrocampo c'è Ambrosini e non Pirlo e questo, in fondo, era l'unico vero dubbio e il solo reale ballottaggio; per il resto tutto già deciso, perchè in attacco sono disponibili solo Cassano e Robinho, Boateng è confermato come trequartista così come Seedorf in mediana insieme a Flamini, mentre in difesa c'è il gradito rientro di Nesta. San Siro è pieno e ribollente d'entusiasmo; doveva essere il giorno della grande festa e il popolo rossonero era pronto, ma Pazzini ha fatto lo scherzetto e ora si può "solo" sostenere la squadra verso l'ennesima vittoria, fondamentale ma non ancora decisiva. Pubblico delle grandi occasioni, quindi, come è logico che sia, anche se viene da chiedersi perchè la maggior parte di questa gente si svegli solo quando c'è da far festa e per tutto il resto della stagione se ne resti a casa, visto che molte partite di questo campionato sono state giocate in uno stadio mezzo vuoto anche quando la squadra aveva già cominciato ad andare bene ed era in testa alla classifica. Comunque c'è gran voglia di incitare i giocatori fin dal riscaldamento e si capisce che l'atmosfera è particolare e speciale, anche se la possibilità di far definitivamente festa è sfumata e deve essere rinviata di qualche giorno. Da sottolineare il coro e lo striscione della Sud in onore di Allegri all'inizio della partita, a dimostrazione che il condottiero di questo Milan avviato alla conquista dello scudetto è entrato definitivamente nel cuore dei tifosi, dimostrandosi abile nel costruire un gruppo capace di superare tutte o quasi le difficoltà che si sono presentate nel corso di una stagione non facile.

Il Milan scatta dai blocchi come un centometrista, perchè non vuole commettere l'errore di snobbare una partita così importante e un avversario solo apparentemente remissivo perchè reduce da quattro sconfitte consecutive; bastano solo otto minuti scarsi per sbloccare la partita e il merito è di Flamini, che detta il passaggio a Robinho, si inserisce nel cuore della difesa avversaria, arriva davanti a Viviano, si fa respingere la prima conclusione ma poi ribadisce in rete da pochi passi; significativo che il gol forse decisivo per lo scudetto arrivi grazie al guerriero francese, che non segnava dalla trasferta di Bari, quella in cui nacque il Milan dei tre mediani che in poche settimane conquistò la vetta della classifica, a dimostrazione di ciò che si diceva prima, ovvero dell'ottimo lavoro di Allegri nel costruire una squadra vincente anche se diversa da quella ipotizzata in estate e che rischiava il clamoroso fallimento in quanto troppo sbilanciata e poco equilibrata. Il gol esalta ancor di più i tifosi rossoneri e spegne gli ardori già fin troppo annacquati di un Bologna che non ha grandi motivazioni nonostante stia rischiando di riprecipitare in zona retrocessione; Malesani aveva preparato una partita di contenimento e il suo Bologna continua a giocare come se si fosse sullo 0-0 senza reagire allo svantaggio. Al Milan tutto ciò va benissimo e i rossoneri gestiscono la partita senza troppi problemi, a ritmo blando e provando a raddoppiare in un paio di occasioni, ma in entrambe sia Cassano che Flamini centrano il portiere avversario invece di infilare il pallone in rete. Per il resto tante conferme e poche novità per un Milan che gioca sotto ritmo: Seedorf non è ispirato come nelle ultime occasioni e ciondola per il campo; Robinho è, come al solito, vivace e voglioso, ma proprio per questo arriva davanti alla porta annebbiato e confuso per le tante energie profuse per tutto il campo; un altro che corre e verticalizza molto ma a volte va fuori giri è Boateng, mentre è molto positivo il rientro di capitan Ambrosini, che dà ordine e concretezza al centrocampo; non è una novità nemmeno la solidità della difesa, con il solito ottimo Thiago Silva che ritrova il compagno di reparto con cui forma una delle coppie centrali più forti del mondo.

Nella prima parte delle ripresa il copione non cambia: il Milan mantiene il comando del gioco e prova a raddoppiare, il Bologna non si sbatte troppo per cercare il pareggio. Quando Boateng recupera l'ennesimo pallone e lo consegna a Cassano, che lancia in profondità Robinho, il raddoppio sembra cosa fatta, perchè il brasiliano corre da solo verso la porta di Viviano, ma, come al solito, cincischia troppo al momento della conclusione e consente il provvidenziale recupero di Britos; il popolo rossonero borbotta e si dispera, ma ormai ha imparato a capire che Binho è tanto generoso quanto sciagurato sottoporta, perchè se avesse concretizzato solo un terzo delle occasioni che ha avuto, sarebbe capocannoniere incontrastato con una cifra record di gol segnati. Improvvisamente la partita cambia e non certo in meglio per il Milan: i rossoneri rallentano e arretrano, il Bologna esce dal guscio quasi per inerzia e spaventa la squadra di Allegri, che si distrae in un paio di occasioni su palloni spioventi in area da calcio d'angolo e consente prima a Gimenez, poi a Britos di conludere a rete di testa da favorevolissima posizione al centro dell'area, ma fortunatamente entrambi non centrano i pali della porta di Abbiati, mentre lunghi brividi di paura percorrono le schiene degli 80000 di San Siro, che temono un'altra grande beffa dopo quella del giorno prima a Cesena da parte dell'Inter. Il Bologna ora ci crede, mentre il Milan è pigro e anche un po' stanco e non si capisce perchè Allegri non provi a rivitalizzarlo con qualche cambio: serve un leggero infortunio di Boateng a convincere il mister ad inserire Pirlo al suo posto, ma, poco dopo, ci pensa l'arbitro a frenare il Bologna, espellendo Della Rocca per una brutta entrata su Nesta, anche se il cartellino rosso sembra un po' eccessivo. Nel finale Allegri inserisce anche il giovane Beretta al posto di un Cassano ancora poco convincente; l'emozionato attaccante della Primavera cerca di mettersi in mostra, fa a sportellate con i difensori avversari e dimostra buone doti fisiche, discreta tecnica e molta generosità, anche se al momento di concludere a rete forse si fa prendere dall'emozione e s'inceppa, meritandosi comunque i cori e gli applausi della curva. Il Bologna ci crede ancora nonostante l'inferiorità numerica e bisogna soffrire fino alla fine prima di poter esplodere nel boato liberatorio per una vittoria che non vuole ancora dire scudetto ma pochissimo ci manca.

Nessuno riesce a trattenere l'entusiasmo, nonostante manchi ancora l'ufficialità dello scudetto: tifosi e giocatori fanno già festa insieme, in pratica sono le prove generali di ciò che succederà sullo stesso prato fa un paio di settimane, anche se lo scudetto dovesse arrivare già settimana prossima a Roma; ormai è questione di ore, di giorni, di un misero punticino da conquistare per poter poi scatenare tutta la gioia dopo un campionato difficile ma ben condotto dalla truppa di Allegri, che merita il trionfo che si sta per materializzare. L'accelerata decisiva di queste ultime giornate, con cinque vittorie consecutive, ha ormai messo al tappeto gli avversari e otto punti di vantaggio quando ce ne sono solo nove in palio sono rassicuranti, al di là di ogni scaramanzia. In ogni caso proviamo ancora ad avere pazienza e ad attendere, tanto avremo tempo per celebrare adeguatamente uno scudetto tanto atteso e che sta finalmente per tornare a fregiare le gloriose maglie rossonere, grazie ad una squadra che ha dimostrato di saper essere determinata, continua, forte, solida, con grandi individualità ma anche con notevole spirito di gruppo, tutte doti che fanno rima con vittoria!


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