Il Milan sprofonda
La Via Crucis del Milan continua e i rossoneri cadono per la terza volta in sole quattro partite di campionato; leggere ora la classifica di serie A fa male al cuore e rimanere ancora fiduciosi e ottimisti è esercizio davvero complicato, anche se la squadra vista a Udine ha mostrato qualche confortante segnale di progresso, soprattutto in avvio di entrambi i tempi, ma si è dovuta arrendere ai troppi errori commessi e alla solita mancanza di cattiveria e cinismo davanti alla porta. Serviva una svolta, serviva una reazione come era successo nella scorsa stagione proprio al Friuli e quando abbiamo visto il gol (splendido) di El Shaarawy pareggiare quello di Ranegie ci abbiamo creduto, confidando nelle legge dei corsi e ricorsi storici, visto che anche a febbraio il Milan era andato in svantaggio nel primo tempo e aveva rimontato nelle ripresa, vincendo la partita e lasciandosi alle spalle un momento delicato. Invece l'episodio del rigore ha cambiato il destino di una squadra che, trovatasi ancora sotto e in inferiorità numerica, si è arresa e ora è sempre più dentro il buio tunnel della crisi, dal quale è davvero difficile uscire se alle promesse non seguono i fatti. Certo se il Milan avesse sbloccato il risultato nel buon quarto d'ora iniziale, sfruttando una delle quattro o cinque nitide azioni da gol costruite, ora forse staremmo facendo discorsi molto diversi, ma siccome con i se e con i ma non si va da nessuna parte, non ci resta che "maledire" le parate di Brkic e la mira sballata degli attaccanti rossoneri e rassegnarci ad un'altra deludente sconfitta che relega il Milan nelle parti basse della classifica.
Allegri schiera un Milan riveduto e corretto: in difesa fa il suo esordio dal primo minuto in partite ufficiali Zapata che fa coppia con Mexes; a sinistra in difesa c'è Mesbah, che la società ha cercato di vendere a chiunque durante il mercato ma non c'è riuscita e ora il giocatore è addirittura titolare, a conferma che la confusione regna sovrana in Via Turati e a Milanello; completa la difesa Abate, mentre a centrocampo Ambrosini sostituisce De Jong e ai suoi lati ci sono Montolivo e Nocerino; tridente "mascherato" in attacco, visto che Emanuelson gioca leggermente alle spalle di Pazzini ed El Shaarawy. Anche l'Udinese è reduce da un periodo difficile e forse è per questo che al Friuli non c'è il pubblico delle grandi occasioni; il settore ospiti presenta molti vuoti e ciò, in fondo, è scontato, perchè i tifosi rossoneri non vanno nemmeno a San Siro, figuriamoci in trasferta e oltretutto ogni risultato negativo aumenta delusione e rassegnazione e fa diminuire le presenze di tifosi rossoneri negli stadi dove la squadra gioca.
L'avvio di partita è promettente: il Milan gioca bene, schiaccia l'Udinese nella propria metà campo, mantiene il possesso palla, fa finalmente girare il pallone con buona velocità e in modo efficace e costruisce occasioni per portarsi in vantaggio: Pazzini svirgola da buona posizione, Mexes si esibisce in una spettacolare rovesciata, El Shaarawy impegna Brkic da posizione defilata, persino Montolivo ci prova; viene da pensare: "finalmente ci siamo!" e il cuore si gonfia di speranza perchè si ha finalmente l'impressione che la reazione tante volte promessa da giocatori e allenatore sia finalmente arrivata, invece dopo un quarto d'ora il palloncino si sgonfia come se fosse stato bucato da un bambino dispettoso e il Milan torna lento, timoroso e inefficace come nelle altre esibizioni di questo allucinante avvio di stagione. L'Udinese alza il baricentro e respinge gli assalti sempre più flebili del Milan, che comincia a soffrire dietro, va in affanno e si ritrova sotto alla prima vera occasione dei friulani che poi è un colossale errore della difesa rossonera: sul cross di Di Natale, la sponda di Benatia manda un pallone abbastanza innocuo al centro dell'area, ma Abbiati esce male, si scontra con Mexes e per il "corazziere" Ranegie è uno scherzo da ragazzi appoggiare in rete di testa. Come sempre il Milan si fa male da solo e se anche i pochi senatori rimasti (Abbiati) commettono errori fantozziani invece di essere i trascinatori è davvero notte fonda. Il Milan accusa il colpo e fatica a reagire, non creando più grossi pericoli per la porta dell'Udinese; la squadra è improvvisamente ripiombata nell'abulia e nel caos tattico e per i bianconeri non è certo un'impresa andare al riposo in vantaggio.
Allegri non cambia formazione nell'intervallo, nonostante serva una scossa ad un Milan che non ha giocato certo male ma si è fermato troppo presto, proprio quando sembrava sulla strada giusta. La prima sostituzione arriva dopo pochi minuti: fuori capitan Ambrosini e dentro Boateng, lasciato inizialmente in panchina a meditare su un avvio negativo di stagione e mandato in campo confidando nelle sue doti di "spaccapartite", come successo poco meno di un anno fa a Lecce; altro Milan, altro Boateng, ma il ghanese almeno entra nell'azione del pareggio, realizzato da El Shaarawy con un magnifico tiro dalla distanza che va ad infilarsi all'angolino; una vera magia, un gol fantastico, davvero quello che ci vuole per dare una scossa alla squadra, dimostrando che le doti tecniche non mancano a questi giocatori e che se si cerca la giocata con fiducia nei propri mezzi, a volte può anche riuscire. Terzo gol in serie A per il Faraone e, curiosamente, tutti sono stati realizzati all'Udinese, con la quale evidentemente ha un conto aperto, ma ciò che più conta è che il Milan ha rimesso in equilibrio il risultato, si è sbloccato (non segnava da tantissimi minuti fra campionato e coppa) e lascia sperare che il momento difficile, nella singola partita e più in generale in questo inizio di stagione sia finalmente alle spalle. Questa partita di Udine, però, è fatta apposta per deludere in fretta ogni timida speranza e, infatti, un'altra amnesia difensiva provoca il disastro che decide il risultato; il campanello d'allarme era già risuonato quando Di Natale aveva potuto colpire indisturbato di testa in piena area, costringendo Abbiati ad una miracolosa parata sotto la traversa che ha riscattato l'errore sul gol del primo tempo, ma evidentemente nessuno nella difesa rossonera l'ha ascoltato ed un altro pallone filtrante in area trova distratta e sbadata la difesa rossonera e la frittata è fatta: Zapata, il migliore del Milan fino a quel momento con tante chiusure difensive efficaci e tempestive, "gambizza" Ranegie che sta concludendo a rete a botta sicura e Celi fischia il rigore prima che Di Natale appoggi il pallone in rete; Guidolin si arrabbia, ma in fondo l'arbitro ha fatto un piacere all'Udinese, perchè è vero che un rigore ancora da segnare è peggio di un gol già fatto, ma così l'arbitro deve anche espellere il difensore colombiano e il Milan, quando Di Natale spiazza Abbiati, si ritrova sotto di un gol e in inferiorità numerica. Per una squadra dall'autostima traballante è un episodio devastante e Allegri è costretto a togliere Emanuelson per inserire Acerbi e sistemare la retroguardia. Tutto sommato il Milan ha una buona reazione e ci mette cuore e determinazione; Allegri tenta il tutto per tutto e manda in campo Bojan al posto di un inguardabile Nocerino, ma la partita si chiude definitivamente quando il già ammonito Boateng (per un entrataccia da dietro che forse avrebbe già di per sè meritato il rosso) viene espulso per doppia ammonizione con eccessiva severità dal'arbitro Celi per un fallo vistoso ma veniale. Con due uomini in meno rimontare è praticamente impossibile, il Milan ci prova comunque e l'Udinese non infierisce, ma la sconfitta è ormai inevitabile per i rossoneri che escono a testa bassa mentre i friulani fanno festa per la prima vittoria in campionato che li rilancia dopo un avvio difficile. In casa Milan resta solo delusione e disperazione: niente reazione, niente svolta, niente di niente, solo una prestazione a tratti confortante, ma non basta giocare spezzoni di partita positivi per invertire questa tendenza terribile: ci vuole più continuità, ci vuole più cattiveria agonistica, ci vuole più convinzione davanti alla porta, insomma ci vogliono molte cose e bisogna trovarle in fretta, già mercoledì prossimo a San Siro contro il Cagliari, perchè forse è già fin troppo tardi per risollevare una squadra che sprofonda nel baratro e non dà l'impressione di poter risalire in fretta.