Milan indegno e umiliante
Alla fine l'unica vera consolazione è che il Milan questa partita l'abbia giocata con una divisa più inguardabile del suo gioco, così è sembrato un'altra squadra e, soprattutto, non ha disonorato la gloriosa maglia rossonera, indossata in passato da campioni ai quali i giocatori attuali non potrebbero fare nemmeno da lustrascarpe. Bastano un paio di note di cronaca a dimostrare il nulla assoluto che si è visto, anzi non si è visto al Friuli, stadio in costruzione con tanto di macerie in bella vista che sembravano niente in confronto a quelle della squadra rossonera: il Milan ha battuto il primo calcio d'angolo all'87° e ha concluso per la prima volta nello specchio della porta addirittura dopo, in occasione del gol di Pazzini all'89°; se questa è una squadra che, stando alle dichiarazioni della vigilia, credeva ancora alla qualificazione all'Europa League e voleva vincere a tutti i costi a Udine, tanto vale aspettarsi che ora tecnico e giocatori vengano a raccontarci anche che Babbo Natale esiste e che sta per sposarsi con la Befana, tanto per rimanere nel campo dell'incredibile e impossibile. Ancora una volta siamo stati costretti all'ennesima tortura stagionale, ovvero vedere una squadra senza gioco, senza idee, senz'anima, che schiera un centravanti ma non riesce mai a recapitargli un pallone giocabile, se non all'ultimo minuto, quando il povero Pazzini il suo l'ha fatto spedendo in rete l'unico cross decente spiovuto in area friulana; stendiamo poi un velo pietoso su una difesa, anzi fase difensiva, che in occasione del primo gol subìto ha visto ben nove giocatori schiacciarsi davanti a Diego Lopez, lasciando completamente libero Pinzi pochi passi più indietro e poi, in occasione del raddoppio friulano, ha permesso che sulla respinta di Diego Lopez sul tiro di Di Natale, Guilherme potesse rimettere al centro un pallone completamente indisturbato e che Badu potesse anticipare tutti e segnare in tap-in. Sono le immagini simbolo di una squadra senza spina dorsale, lenta, abulica, senza stimoli, timorosa e chi più ne ha più ne metta, perchè dopo mesi passati a cercare di capire e giustificare ogni tipo di nefandezza e a credere che finalmente arrivasse il momento di mantenere le tante promesse fatte da luglio a oggi, questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione di un'intera tifoseria, soprattutto di chi ha dato fiducia a tecnico e giocatori, sostenendo e incitando in ogni occasione una squadra che ha dimostrato di non meritarselo, perchè una prestazione così è indegna e umiliante.
Inzaghi ripropone Paletta accanto a Mexes in difesa, riporta Bonaventura sulla linea dei centrocampisti accanto a De Jong e Van Ginkel e dà una chance da titolare a Pazzini, completando il tridente con Menez e Suso, confermato dopo la buona prestazione nel derby. E' questo il Milan che ha il delicato compito di vincere a Udine per mantenere viva la fiammella della speranza di qualificazione in Europa League, battendo la squadra allenata dagli ex interisti Stramaccioni e Stankovic, che giocano un loro personalissimo derby dalla panchina. La sfida è l'emblema del calcio moderno: si gioca in uno stadio cantiere senza settore ospiti fra due squadre che indossano maglie inguardabili, ma se quella dell'Udinese ha almeno un fine benefico (la metà rossoblu è per onorare l'ASD Pallamano Rovereto Vallagarina), non si riesce ancora a capire (ed è la quarta volta che dobbiamo sopportarne la vista) perchè il Milan debba giocare con una inguardabile divisa gialloverde, simile a quella della nazionale brasiliana.
Si capisce subito che le dichiarazioni bellicose di tecnico e giocatori rossoneri non verranno trasformate in fatti e, soprattutto, risultati positivi: dopo quaranta secondi Di Natale impegna Diego Lopez in una difficile parata e da quel momento in poi il primo tempo è un monologo bianconerorossoblu, con poche vere occasioni da gol (un paio di colpi di testa fuori e un tiro dalla distanza di Guilherme), ma un costante dominio territoriale contro un Milan che fatica a ripartire, a superare la metà campo e, soprattutto, non tira mai in porta e nemmeno fuori, se si eccettua un tiraccio di Van Ginkel che abbatte un satellite di passaggio nello spazio sopra Udine. Non va meglio nella ripresa, anzi va decisamente peggio, perchè il Milan (con il redivivo Rami al posto dell'acciaccato Paletta) prova a essere un po' più propositivo (meno sarebbe davvero impossibile), ma becca due gol ed esce definitivamente da una partita in cui, in verità, non è mai entrato e a poco servono gli ingressi di Cerci e Destro al posto di Suso (questa volta evanescente) e Bonaventura (evidentemente stanco). La dinamica delle due reti subite l'ho già riassunta prima e non voglio girare il coltello nella ferita sanguinante nel petto dei tifosi rossoneri ormai sull'orlo di una crisi di sconforto, ma sta di fatto che nemmeno le due sberle danno la scossa a una squadra incapace di reagire e che semplicemente va alla deriva senza nemmeno preoccuparsene troppo. Il gol di Pazzini nel finale (di testa su cross di Cerci) serve solo a prolungare l'agonia e a illudere fino alla fine gli inguaribili ottimisti, ma con la media di un tiro in porta ogni 89 minuti bisognerebbe giocare almeno un terzo tempo, se non addirittura per tutta la notte, per poter davvero sperare in un pareggio che, infatti, come volevasi dimostrare, non arriva.
Vedere esultare Stankovic e Stramaccioni una settimana dopo lo scialbo derby appena visto è un'ulteriore coltellata per il popolo rossonero, ma ormai al peggio non c'è più fine e ora anche gli inguaribili ottimisti di cui sopra, che ancora speravano che Udine potesse essere una tappa importante per tenere vivo il discorso Europa League, si saranno rassegnati e si uniranno a chi sperava solo di vedere una squadra che lottasse fino all'ultimo per salvare l'onore e la dignità. Nulla di tutto ciò, zero assoluto e ora qualcuno ci deve davvero delle spiegazioni, a cominciare da chi aveva promesso da luglio che questa squadra avrebbe perso solo contro avversari evidentemente più forti e non contro chi avesse avuto più voglia dei giocatori del Milan; scusatemi se insisto spesso su questo aspetto con il rischio di diventare noioso, ma lo considero il tradimento peggiore perpetrato ai danni dei tifosi da Inzaghi, capace solo di mandare in campo troppo frequentemente una squadra intimorita, paurosa, senza determinazione e completamente priva di voglia di vincere e andare oltre i propri (tanti) limiti. Alla vigilia Stramaccioni aveva sottolineato che il Milan era qualitativamente superiore all'Udinese, quindi, secondo le promesse di inizio stagione di Inzaghi, questa era una partita da vincere senza problemi; risultato e prestazione, invece, sono sotto gli occhi di tutti e inchiodano i responsabili di tanto scempio. Certo le incertezze a livello societario non aiutano a mantenere concentrazione e motivazioni, ma dando ormai per scontato che a breve ci sarà un nuovo proprietario e una nuova dirigenza, le motivazioni dovrebbero nascere proprio dalla volontà di staff tecnico e giocatori di costruirsi un futuro nel nuovo Milan che nascerà e non è con prestazioni di questo tipo che si convince chi verrà a confermare chi fa certe figuracce. Ora restano sei partite da onorare al meglio pur senza obiettivi, per salvare faccia, onore e dignità, ammesso e non concesso che i fantasmi visti a Udine ce l'abbiano ancora...