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E' ancora "fatal Sassuolo"

di Davide Bin

Reggio Emilia si conferma città stregata per il Milan: capolinea dell'avventura di Allegri sulla panchina del Milan due stagioni fa, una delle ultime dolorose tappe del calvario di Inzaghi nella scorsa stagione, probabilissima pietra tombale sui ritrovati sogni Champions del Milan in questa stagione; il risveglio dopo nove risultati utili consecutivi è brusco e, sempre nel segno del nove, i nove punti di distacco dalla Roma sono una sentenza definitiva, che condanna per la terza volta di fila i rossoneri a rimanere fuori dall'Europa che conta. La squadra di Mihajlovic ha bruscamente interrotto il suo processo di crescita e ha invertito la tendenza positiva compiendo un notevole passo indietro rispetto alle ultime confortanti prestazioni, mostrando nuovamente limiti tecnici e caratteriali che si sperava fossero stati eliminati e fossero solo un brutto ricordo del passato: attacco spuntato, difesa traballante, centrocampo con poche idee, incapacità di reagire al primo contrattempo dopo un buon avvio, mancanza di personalità, assenza di un leader che prenda per mano la squadra nei momenti di difficoltà. Come se non bastassero i tanti problemi già evidenziati, il Milan ha offerto ancora una volta una prestazione a due volti: decisamente buona per ventisette minuti, quelli iniziali, nei quali ha costruito ma non sfruttato tante occasioni per sbloccare il risultato; pessima per il resto dell'incontro quando è stato quasi completamente incapace di reagire allo svantaggio e non ha praticamente mai tirato in porta per tutta la ripresa, neanche quando si è ritrovato in superiorità numerica, legittimando una sconfitta che brucia perchè di fatto azzera le speranze di raggiungere il terzo gradino del podio del campionato. Lo spartiacque della partita è stato il gol di Duncan che ha messo al tappeto i rossoneri, improvvisamente impotenti e passivi davanti a un Sassuolo scatenato che da quel momento in poi ha dominato, sfiorando più volte e poi realizzando il meritato raddoppio che ha sancito una vittoria che lo porta a soli tre punti da un Milan che ora, più che sognare ambiziosi e irraggiungibili traguardi, deve saggiamente ricominciare a guardarsi alle spalle e difendere un sesto posto modesto ma prezioso, in quanto può comunque garantire l'accesso all'Europa "di riserva", l'unica davvero alla portata di un Diavolo ancora in tono minore.

Mihajlovic, forte della sua personale tradizione positiva al Mapei Stadium e nei confronti di Di Francesco, sa che la sfida contro il Sassuolo è cruciale per stabilire quale sia il reale obiettivo per il Milan in questo finale di stagione; purtroppo non può schierare la migliore squadra possibile, perchè Abate è squalificato (al suo posto De Sciglio alla centesima partita in rossonero e capitano per l'occasione), Montolivo è infortunato (al suo posto Bertolacci) e, soprattutto, c'è il problema di sostituire Niang senza avere per il momento un attaccante in piena forma da schierare al suo posto; la scelta ricade su Balotelli, mentre tutti pensavano a Menez, dopo la confortante doppietta contro l'Alessandria, ma è chiaro che ci sarà staffetta fra i due; per il resto l'unica vera scelta tecnica di Mihajlovic è la conferma di Zapata al fianco di Alex, con Romagnoli dirottato in panchina. Buona presenza di pubblico al Mapei Stadium e settore ospiti praticamente gremito; i tifosi rossoneri stanno ritrovando entusiasmo e in questo senso è stata molto importante la qualificazione alla finale di Coppa Italia, oltre alla striscia di risultati utili consecutivi in campionato; la Curva Sud si fa sentire, garantendo sostegno e incitamento per tutto l'incontro e proseguendo nella sua contestazione nei confronti di Galliani, ma questo ormai non fa quasi più notizia...

Partita divertente e scopiettante fin dall'avvio, con gran ritmo, velocità, ribaltamenti di fronte e, soprattutto, un buon Milan che costruisce molte occasioni da gol e sembra lanciato verso una facile vittoria, visto che non fatica a rendersi pericoloso. Ci prova due volte Honda ma Consigli gli sbarra la strada, poi è la volta in rapida successione di Bacca, Antonelli e Kucka, ma nessuna di queste occasioni viene sfruttata adeguatamente. Poco male, viene da pensare, perchè sembra la classica partita in cui il gol è maturo e prima o poi arriverà, ma il calcio è un gioco strano e perfido in cui un episodio cambia radicalmente tutto come una sorta di "sliding door" che si apre davanti al Sassuolo e si chiude in faccia al Milan: capita quando uno schema da calcio d'angolo del Sassuolo viene sfruttato alla perfezione e sorprende la difesa rossonera nonostante fosse ben risaputo e fosse stato studiato da Mihajlovic con le dovute contromosse che, però, non scattano con tempismo; il pallone basso e diretto fuori area viene scagliato in porta da Duncan con un tiro di terrificante potenza, ma ad impedirgli il tiro avrebbe dovuto esserci Bacca che, invece, è troppo arretrato e schiacciato in area e non riesce a chiudere tempestivamente sull'avversario come gli aveva chiesto Mihajlovic, sicuramente infuriato per questo errore a tutti gli effetti decisivo. Il Milan sembra un pugile colpito con un pugno da K.O. e sparisce dal campo, subendo senza reagire il dominio del Sassuolo che, galvanizzato dalla rete, continua ad attaccare e a pressare un avversario in evidente difficoltà. Sale sugli scudi Donnarumma che a cavallo fra la fine del primo tempo e l'inizio della ripresa in ben due occasioni tiene in partita il Milan salvando su altrettante conclusioni di Berardi, autentica bestia nera dei rossoneri che questa volta rimane all'asciutto. Mihajlovic prova a dare la scossa alla sua squadra togliendo (con colpevole ritardo, la mossa andava fatta già nell'intervallo) il solito inutile e indisponente Balotelli, che ha sprecato l'ennesima occasione concessagli con una prestazione senza acuti (basti pensare che non ha mai toccato un pallone nell'area avversaria e questo è davvero incredibile per chi di professione fa l'attaccante); al suo posto Menez che, però, è in evidente ritardo di condizione e siccome la difesa del Sassuolo non è quella dell'Alessandria, trovare spazio per provare a rendersi utile e pericoloso non è facile. Un problema all'inguine di Zapata costringe Mihajlovic a sostituirlo con Romagnoli e mentre la difesa rossonera tenta di riassestarsi arriva il raddoppio del Sassuolo, segnato da Sansone al termine di un'azione che fa girare la testa alla retroguardia milanista ma che è viziata in partenza da un fallo di Biondini su Bertolacci; protesta legittima, ma perchè fermarsi e assistere immobili come statuine al prosieguo dell'azione? Mihajlovic si infuria un'altra volta con i suoi ma anche con l'arbitro e i suoi collaboratori e viene allontanato dalla panchina. L'ultima mossa è l'ingresso di Boateng al posto di Honda e l'occasione per provare a riaprire la partita sarebbe l'espulsione di Defrel che lascia il Sassuolo in inferiorità numerica, ma per rimontare bisogna segnare e per segnare bisogna tirare in porta, cosa che dal 27° del primo tempo il Milan si è dimenticato di fare, quindi serve a poco prendersela con l'arbitro e invocare l'annullamento del secondo gol, perchè già una rete sarebbe bastata e avanzata al Sassuolo per battere un Milan inoffensivo per gran parte dell'incontro.

Senza gol e senza punti esattamente due mesi dopo: il Milan era rimasto a secco di reti e aveva perso l'ultima volta in campionato contro il Bologna il 6 gennaio e poi aveva inanellato una serie positiva che lo aveva tenuto agganciato al treno europeo, sempre come ultimo vagone ma addirittura con ritrovate speranze di poter tornare in corsa anche per un posto in Champions League. Oltretutto il Milan dei primi minuti aveva fatto sperare che il periodo positivo potesse continuare: pressing alto, ripartenze veloci, occasioni in serie e perfino un Balotelli che correva e recuperava palloni; poi, all'improvviso, il black-out che ha mandato in tilt un'intera squadra e in frantumi i sogni dei tifosi rossoneri e ora bisogna ancora una volta ricostruire il morale e ripartire da zero, con una squadra che è sembrata nuovamente smarrita e vittima di ansie e paure riaffiorate all'improvviso dopo il gol di Duncan. Al Mapei Stadium si sono salvati in pochi e le tante prestazioni individuali negative confermano il brusco e preoccupante passo indietro nel momento decisivo del campionato in cui bisognava provare ad accelerare ulteriormente e, invece, è arrivata una brusca frenata che evidenzia tutti i limiti tecnici e caratteriali di una squadra irriconoscibile rispetto alle ultime partite e che deve riporre nel cassetto i sogni di gloria.   

 


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