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Nemmeno un buon Milan si salva dal naufragio

di Davide Bin

Ancora una rimonta subita, ancora una sconfitta, ancora gol subiti di testa; questo Milan ha problemi cronici e non riesce a rialzare la testa anche quando gioca in modo decente e tiene il campo con personalità per almeno due terzi di gara; basta, però, una fiammata della Fiorentina nel finale a incenerirlo e questo la dice lunga sulla fragilità di una squadra che proprio non ce la fa ad andare oltre i propri (tanti) limiti. Qualcuno ora parlerà di prestazione positiva e ci può stare, ma di fatto il Milan è rimasto a lungo in partita perchè inizialmente la Fiorentina era stanca e distratta dagli impegni di coppa, nonchè in confusione per i tanti cambi effettuati nella formazione iniziale da Montella. Una volta rimesse le cose a posto nella ripresa, con un paio di cambi e una diversa motivazione, la Fiorentina ha cambiato marcia e per il Milan sono stati dolori, sia prima che dopo l'effimero vantaggio targato Destro e ciò conferma che appena si alza l'asticella della difficoltà, l'ostacolo diventa inevitabilmente insuperabile per gli uomini di Inzaghi, usciti sconfitti dal Franchi così come dall'Olimpico di Roma in occasione della sfida contro la Lazio o dallo Juventus Stadium. Se non altro il Milan ha mostrato qualche progresso, giocando con un po' più di personalità e coraggio, pressando alto, provando a sfruttare il vantaggio di essere più fresco fisicamente e più libero mentalmente, ma nemmeno questo è bastato e torna a Milano a mani vuote e con la consapevolezza che questa stagione è ormai irrimediabilmente compromessa e sarà difficile centrare anche il traguardo minimo, anche se la buona prestazione (nulla di trascendentale per chi ricorda i veri Milan vincenti del passato) fa ben sperare per un finale di stagione in crescendo rispetto a un inizio di 2015 davvero disastroso.

Inzaghi presenta al Franchi l'ennesimo Milan diverso: in difesa c'è il rientro di Abate sulla fascia destra (Ignazio è anche capitano) che con Antonelli va finalmente a comporre una coppia di terzini di ruolo dopo tante soluzioni di emergenza; la coppia centrale è formata da Paletta e Mexes, mentre a centrocampo Essien fa il vice De Jong, affiancato da Bonaventura e dal ripescato Van Ginkel; in attacco si rivede Destro, con Menez seconda punta e Honda alle loro spalle. Sotto il diluvio il Milan si schiera in campo con la divisa stile Brasile, che poco ha a che fare con i colori sociali e cerca quel risultato positivo, possibilmente una vittoria, che rappresenti la svolta tante volte cercata ma mai arrivata; dopo non essere riusciti a battere Empoli, Chievo e Verona nelle ultime partite, l'impegno del Franchi sembra davvero proibitivo, ma i rossoneri confidano nella stanchezza e nella distrazione di una Fiorentina impegnata su più fronti, reduce da duri impegni ravvicinati e attesa da altre partite difficili e decisive. In effetti le speranze sembrano diventare realtà, perchè una Fiorentina riveduta e corretta da Montella non è la solita squadra efficace e dal gioco spumeggiante e fatica a contenere un buon Milan. In verità la prima occasione è un tiro di Ilicic che finisce fuori di poco, ma poi c'è tanto Milan, che pressa, riconquista facilmente palloni, trova spazi invitanti e in ripartenza crea potenziali occasioni da gol: la migliore capita sui piedi di Honda che centra in pieno Neto, ma anche Menez e Destro hanno a disposizione un buon pallone da sfruttare ma il primo si fa recuperare da un difensore e non riesce a concludere verso la porta, mentre il secondo tira troppo debolmente per risultare pericoloso. In fin dei conti è la Fiorentina ad andare più vicina al gol del vantaggio, sfruttando gli eterni problemi dei rossoneri sui palloni alti spioventi in area, ma la traversa salva Diego Lopez e tutto il Milan sul colpo di testa di Basanta ed è per questo che alla fine del primo tempo un Milan più pimpante del solito deve comunque tirare un sospiro di sollievo.

Montella corregge la sua Fiorentina a inizio ripresa con un paio di cambi e la musica è subito diversa: il Milan comincia a soffrire, i nuovi entrati Badelj e Joaquin mettono a prova le doti di Diego Lopez, che non si fa sorprendere e salva il risultato in un paio di occasioni, poi, improvvisamente, nel momento migliore dei viola arriva il gol del Milan, un gol "alla Inzaghi" segnato da Destro con una deviazione d'istinto su un tiro scentrato di Bonaventura. La Fiorentina sembra colpita dall'improvviso e immeritato svantaggio e il Milan ne approfitta creando i presupposti anche per raddoppiare, ma non riuscendo mai a essere davvero incisivo quando si tratta di concretizzare invitanti ripartenze. Poi le energie cominciano a venir meno anche nelle gambe dei rossoneri, mentre sorprendentemente i viola, che dovrebbero essere più stanchi, crescono con il passare dei minuti, comprimono nella sua area un Milan che fatica a uscire e allontanare il pallone, mettono al centro tanti cross mai precisi, provano ad aggirare dai lati la difesa rossonera, puntellata anche dai generosi e provvidenziali rientri di Menez e Honda, che si ritrovano spesso a fare i terzini (e, infatti, lo stanco giapponese verrà poi sostituito con Cerci) e nel finale trovano la rimonta. Prima è Gonzalo Rodriguez a svettare indisturbato in area su Abate, deviando in rete un cross di Joaquin proveniente dalla destra, poi è lo stesso Joaquin a segnare il gol vittoria, sempre di testa, questa volta su cross di Pasqual dalla sinistra; in pratica è come dire: "contro il Milan mettete pure al centro cross a ripetizione che qualcosa sicuramente succederà", visto che si tratta del nono gol subito di testa in questa stagione. In mezzo ai due gol che siglano la rimonta viola, c'è la sostituzione di uno stanco Abate (al rientro dopo una lunga assenza e, quindi, senza i novanta minuti nelle gambe) con Bonera e anche la sostituzione...dell'arbitro, visto che Russo è costretto a cedere il suo posto a Valeri e la curiosità è che i giocatori non si accorgono di ciò che sta succedendo e continuano a giocare per una trentina di secondi senza arbitro come i bambini al parco. Dopo lo svantaggio Inzaghi tenta la carta della disperazione, mandando in campo Pazzini al posto di Essien, ma c'è davvero troppo poco tempo e ancor meno lucidità per riequilibrare il risultato e il triplice fischio di Valeri sancisce un'altra sconfitta dolorosa.

Il Milan si fa rimontare per l'ennesima volta e basti pensare che se i risultati fossero stati "congelati" nei tanti momenti in cui i rossoneri sono stati in vantaggio, la squadra di Inzaghi avrebbe ben 21 punti in più e sarebbe seconda in classifica. Ovviamente questi sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, perchè con i se e con i ma non si va da nessuna parte, ma si tratta di una statistica indicativa della fragilità di una squadra che non riesce quasi mai a portare a casa una vittoria quando passa in vantaggio e ciò dovrebbe far riflettere staff tecnico e dirigenza. Ormai la stagione è davvero compromessa e per parlare ancora di Europa ci vuole un ottimismo esagerato e smisurato, ma bisogna cominciare anche a pensare a un futuro più lontano e capire chi sia davvero da Milan in vista della prossima stagione e a questo serviranno le ultime partite, in cui i rossoneri devono confermare i progressi fatti vedere al Franchi e, se possibile, raccogliere finalmente qualche risultato. Nemmeno un buon Milan è riuscito ad evitare un altro naufragio nel diluvio di Firenze e anche questo è sconsolante e inquietante, perchè al Franchi abbiamo visto probabilmente il miglior Milan del 2015, ma non è bastato, anche perchè tutti i problemi della squadra sono stati comunque evidenziati da una Fiorentina alla quale è bastato soffiare un paio di volte sul fragile castello di carte rossonero per farlo crollare. Questo Milan di Inzaghi, che doveva essere quella della rabbia e del riscatto, è sempre più un povero Diavolo, vittima dei propri limiti e delle proprie insicurezze, che sta andando irrimediabilmente alla deriva, mentre il popolo rossonero è sempre più sconsolato e accetta con rassegnazione una situazione davvero inimmaginabile fino a qualche anno fa, quando il Milan vinceva e divertiva, mentre ora sa solo subire e fa soffrire. 


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