Continuità, dote sconosciuta in casa Milan
Evidentemente Mihajlovic deve essersi dimenticato di tappare la bottiglia di spumante al ritorno da Palermo e, così, il bel Milan frizzante visto contro l'Inter e al Barbera è improvvisamente svampito, tornando la squadra incapace di giocare novanta minuti allo stesso livello e di dare continuità a prestazioni e risultati. Niente terza vittoria consecutiva, proprio nel momento in cui il calendario offriva l'opportunità di tentare un filotto di successi ed è bastato elogiare una difesa finalmente capace di restare imbattuta per due partite per vederla ripiombare vittima di amnesie ed errori, come dimostra l'azione del gol subìto contro l'Udinese, in cui i bianconeri hanno avuto la possibilità di giocare al tiro al bersaglio contro il povero Donnarumma, autore di due miracoli ma non del terzo su Armero. Ancora una volta il Milan ha regalato un tempo all'avversario, sbagliando l'approccio alla partita e faticando a produrre gioco e occasioni nei primi quarantacinque minuti; l'assenza di Bonaventura, l'unico giocatore in rosa con certe caratteristiche, spiega molto ma non tutto e, infatti, nella ripresa si è visto comunque un altro Milan, che ha rischiato di subire il raddoppio ma poi ha pareggiato e sfiorato più volte la vittoria, trasformando i timidi fischi piovuti dagli spalti all'intervallo in applausi al termine dell'incontro, perchè i tifosi hanno gradito l'impegno, la generosità e il cuore, pur indispettiti e delusi per quest'ennesima frenata in una giornata che poteva e doveva essere positiva, dopo i pareggi di Fiorentina e Inter che avevano concesso la possibilità di accorciare ulterioremente la classifica.
Mihajlovic avrebbe voluto schierare lo stesso Milan trionfatore nel derby, ma l'infortunio di Bonaventura gli ha precluso questa possibilità: sulla fascia solitamente di competenza di Jack si sposta Kucka, mentre al centro della mediana torna titolare Bertolacci; per il resto tutto immutato, nella speranza di rivedere la stessa squadra capace di asfaltare l'Inter e di vincere in scioltezza a Palermo. Purtroppo la prima diversità rispetto alla magica notte di una settimana fa è l'atmosfera allo stadio: evidentemente nemmeno l'esaltante successo nel derby ha riavvicinato il popolo rossonero alla squadra, convinto a rimanere al calduccio sul divano anche da una giornata fredda e piovosa che non invoglia certo a passare un paio d'ore a San Siro; i fedelissimi ci sono sempre e le cifre parlano di circa 27000 presenti, ma ormai abbiamo imparato che c'è una discreta quantità di tifosi "fantasma" che hanno sottoscritto l'abbonamento ma spesso e volentieri "bigiano" e, quindi, il dato dei presenti è sicuramente inferiore e basterebbe contare gli accessi ai tornelli per saperlo, ma evidentemente la società preferisce illudersi e illudere che sugli spalti ci sia più gente di quella effettivamente presente, ricordando con nostalgia i tempi in cui ogni partita si giocava in uno stadio pieno.
Il Milan prova a partire forte sull'onda dell'entusiasmo per i due successi consecutivi in pochi giorni con tanto di cinque gol segnati e nessuno subìto, ma l'illusione dura giusto cinque minuti in cui, peraltro, non succede alcunchè di pericoloso. L'Udinese non è il Palermo arrendevole di mercoledì, ma squadra più concentrata, concreta e compatta; il Milan non è lo stesso del derby, perchè non ha la feroce determinazione e la voglia di vincere lottando su ogni pallone viste una settimana fa e la logica conseguenza di tutto ciò è un primo tempo scialbo in cui i rossoneri creano pochissimo, giusto un paio di palloni vaganti in area che nessuno raccoglie (nemmeno il solitamente rapace Bacca) e un tiro dalla distanza di Montolivo; per il resto tanta fatica a produrre gioco e occasioni e grandi sofferenze quando l'Udinese prova a proporsi in avanti, perchè la difesa non è certo impenetrabile come nelle ultime uscite. Il gol dell'Udinese è l'emblema dell'atteggiamento troppo morbido del Milan, perchè non si può consentire agli avversari di concludere tre volte di fila a pochi passi dal proprio portiere: Donnarumma è fin troppo bravo a non capitolare sul tiro ravvicinato di Therau e sul colpo di testa di Kuzmanovic, ma nulla può sul tap-in di Armero ex non troppo rimpianto (solo otto presenze senza brillare con la maglia rossonera) ma implacabile nel far valere la spietata legge del gol dell'ex. La reazione del Milan è blanda e si riassume nel gol giustamente annullato a Bacca per fuorigioco netto e andare al riposo sotto di un gol non è certo il modo migliore per dare entusiasmo allo (scarso) pubblico; il bonus di euforia conquistato con la vittoria nel derby sembra già esaurito dopo quarantacinque minuti di stenti, anche se il sostegno della curva (ancora spoglia di striscioni e bandiere) non è venuto meno.
Dagli spogliatoi torna in campo un Milan diverso nella formazione (Balotelli al posto di Kucka con Niang arretrato e allargato sulla sinistra) e nello spirito e la svolta della partita arriva subito: dopo un sinistro a giro fuori proprio del nuovo entrato, in pochi secondi si passa dal rischio di compromettere definitivamente il risultato alla speranza di poter rimontare e vincere, visto che prima Lodi spara addosso a Donnarumma il pallone che avrebbe potuto consentire all'Udinese di portarsi sul 2-0 (anche se è più bello pensare che Gigio abbia compiuto l'ennesimo miracolo) e sul ribaltamento di fronte i rossoneri costruiscono una bella azione in velocità, rifinita da Bacca con un geniale assist e conclusa in rete da Niang. Gol sbagliato, gol subìto, recita un'altra legge non scritta di questo gioco bizzarro e spietato chiamato calcio e, così, dopo il grande spavento si può esultare per il gol del pareggio che cambia l'inerzia della partita: l'Udinese si spaventa e arretra, il Milan si esalta e ritrova coraggio e determinazione, trasformando il secondo tempo in un assalto alla ricerca della vittoria. La squadra trascina il pubblico con i suoi attacchi, la curva trascina la squadra alzando il livello sonoro del suo incitamento e tutti insieme si prova a vincere anche questa sfida, ma Bacca oggi è più ispirato come rifinitore che come centravanti e si divora un gol di testa in area piccola, mandando il pallone fra le braccia di Karnezis e poi replica non inquadrando la porta, sempre di testa. Balotelli è svogliato e abulico e non incide nemmeno su calcio piazzato come potrebbe e dovrebbe e anche l'ingresso di Boateng al posto dello stanco e acciaccato Niang non sortisce grandi effetti. I sogni di completare la rimonta e vincere si infrangono poi sulla traversa, colpita da Bertolacci a otto minuti dalla fine: il pallone sbatte anche sulla schiena di Karnezis e sembra rotolare oltre la linea, ma non la supera e il portiere riesce a recuperarla, strozzando l'urlo del gol in gola ai tifosi rossoneri. Il Milan ci prova fino alla fine ma con sempre minore lucidità e alla fine rimane con un solo punticino e tanti rimpianti per l'ennesima occasione sprecata.
Non è bastato un tempo giocato a senso unico per vincere, perchè ancora una volta il Milan ha chiuso la stalla quando i buoi (tre punti) erano già scappati. Il salto di qualità si fa solo vincendo partite come questa e ancora una volta i rossoneri hanno dimostrato di non riuscire a decollare verso l'alta classifica, cosa che era a portata di mano in una giornata favorevole per i risultati giunti da altri campi. Il terzo posto rimane lontano sei punti mentre avrebbe potuto essere più vicino; è una distanza che alimenta ancora speranze ma anche tanti rimpianti, ripensando ai molti punti banalmente gettati al vento contro avversari di media-bassa classifica e alla fine tutte queste occasioni sprecate potrebbero costare davvero care. Ora bisogna ripartire e, soprattutto, fare in modo che fiducia e autostima appena ritrovate grazie allo splendido derby non lascino nuovamente il posto a timori e inquetudini, tornando a crescere e migliorare dopo questa inaspettata inversione di tendenza, alla ricerca della continuità, questa sconosciuta a Milanello e dintorni.