Il giorno dei saluti, con rabbia
La stagione era iniziata in un caldo pomeriggio di luglio con un chiaro invito della Curva Sud, presente a Casa Milan per dare il saluto iniziale al nuovo Milan di Pippo Inzaghi: UN ANNO DI RABBIA, TORNARE GRANDI, TORNARE IL MILAN. Quasi un anno dopo, a stagione ormai agli sgoccioli, possiamo tranquillamente dire che nulla è andato come si voleva, che di rabbia in campo se n'è vista davvero poca, nonostante i tanti proclami di tecnico e giocatori e che l'unica rabbia rimane quella del popolo rossonero, tradito dalla sua squadra per la seconda stagione consecutiva. In quanto a tornare grandi e tornare il Milan vincente di qualche tempo fa...fallimento completo su tutta la linea: niente Champions, niente Europa League, addirittura lo smacco di dover iniziare la prossima Coppa Italia ad agosto insieme alle squadre di Serie B e Lega Pro, una classifica da brividi, nemmeno la soddisfazione di vincere un derby contro un'Inter altrettanto dimessa e solo qualche sporadica vittoria contro Lazio, Napoli e Roma, quasi a dire "Potrei ma non voglio". Bilancio tristissimo quello con cui il Milan e Pippo Inzaghi si presentano davanti ai propri tifosi per quella che di solito è un'occasione per i saluti e gli arrivederci, fra cori e applausi e, invece, sarà il momento per l'ennesima contestazione e per gli addii, perchè l'avventura di molti giocatori e dello stesso tecnico al Milan sembra davvero giunta alla fine. Ci sarà tempo e modo a bocce ferme e a stagione davvero conclusa per stabilire colpe e colpevoli, anche se molto è già stato detto in questi ultimi mesi e nessuno può dirsi davvero esente da responsabilità. Pippo Inzaghi resta molto amato dai tifosi, come dimostra il coro in suo onore quando ha lasciato il campo espulso nel finale di Milan-Roma, ma è chiaro che ha la sua robusta dose di colpe, a cominciare da quella famosa frase detta a inizio stagione in cui aveva promesso che la sua squadra avrebbe perso solo contro avversari evidentemente più forti sul piano tecnico e non con chi avesse semplicemente avuto più voglia di vincere, perchè il suo Milan avrebbe avuto sempre straordinaria voglia e motivazione. Le cose sono andate in ben altro modo: il Milan non solo è sembrato spesso e volentieri senza gioco, ma ha difettato in carattere, motivazione e anima, mostrandosi molte volte impaurito, spaesato e timido, tutto l'opposto di ciò che era stato promesso e siccome si dice spesso che una squadra è l'immagine del suo allenatore, evidentemente Pippo ci ha messo del suo, non riuscendo a trasmettere ai suoi giocatori quella scarica di adrenalina che aveva lui quando scendeva in campo. Tutto ciò ha portato a risultati davvero modesti, con poche vittorie e tante delusioni anche contro squadre dal tasso tecnico inferiore a quello del Milan, a confermare l'illusorietà della frase sulla voglia di vincere e per questo si può dire che l'unica rabbia vista a San Siro è quella dei tifosi, delusi, disillusi e, appunto, rabbiosi. Da qualche settimana va in scena la contestazione della Curva Sud contro proprietà, società e giocatori (a quanto pare si salva il solo Inzaghi...), forse anch'essa tardiva, in quanto iniziata a stagione ormai definitivamente compromessa e non quando era già evidente che questa squadra era inadeguata e poco competitiva, anche e soprattutto perchè costruita male da chi ha operato sul mercato; da molto tempo si sentono più fischi che applausi in un San Siro sempre più deserto ed è per questo che l'ultima partita, quella che di solito è l'occasione dei saluti e degli arrivederci, verrà giocata in un clima davvero diverso e particolare, cioè triste e deprimente.
Inutile addentrarci in discorsi sulla formazione, sugli schemi, sugli avversari: per il Milan questa sfida ha davvero nulla da dire, per il Torino poco, visto che è ancora accesa una flebile fiammella di speranza per l'Europa League. Restano i rimorsi e i rimpianti, perchè la classifica del campionato dimostra che sarebbe bastato davvero poco per centrare almeno l'obiettivo dell'Europa "di riserva" e le illusorie vittorie contro Lazio, Napoli e Roma, provano che il Milan avrebbe avuto la possibilità (e il dovere) di duellare ad armi pari con tutte le squadre di questa Serie A, esclusa per ovvi motivi l'inarrivabile Juventus di Allegri, che probabilmente starà sorridendo ricordando quando è stato tacciato (e cacciato) come unico colpevole dei mali del Milan che, invece, senza di lui ha continuato ad andare male, forse anche peggio, mentre il tecnico livornese, finalmente tornato ad allenare una squadra degna di questo nome, ha addirittura fatto meglio del suo predecessore Conte, centrando oltre allo scudetto, la Coppa Italia e la finale di Champions League. Inutile parlare anche di futuro, perchè tutto appare ancora nebuloso: dopo i tanti discorsi sulla cessione delle quote di maggioranza a cordate asiatiche, ora stiamo assistendo a un anomalo (e sospetto) attivismo del presidente Berlusconi, che ha dichiarato di poter anche tenere la società, vuole una squadra con tanti italiani giovani e sta tentando di riportare a Milano Carlo Ancelotti. Parlo di attivismo sospetto solo perchè siamo in piena campagna elettorale e sappiamo bene quanto spesso in questi vent'anni abbondanti il Milan sia stato usato anche per fini elettorali dal suo presidente; spero vivamente di sbagliarmi, ma non vorrei che una volta passata la scadenza elettorale e presi (o meno) i voti, questa improvvisa voglia di Milan lasci nuovamente spazio all'immobilismo e all'assenza o, addirittura, si torni a parlare di cessione o si annuncino decisioni già prese e sottoscritte, ma non divulgate proprio per motivi elettorali. Sarebbe l'ennesimo tradimento nei confronti dei tifosi e, soprattutto, un altro danno per la squadra, visto che le grandi manovre di mercato delle altre società sono già partite e un Milan che ha bisogno di essere rifondato quasi completamente avrebbe bisogno di essere attivo con molte certezze e tanta concretezza, mentre per ora abbondano solo le incognite a molti livelli, societario, di panchina e di organico. In questo scenario, di Milan-Torino interessa davvero poco a tutti e c'è solo voglia di mettersi alle spalle una stagione negativa; Inzaghi prova a sentirsi ancora allenatore del Milan anche per il futuro, promette per l'ennesima volta, dicendo che la sua squadra onorerà le ultime due partite (difficile credergli vista anche la prestazione di Reggio Emilia, ennesima tappa dolorosa di un'autentica Via Crucis rossonera) e spiega perchè non è opportuno lanciare i giovani in questa situazione, rispondendo implicitamente alle accuse del presidente Berlusconi e motivando le divergenze di opinioni sull'argomento, visto che ritiene che ci sia il rischio di "bruciare" giovani promettenti inserendoli in una squadra che fatica e non ottiene risultati e su questo si può anche essere d'accordo; forse era meglio lanciarli un po' prima, ma ancora meglio sarebbe stato puntare davvero sui giovani e non, ad esempio, vendere un certo Cristante per tenere lo stagionato e pressochè inutile Essien e questa non è certo una colpa di Inzaghi... Intanto, in attesa della resa dei conti al termine di un'altra stagione pressochè fallimentare, viviamo quest'ultima serata a San Siro, piena di tristezza, rassegnazione e rabbia, quella rabbia che si voleva vedere in campo per un'intero campionato ma che è rimasta prerogativa dei tifosi rossoneri, delusi da un Milan che non riesce più a dar loro delle soddisfazioni.