Il Milan saluta con la "manita" e va a Roma
Il Milan ha percorso tutta l'autostrada che lo doveva portare a Roma e ha finalmente raggiunto il casello per l'uscita verso lo stadio Olimpico; strada tutta in discesa, si era detto tempo fa, ma intanto bisognava percorrerla evitando ostacoli magari comodi sulla carta ma comunque insidiosi, le classiche bucce di banana sulle quali scivolare, cadere, uscire di strada e farsi molto male; invece il Milan è stato bravo a non farsi distrarre dall'apparente facilità del compito e ha raggiunto il primo obiettivo di questa stagione, una finale di Coppa Italia che mancava da tredici anni e che i rossoneri non avevano mai disputato da quando c'è la formula della partita unica all'Olimpico di Roma. L'ultima pratica da sbrigare per raggiungere Roma era la sorprendente Alessandria, squadra di Lega Pro capace di arrivare fino in semifinale e di resistere nella partita di andata, perdendo di misura e mantenendo teoricamente aperto il discorso qualificazione; ma quella sfida si è giocata a fine gennaio e nel frattempo i rapporti di forza si sono modificati: l'Alessandria è calata di rendimento, il Milan, soprattutto dopo il trionfo nel derby (proprio pochi giorni dopo la partita di andata contro l'Alessandria) è cresciuto molto fisicamente, nel gioco, nella fiducia e nell'autostima, ha trovato quella svolta tanto cercata e ora è una squadra consapevole della propria forza, delle proprie virtù e, perchè no, anche dei propri limiti e riesce a gestire molto meglio le partite contro qualunque avversario. La squadra di Mihajlovic non è più tremebonda, insicura, spaventata e timorosa, ma spavalda e sicura di sè e gioca "alla Mihajlovic", cioè con fame, cattiveria agonistica e concentrazione nell'arco di tutti i novanta minuti, limitando al minimo i pericolosi cali di tensione; la dimostrazione è arrivata anche nella partita contro l'Alessandria, visto che i rossoneri hanno lasciato sfogare gli orgogliosi e coraggiosi avversari nel primo quarto d'ora, magari rischiando qualcosa ma ben sapendo che poi, inevitabilmente, il divario tecnico sarebbe emerso e avrebbe indirizzato la partita sui binari giusti. Così è stato, visto che il Milan a metà del primo tempo ha segnato due gol in quattro minuti, ha virtualmente chiuso il discorso nel finale di tempo con il terzo gol e nella ripresa ha controllato agevolmente, rallentando il ritmo ma riuscendo comunque a segnare altre due volte. Cinque gol, punizione forse troppo severa per l'Alessandria ma ulteriore dimostrazione che il Milan è davvero trasformato rispetto a qualche settimana fa: all'andata la differenza di due categorie non si era nemmeno notata, ora si è vista in modo evidente e la partita è davvero sembrata un'amichevole infrasettimanale, visto il nome della sfidante e non un'importante semifinale di Coppa Italia quale invece era.
Mihajlovic non si fida dell'Alessandria e nemmeno del gol di vantaggio della partita di andata; il Milan è ormai a un passo dalla finale e rovinare tutto adesso sarebbe davvero imperdonabile, quindi turn-over limitato al minimo e molti titolari in campo per centrare l'obiettivo. In porta c'è il portiere "di coppa" Abbiati, l'unico reduce dell'ultima Coppa Italia vinta dai rossoneri; in difesa c'è De Sciglio al posto di Abate e rientra Romagnoli al posto di Alex, con Zapata e Romagnoli a completare il reparto; a centrocampo il solo Poli non è titolare anche in campionato e accanto a lui fanno gli straordinari Bonaventura, Kucka e Honda; il solo reparto rivoluzionato è l'attacco dove ci sono i redivivi Menez e Balotelli, visto che Niang è fuori causa per l'incidente di sabato notte e Bacca tira un po' il fiato. Appuntamento importante per il Milan, notte storica per l'Alessandria, che gioca a San Siro dopo tantissimi anni ed è seguita da moltissimi tifosi che gremiscono il secondo anello verde e realizzano anche una bella coreografia al momento dell'entrata in campo delle squadre; buona anche la presenza di tifosi rossoneri anche se, ovviamente, una semifinale di altro tipo avrebbe sicuramente richiamato più gente allo stadio, oltretutto in una serata assolutamente non fredda. In totale i presenti sono poco più di 28000 radunati in alcuni settori, mentre altri sono deserti (2° rosso, 1° verde e tutto il terzo anello) e per una sera sembra quasi di giocare in trasferta, perchè a livello di curve quella ospite è sicuramente più piena e rumorosa, visto che l'occasione di fare bella figura a San Siro non vale solo per la squadra ma anche per i tifosi dei "grigi".
Il Milan parte sornione e lascia sfogare gli avversari; dà l'impressione di aver sbagliato l'approccio alla partita quando Honda si divora un gol più facile da segnare che da sbagliare vanificando l'assist di Kucka; rischia qualcosa sull'incursione di Fischnaller bloccata da Abbiati in uscita e soffre il pressing avversario, dando l'impressione di essere in difficoltà, ma poi decide di fare sul serio, alza il baricentro, comincia a giocare e mette subito in chiaro quale sia la squadra più forte, evidenziando il divario tecnico. Il primo assaggio è un colpo di tacco di Honda per Menez che impegna Vannucchi con un forte tiro, poi arriva il gol con gli stessi protagonisti: Honda verticalizza, Menez scatta, stoppa di petto e fulmina Vannucchi. La paura è già dissolta, il Milan è in vantaggio, sempre più lanciato verso Roma e pensa bene di chiudere la pratica in quattro minuti con il raddoppio: calcio d'angolo battuto verso il centro dell'area, sponda di Kucka verso il secondo palo e tap-in vincente di Romagnoli, che segna il suo primo gol con la maglia rossonera. Partita in discesa, Alessandria che accusa il colpo e il Milan può gestire a suo piacimento; prima della fine del tempo arriva anche il terzo gol con una bella azione manovrata: Honda premia l'inserimento di Poli che mette al centro un traversone basso e teso che Menez deve solo appoggiare in rete; doppietta per l'attaccante francese 332 giorni dopo l'ultimo gol ufficiale e tutto ciò può far sorridere Mihajlovic, che con Niang fuori causa deve trovare una spalla per Bacca in campionato. Intanto sugli spalti ci si può rilassare e cominciare a far festa per una qualificazione ormai non più in discussione, ammesso che lo sia mai stata...
Nella ripresa il Milan rallenta il ritmo, controlla la partita e punta solo a non sprecare troppe energie; Mihajlovic dà spazio a Josè Mauri togliendo Kucka, autore di un'altra ottima prova, gran corridore e lottatore a centrocampo e ormai perno fondamentale della squadra e per questo motivo da proteggere e preservare da infortuni e da inutili fatiche. L'Alessandria prova orgogliosamente ad alzare il baricentro alla ricerca del gol della bandiera, sfiorandolo due volte con Fischnaller e una con il nuovo entrato Marconi ma la porta di Abbiati viene solo sfiorata e mai centrata. Mihajlovic nel frattempo concede un po' di riposo anche a Bonaventura (dentro Boateng) e poi la standing ovation a Menez, sostituendolo con Bacca nell'ultimo quarto d'ora. L'Alessandria ha la più ghiotta occasione della sua partita quando Celjak riesce a superare Abbiati ma trova la respinta sulla linea di De Sciglio a strozzare in gola a lui e a tutti i sostenitori dei grigi l'urlo del meritato gol dell'onore. Beffardamente poco dopo arriva il quarto gol del Milan, ancora sugli sviluppi di un calcio d'angolo: il tap-in vincente sul secondo palo è ancora di Romagnoli, il pallone sbatte sul palo ed entra prima di venir respinto, quindi gol indiscutibile. Il Milan è spietato, come vuole Mihajlovic, e pur non spingendo più sull'acceleratore non disdegna di insidiare la porta di Vannucchi anche nel finale: prima Bacca si divora un gol sbagliando il diagonale davanti alla porta, poi è la volta di Balotelli, imbeccato da Josè Mauri, che si presenta da solo davanti al portiere e lo batte con freddezza, raccogliendo in extremis i primi applausi dopo aver ricevuto anche qualche fischio per un'altra prestazione poco brillante. 5-0 e questa volta è davvero finita, anche perchè con intelligenza e sensibilità l'arbitro Guida non concede recupero e chiude una sfida che non ha più alcunchè da dire; squadre sotto le rispettive curve a ricevere gli applausi dei loro tifosi: il Milan si qualifica e va a Roma come da pronostico, ma i tifosi dell'Alessandria sono comunque contenti, perchè hanno vissuto un sogno e nemmeno il brusco risveglio toglie loro il sorriso e la voglia di rigraziare in ogni caso la loro squadra con un reciproco applauso.
Una manita per salutare e volare a Roma: la sesta vittoria consecutiva di questa Coppa Italia (anche se quella contro il Crotone è arrivata solo ai tempi supplementari), iniziata in anticipo rispetto al solito per i rossoneri, è anche la più larga e convincente e permette di raggiungere una finale che, come già detto, mancava da ben tredici anni, dall'anno "di grazia" 2003, quando i rossoneri festeggiarono con la Coppa Italia anche la Champions League vinta a Manchester contro la Juventus solo qualche giorno prima. A questo proposito è d'obbligo una riflessione che piacerà ai più scaramantici: in due occasioni il Milan ha iniziato una coppa dai preliminari in agosto (la Champions League sia nel 2003 che nel 2007) e ha poi raggiunto e vinto la finale, la prima delle quali contro la Juventus. Questa Coppa Italia, per colpa del decimo posto ottenuto nello scorso campionato, per il Milan è iniziata ad agosto con la partita contro il Perugia, praticamente un turno preliminare per una squadra abituata ad entrare in corsa solo a dicembre per gli ottavi di finale e ora i rossoneri sono arrivati alla finale, in cui affronteranno molto probabilmente proprio la Juventus; un proverbio dice che..."non c'è due senza tre", quindi è lecito sperare perchè i preliminari ad agosto spesso (anche se non sempre...) portano fortuna. La cosa più importante, però, è che il Milan, magari sfruttando un tabellone molto "generoso" ma comunque con merito, ha raggiunto la finale e ora può lottare per un trofeo e, come ha sottolineato Mihajlovic, magari anche per due, perchè se la finale si giocherà contro la Juventus ipoteticamente campione d'Italia, il Milan sarà sicuro di giocare anche la finale di Supercoppa all'inizio della prossima stagione. Ciò dimostra che piano piano il Milan sta tornando competitivo almeno in ambito nazionale, cosa impensabile qualche mese fa quando la squadra sembrava ancora smarrita e in crisi sia tecnica che mentale, con Mihajlovic a rischio esonero; competere per un trofeo sembrava utopia, invece ora è realtà e questo aiuta a riavvicinare una squadra che ora lotta con il cuore ai suoi tifosi che non chiedono la luna ma solo il massimo impegno in ogni occasione e ora lo stanno ottenendo, insieme a risultati sempre più soddisfacenti.