Ci mancava solo la beffa al 95°...
Il popolo rossonero aveva già sofferto abbastanza in questa tribolata stagione, ma siccome al peggio non c'è mai fine, ecco arrivare anche il pareggio beffa a pochi secondi dalla fine di una partita che sembrava già vinta. Diciamolo con tutta sincerità: vista l'ennesima prestazione non convincente, probabilmente nemmeno la vittoria avrebbe cambiato le sorti di questo Milan deprimente e decadente, ma almeno sarebbe stata una piccola soddisfazione e un'iniezione di fiducia, ottimismo e autostima per un gruppo che sembra disorientato, spaventato, impaurito, a cominciare da un allenatore che a un quarto d'ora dalla fine ha sostituito il suo centravanti con un difensore, dando un chiaro input alla sua squadra, ovvero l'indietro tutta per paura di subire un pareggio che poi è inesorabilmente arrivato proprio, ironia della sorte, per un errore di quel difensore mandato in campo per proteggere una preziosa vittoria svanita in extremis. Almeno se davvero Inzaghi verrà esonerato, potrà dire di essersi scavato la fossa da solo con quel cambio assurdo che ha fatto infuriare i tifosi sugli spalti (e immagino anche quelli davanti alla TV...) e sicuramente anche una dirigenza che ha fatto del "bel giuoco" e della mentalità offensiva e vincente una vera missione, portata avanti in tanti anni di vittorie e soddisfazioni. Vedere uno dei più grandi centravanti della storia recente del calcio chiudersi in difesa terrorizzato da una squadra ancora invischiata nelle zone basse della classifica, ha fatto capire che il Milan è una nave alla deriva che ha ormai perso la bussola e questo pareggio è l'ennesimo cazzotto preso in questa stagione e potrebbe rivelarsi davvero decisivo come un colpo da K.O.
Ventotto partite ufficiali, ventotto formazioni diverse; Inzaghi non si smentisce nemmeno questa volta, cambia ancora formazione per necessità (i tanti infortuni), ma anche per scelta: in difesa Mexes viene preferito a Bocchetti come centrale al fianco di Paletta e torna in campo per la prima volta dopo il folle finale di Lazio-Milan; a centrocampo c'è Muntari al posto di De Jong, mentre Bonaventura viene arretrato nel ruolo di Montolivo, ma la vera sorpresa è in attacco, dove c'è Pazzini (prima volta da titolare in campionato) al posto di Destro (prima esclusione per scelta tecnica); cambio anche di modulo, visto che si torna al 4-3-3 (o se preferite 4-3-2-1 o, ancora, 4-3-1-2, perchè ormai si fa fatica a capire come gioca questo Milan) con Menez e Cerci a supporto del già citato Pazzini. San Siro è ancora tristemente e desolatamente mezzo vuoto, perchè i risultati negativi della squadra rossonera non invogliano certo a passare una fredda serata di inizio marzo allo stadio; è deserto anche il settore ospiti, ma non perchè i tifosi del Verona siano rimasti a casa, quanto perchè gli stessi, anche abbastanza numerosi, sono radunati nel secondo anello verde, avendo acquistato on-line i tagliandi per questo settore, invece che per quello loro riservato, con la conseguenza che gli intimoriti tifosi rossoneri che solitamente occupano quel settore sono costretti a chiedere "asilo politico" nel secondo arancio, per evitare problemi. Una situazione potenzialmente esplosiva, visti anche i pessimi rapporti fra le due tifoserie, che dimostra il sostanziale fallimento della tessera del tifoso (se le conseguenze sono di mischiare invece di dividere le tifoserie e di costringere molte persone a non occupare il loro posto come sarebbe obbligatorio) e la totale mancanza di rispetto della società rossonera nei confronti dei suoi tifosi, costretti a migrare per paura in altri settori; non è certo così che si può convincere la gente a riempire nuovamente San Siro, anzi con scelte del genere lo si svuota ancor di più...
Una partita decisiva per le sorti del Milan o, meglio, del suo tecnico Inzaghi comincia, però, con il Verona in avanti: Sala sfiora il palo con un diagonale insidioso, poi Muntari commette la prima e più grande sciocchezza di un'altra prestazione fortemente negativa, stendendo Ionita in area di rigore; Toni trasforma il penalty con un beffardo cucchiaio e il Milan si ritrova con un'autentica montagna da scalare e una situazione psicologica già inizialmente precaria diventa terribile. In effetti i rossoneri vanno in grandissima difficoltà, il Verona continua a spingere e Ionita impegna Lopez che deve respingere d'istinto con i piedi il tiro da posizione defilata. L'attaccante più pericoloso del Milan è...Mexes: suo il primo tiro nello specchio della porta, sua la conclusione più pericolosa e applaudita del primo tempo con una staffilata dalla distanza che finisce fuori di poco ed è sempre lui a conquistarsi il rigore subendo un fallo da Jankovic, anche se in verità, in contemporanea con l'intervento dell'avversario, il difensore rossonero inciampa sul pallone servitogli da Menez. Sul dischetto va proprio Menez che trasforma con la solita freddezza e riporta il Milan in parità, facendo tirare un sospiro di sollievo ai (pochi) tifosi sugli spalti. Primo tempo "di rigore" con il solito Milan incapace di fare gioco, soprattutto in velocità, la solita tiritera di passaggi orizzontali e all'indietro, poche occasioni e tanti sbadigli, ma la Curva Sud ha comunque modo di "divertirsi" sfidando a suon di sfottò e insulti i "rumorosi" tifosi avversari, storicamente nemici.
La ripresa si apre come meglio non si potrebbe: il Milan trova subito il gol del vantaggio, con un batti e ribatti in area e la conseguente mischia risolta, indovinate un po', sempre da Mexes, che ci prova una prima volta, ma perde il tempo per il tiro, ci crede caparbiamente e trova una conclusione da posizione defilata che una deviazione di Tachtsidis manda in rete e, quindi, bisogna parlare di autorete; poco male, l'importante è che il Milan sia in vantaggio e che una partita tutta in salita ora sia improvvisamente in discesa; i rossoneri provano addirittura a chiuderla con un'azione di Menez, che mette al centro un pallone invitante sul quale si avventa Pazzini che non riesce, però, a superare Benassi in uscita. Come accaduto spesso in questa stagione, il Milan si spegne presto dopo una fiammata, quasi fosse un fiammifero troppo corto e il Verona torna in avanti, sfiorando il pareggio con una violenta conclusione di Tachtsidis da fuori area che va a infrangersi sulla traversa. Sembra il classico episodio fortunato che fa sperare nella vittoria, ma ci pensa Inzaghi a complicare le cose, perchè mentre il suo collega Mandorlini manda in campo Nico Lopez, mossa che si rivelerà decisiva in positivo, Pippo, dopo aver sostituito l'impalpabile Cerci con Honda, manda in campo Bocchetti al posto di Pazzini, mossa che si rivelerà decisiva in negativo. Il pubblico fischia disapprovando la scelta, che sembra davvero un segnale negativo trasmesso dal tecnico alla squadra e, oltretutto, il Milan fatica a riorganizzarsi, con Menez che va a fare la prima punta, Antonelli avanzato a centrocampo e Bonaventura (come sempre uno dei migliori) che fatica a trovare la posizione giusta, non sapendo se rimanere largo o accentrarsi lasciando la fascia ad Antonelli. Il Verona prova a sfruttare questo periodo di disorientamento e attacca lasciando spazi che il Milan potrebbe sfruttare in contropiede, ma Menez sembra stanco e, come al solito, è troppo egoista e individualista, sprecando una potenziale buona occasione. Un pallone banalmente perso da Muntari a metà campo con un cervellotico passaggio orizzontale che lancia il contropiede avversario esaspera ulteriormente i tifosi rossoneri, ma fortunatamente l'ennesima sciocchezza del ghanese non ha conseguenze gravi. A recupero già iniziato, Inzaghi manda in campo Destro al posto dello sfinito Menez e quando la vittoria sembra ormai in tasca arriva l'errore in comproprietà tra Bocchetti e Mexes che spalanca la via della rete a Nico Lopez, che batte il suo omonimo Diego gelando il pubblico di San Siro. Ci sono pochi secondi per provare a riacciuffare due punti buttati al vento, ma Honda spreca malamente una punizione dalla trequarti crossando per...nessuno e cio scatena ancor di più la rabbia del popolo rossonero, che fischia a più non posso una squadra cha davvero non sa più vincere nè giocare un calcio decente.
Niente vittoria scacciacrisi, ennesimo risultato negativo e prestazione deludente, perchè se schieri tre punte e il tuo attaccante più pericoloso, nonchè migliore in campo nonostante il concorso in colpa nell'azione del gol subito in extremis è Mexes, difensore reduce da una lunga assenza per squalifica, vuol dire che i veri attaccanti non hanno brillato particolarmente. Inzaghi ha sbagliato qualche scelta iniziale, come quella di schierare Muntari (anche se in verità non aveva molte alternative...) e di "bocciare" quel Destro che aveva fortemente voluto; non parliamo poi delle scelte a partita in corso, perchè quel cambio Bocchetti-Pazzini grida vendetta e ha indispettito tutti, dimostrando mancanza di coraggio ai limiti della paura e lanciando un chiaro messaggio negativo alla squadra; aggiungiamoci che Bocchetti ha fatto di tutto per dare torto al suo allenatore, sbagliando praticamente tutti i palloni giocati ed ecco che la frittata è servita, ma è assolutamente indigesta per i tifosi rossoneri, che non ne possono davvero più di una squadra senza gioco e senz'anima, che nemmeno i nuovi arrivi di gennaio hanno rianimato. A proposito di nuovi arrivi, ma il tanto decantato Suso, se non viene schierato nemmeno quando c'è un'autentica moria di centrocampisti vuol dire che si tratta dell'ennesimo inutile oggetto misterioso e ciò è emblematico di campagne acquisti condotte senza criterio e con il solo obiettivo di portare in rosa giocatori in prestito e a costo zero, con tutte le conseguenze negative del caso. Ora probabilmente Inzaghi pagherà per tutti, come avviene sempre; i suoi errori sono tanti ed evidenti, ma non è l'unico colpevole e tanti altri dovrebbero meditare sullo scempio di una squadra inguardabile che ha collezionato delusioni, l'ultima delle quali è un beffardo pareggio subito a pochi secondi dalla fine che rappresenta il capolinea di una squadra ormai senza più obiettivi da raggiungere, anche se in fondo uno ancora c'è, ovvero salvare la faccia e l'onore.