Milan, tre squilli nel silenzio
Nella serata in cui è andata in scena la contestazione congiunta di Curva Sud, rimasta vuota, e dei club rossoneri, che non hanno esposto gli striscioni, il Milan torna alla vittoria e Inzaghi salva la panchina, visto che un ulteriore tracollo avrebbe molto probabilmente decretato la fine della sua avventura nella squadra del suo cuore. A proposito di cuore, chi ha il Milan nel cuore ha deciso di farsi sentire con...il silenzio, per provare a scuotere società e proprietà dalla loro apatia e per chiedere chiarezza sul futuro della squadra e della stessa società e per questo si è giocato in un clima surreale, senza striscioni, senza bandiere, senza tifo, senza curva, senza tutto ciò che fa spettacolo nello spettacolo e contribuisce a rendere magico il clima in uno stadio di calcio. La squadra non ne ha risentito più di tanto, segnando tre gol, vincendo e giocando discretamente, anche se i brividi non sono mancati, gli errori nemmeno e alcuni giocatori hanno dimostrato di non essere nel pieno della loro forma, Honda su tutti. Inoltre non deve passare in secondo piano che, in fondo, il Milan ha battuto la terz'ultima in classifica e, più in generale, nel girone di ritorno ha vinto solo altre due volte contro ultima e penultima, quindi parliamo pure di salutare boccata di ossigeno e di brodino per il malato Milan, ma non esaltiamoci più di tanto e aspettiamo conferme in partite più ostiche per dire che la squadra è sulla strada giusta. I pochi presenti allo stadio hanno rispettato solo in parte l'invito al silenzio contestatorio: alcuni giocatori sono stati fischiati (Honda, Destro, Essien, lo stesso Menez prima del gol), altri hanno ricevuto applausi (Menez dopo le sue prodezze, il solito guerriero De Jong) e i bambini che hanno gremito il primo anello verde hanno provato in qualche occasione a sostituirsi agli ultrà assenti gridando Milan-Milan e ricevendo gli applausi del resto del pubblico. Uno stadio senza tifo, senza colori, senza folklore è davvero desolante e speriamo che almeno il messaggio che questa protesta civile conteneva sia arrivato a chi di dovere, perchè tutti vogliamo che il Milan torni grande e che non si limiti a battere a fatica solo le ultime tre della classifica.
Inzaghi schiera l'ennesima formazione diversa, anche se la difesa è la stessa di Firenze; le novità sono a centrocampo, dove manca Bonaventura ma si rivede De Jong, con Poli e Van Ginkel a completare il reparto; conferme anche in attacco, con Destro e Menez punte e Honda trequartista. Del clima allo stadio ho già detto: curva deserta con pochi spettatori compattati nelle zone laterali confinanti con i settori arancio e rosso e due striscioni di protesta esposti per tutta la partita (GAME OVER e INSERT COIN & #SAVEACMILAN, mentre al primo anello campeggia un sinistro THIS IS THE END; nel resto dello stadio le cose non vanno meglio: pochi spettatori, nessuno striscione e men che meno tifo e cori, che di solito partono solo dalla curva che questa volta rimarrà vuota e silenziosa. Difficile dire se è colpa di questo clima, ma sta di fatto che è il Cagliari a partire meglio nel primo quarto d'ora e a spaventare i rossoneri con Mpoku e, soprattutto, Sau; poi i rossoblu rallentano e il Milan può uscire dal guscio, avanzare e rendersi pericoloso. Ci pensa Menez a sbloccare il risultato con una magia delle sue: riceve palla da Poli e con un destro a giro dal vertice dell'area impallina Brkic. Il Milan prende coraggio e prova a chiudere la partita, consapevole delle tante rimonte subite nelle partite precedenti, ma pecca in precisione sotto porta e va al riposo con il minimo vantaggio, fra i timidi applausi dei pochi tifosi presenti.
La ripresa si apre come peggio non si potrebbe: Abate perde malamente un pallone sulla trequarti del Cagliari e innesca un contropiede che sorprende la difesa rossonera: Farias salta secco Mexes, mettendolo a terra con una finta e batte Diego Lopez, facendo sprofondare il popolo rossonero nell'incubo dell'ennesima rimonta subita. Probabilmente Inzaghi sente scricchiolare quella panchina dove, in verità, sta seduto davvero poco durante gli incontri, ma Mexes gli dà una mano, riscattandosi in soli tre minuti dalla brutta figura in occasione del gol subito gol subito: sale in area avversaria in occasione di un calcio d'angolo, riceve il lungo cross di Menez e con uno spettacolare tiro al volo che rimbalza per terra manda il pallone nell'angolino opposto, segnando un gol meraviglioso. Il francese non è nuovo a prodezze del genere ed è giusto sottolineare anche che finalmente funziona uno schema su palla inattiva. Subìto il gol, il Cagliari prova un'altra rimonta, colpisce una clamorosa traversa con Joao Pedro, ma lascia invitanti spazi per le ripartenze rossonere; Menez prova a dare qualche pallone giocabile al povero Destro, mentre Honda sbaglia tutto, calci d'angolo compresi ed esce sommerso dai fischi e sostituito da Cerci; i tifosi non sono teneri nemmeno con Destro quando viene sostituito da Pazzini, ma il fischio più gradito da tutto l'ambiente rossonero è quello di Tagliavento che concede un rigore inesistente, visto che il fallo di Piccitelli su Cerci lanciato verso la porta è nettamente fuori area. Menez non si fa pregare, accetta volentieri il regalo e trasforma il rigore, portandosi in vetta alla classifica cannonieri, dove raggiunge momentaneamente Tevez e Icardi a quota quindici. Partita virtualmente chiusa, ma con questo Milan non si sa mai e intanto i tifosi se la prendono anche con Essien che entra al posto dell'applauditissimo De Jong; il Cagliari continua a provarci con generosità, ma lascia autentiche praterie in cui i rossoneri si infilano volentieri, divorandosi, però, ben due gol facili facili: prima è Pazzini a sbagliare in modo clamoroso un tap-in da pochi passi centrando in pieno Brkic, poi tocca a Cerci farsi ipnotizzare dal portiere rossoblu. Poco male, visto che manca davvero poco e il vantaggio è rassicurante, ma in un'altra situazione di punteggio sarebbero stati errori davvero imperdonabili.
Tutto bene quel che finisce bene e fa piacere che la contestazione non abbia penalizzato la squadra, visto che non era rivolta contro giocatori e tecnico. Il Milan torna a vincere e sale a quota 38, ancora troppo poco per alimentare sogni europei, ma buon viatico per sperare in un positivo finale di campionato. I rossoneri hanno mostrato buone cose, hanno fatto qualche progresso, hanno confermato la buona prestazione di Firenze, ma si sono visti anche tanti errori, amnesie difensive che contro un altro avversario non sarebbero state perdonate e i soliti limiti in ogni reparto. La strada da percorrere sarebbe ancora lunga ma ormai non c'è più molto tempo a disposizione e ora il Milan è atteso anche da partite difficili e complicate; la speranza è di dare continuità alle vittorie e alle belle prestazioni e ora Inzaghi ha quindici giorni a disposizione (domenica prossima c'è la sosta) per far crescere ancora questa squadra e provare a migliorare ulteriormente. E' quello che ci auguriamo, per tornare finalmente nel nostro posto in curva a incitare e sostenere una squadra finalmente degna e in grado di onorare la maglia, in modo che questa surreale partita giocata in un silenzio davvero insolito e "assordante" rimanga un episodio isolato, anche se le vere risposte in questo caso non devono venire dal campo, ma dagli uffici di Casa Milan in Via Aldo Rossi, per rispondere alle tante domande di un popolo disorientato e sconcertato.