Operazione riscatto
Settimana piena di avvenimenti quella che si sta per chiudere: al Milan è arrivata una giovane promessa del calcio europeo (Niang), è arrivato un altro attaccante (Bojan), è arrivato un mediano (De Jong) e, soprattutto, sono arrivati i nomi della avversarie in Champions League, ovvero Zenit San Pietroburgo, Anderlecht e Malaga a comporre un girone insidioso ma che onestamente non si può certo definire difficile. Come sempre le ultime ore di mercato hanno visto il Milan protagonista e la rosa a disposizione di Allegri è stata arricchita con buoni giocatori, ma mi sembra sinceramente esagerato dire, come ha fatto Galliani, che ora l'allenatore non ha più alibi e la squadra torna in corsa per lo scudetto, mentre fino a domenica scorsa l'obiettivo massimo era considerato un piazzamento fra i primi tre, ovvero la qualificazione alla prossima Champions League. Lo "spettacolo" offerto dalla squadra nella partita contro la Sampdoria, soprattutto nel primo tempo, è stato deprimente ed è davvero difficile pensare che quella squadra, seppur potenziata con i nuovi innesti, possa far paura alla Juventus e anche ad altre avversarie per le prime posizioni. In effetti, però, è stato un Milan troppo brutto per essere vero e, quindi attendiamo fiduciosi nuove prove per capire il reale valore della squadra; la prima occasione di riscatto sarebbe la partita di Bologna, prima trasferta stagionale e primo anticipo al sabato di una prevedibile lunga serie (a causa della Champions), ma è più onesto pensare che il vero Milan "riveduto e corretto" con i nuovi innesti lo potremo vedere dopo la sosta, visto che Allegri ha avuto pochissimo tempo per inserire i rinforzi: Niang è arrivato ad inizio settimana, Bojan a metà, De Jong addirittura poche ore fa e se è vero che tutti e tre sono stati inseriti nell'elenco dei convocati, è facilmente presumibile che non potranno dare già il meglio di se stessi (ammesso che vengano schierati, soprattutto dall'inizio), visto che conoscono pochissimo l'ambiente, il gioco, gli schemi della squadra e i compagni. A Bologna, inoltre, mancheranno Pato, Robinho e Abate, quindi sarà un Milan rimaneggiato oltre che poco affiatato e, quindi, non sarebbe giusto aspettarsi meraviglie, così come non sarà giusto emettere sentenze definitive, nel bene o nel male, dopo la sfida del Dall'Ara. Questo è ciò che succede quando una squadra che è al lavoro già dai primi di luglio viene completata solo nelle ultime ore di mercato, a fine agosto e a campionato già iniziato: bisogna dare all'allenatore il tempo per modificare schemi e gioco in base alle caratteristiche dei nuovi arrivati e bisogna aspettare che la squadra diventi tale, cioè un gruppo coeso e compatto e non solo buoni giocatori schierati insieme per la prima volta; è successo così anche nell'anno dello scudetto, quando il Milan, rinforzato nelle ultime ore di mercato con gli arrivi di Ibrahimovic e Robinho, perse clamorosamente a Cesena, ma poi piano piano migliorò rendimento, gioco e risultati tagliando per primo il traguardo del campionato.
Tornando alle parole di Galliani, però, è difficile credere che questa squadra in questo preciso momento possa davvero essere considerata una delle favorite per lo scudetto, come l'A.D. rossonero vuole far credere: il valore di chi è già in rosa lo conosciamo e l'abbiamo già valutato nella prima partita; sono arrivati un ragazzo ancora minorenne di ottime qualità ma al quale non si può certo chiedere di trasformare e trascinare una squadra, una buona seconda punta di scuola Barcellona ma che deve ancora fare il salto di qualità e un mediano roccioso, una via di mezzo fra Gattuso e Van Bommel, che fa della fisicità e dell'aggressività le sue doti migliori (basta non eccedere come gli è accaduto in passato); forse questo è l'acquisto più importante per dare consistenza ad un reparto di centrocampo che è sembrato in sofferenza e per poter dare la possibilità a Montolivo di tornare nel suo ruolo naturale e preferito di mezzala, visto che contro la Sampdoria ha ampiamente dimostrato di non saper interpretare al meglio quello di playmaker davanti alla difesa. Ora tocca ad Allegri assemblare nel più breve tempo possibile una squadra competitiva e che faccia dimenticare la brutta prestazione contro la Sampdoria; il mister ha fatto capire di voler provare ad imitare il gioco del Barcellona e in questo senso l'arrivo di un giocatore che già conosce movimenti e schemi dell'originale blaugrana può far comodo. La sgradevole sensazione (personale) è che, però, la società voglia mettere troppa pressione al tecnico: dopo averlo lasciato senza senatori e top-players e, quindi, dopo aver indebolito eccessivamante la squadra, è corsa ai ripari con i rinforzi dell'ultim'ora in "zona Galliani" (una sorta di zona Cesarini del calciomercato), ma da qui a considerare il Milan in corsa per lo scudetto ce ne passa, però ora un eventuale fallimento verrebbe imputato solo al tecnico e ciò fa venire il sospetto che dietro ci sia una precisa strategia di delegittimazione dell'allenatore, probabilmente costretto a vincere con una squadra meno competitiva rispetto ai suoi primi due anni di gestione, oppure costretto a cambiare aria, magari per lasciare spazio ad un allenatore ora "a riposo", che ha creato la squadra più forte del mondo partendo da basi simili a quelle attuali del Milan, che è stato avvistato recentemente a Como in cerca di una casa e che, non a caso, già a maggio sapeva che il "nemico" Ibrahimovic sarebbe stato ceduto dal Milan (devo anche fare il nome di tale allenatore?). Ripeto, è una sensazione personale e come tale prendetela, però mi sembra che sia in atto una precisa strategia con molti indizi che portano verso questa direzione.
Intanto c'è da affrontare il presente e una situazione difficile, anche e soprattutto a livello ambientale: ha ragione Allegri quando vede troppa diffidenza ed eccessivo pessimismo nei confronti della sua squadra: da quando sono stati ceduti Ibrahimovic e Thiago Silva, i giocatori della rosa del Milan sono stati bombardati da ondate di sfiducia e scetticismo da parte dei mass-media e, cosa ben più grave, anche degli stessi tifosi e lo dimostra ampiamente lo stadio semivuoto in occasione di Milan-Sampdoria e le tante critiche piovute da più parti prima e dopo questa partita. Il risultato è che i giocatori sono scesi in campo poco tranquilli e quasi spaventati, il pallone scottava fra i piedi e la logica conseguenza è stata una serie di errori agghiaccianti, impensabili per giocatori di serie A. Il tifoso dovrebbe essere l'arma in più, anche e soprattutto nei momenti difficili, non un elemento che aumenta le difficoltà della squadra; dovrebbe sostenere, non buttare giù il morale dei giocatori, dovrebbe aiutare, non penalizzare e questo non sta accadendo da parte di una tifoseria che in passato era ammirata e invidiata per il suo attaccamento alla squadra e alla maglia. Bisogna tifare per il Milan, non per Ibra o Thiago Silva o Cassano, perchè gli idoli di una stagione passano e magari chiedono addirittura di essere ceduti (Cassano), mentre la maglia resta ed è l'unica cosa che conta. Dare poca fiducia ai giocatori vuol dire andare contro ai propri interessi e provocare un danno alla squadra che si dovrebbe amare; per questo il riscatto deve partire dagli spalti prima ancora che dal campo, come ha fatto giustamente notare anche la Curva Sud che non ha fatto mancare il suo incitamento alla squadra prima, durante e anche dopo la partita contro la Sampdoria, quando il resto del pubblico aveva già perso la pazienza e fischiava la squadra sconfitta. Bologna è la prima di tante occasioni per ripartire di slancio, ma bisogna lottare tutti uniti, in magica simbiosi, per tornare in alto; non sarà facile e non sarò io a dire il contrario; la squadra è meno competitiva rispetto al recente passato e non saranno i proclami di Galliani a farmi cambiare idea, ma nel calcio non sempre vincono i migliori e a volte i miracoli succedono, soprattutto se ci si crede, il problema è che in questo momento ci credono davvero in pochi!