Beffa finale ma non fa male
Il girone di Champions League si era aperto per il Milan con la rimonta all'ultimo respiro ai danni del Barcellona e si chiude allo stesso modo, anche se speculare, ovvero con una rimonta all'ultimo minuto di recupero, ma questa volta subita contro una squadra dalle maglie simili a quelle del Barcellona ma dal tasso tecnico notevolmente inferiore. "Chi la fa l'aspetti", verrebbe da dire, magari aggiungendo che "chi di beffa ferisce di beffa perisce", ma in realtà non è morto nessuno, perchè due punti in più o in meno non modificano il destino europeo del Milan che era già deciso da tempo, ovvero da più di un mese e il pareggio è un risultato di prestigio per il Viktoria Plzen, ma anche in questo caso non modifica la situazione per i cechi, "retrocessi" in Europa League ma che comunque proseguono il cammino europeo, quindi la festa per loro è doppia. Pareggiare in questo modo lascia l'amaro in bocca anche se la partita era ininfluente, perchè pur con una formazione "alternativa" i rossoneri hanno dimostrato di essere notevolmente superiori agli avversari e, dopo un primo tempo tranquillo ed equilibrato, erano bastate due fiammate in tre minuti per stendere i cechi, ma poi il Milan si è distratto troppo nel finale e ha subito una beffa che sarà anche indolore ma beffa rimane e ha fatto sparire il sorriso nella comitiva rossonera, nonostante la buona prestazione.
Allegri aveva già comunicato la formazione alla vigilia, perchè non era il caso di fare misteri o pretattica per una partita come questa e, infatti, la squadra che scende in campo è proprio quella elencata in conferenza stampa, con una difesa inedita in cui c'è l'esordio del giovane De Sciglio e il rientro dal primo minuto di Mexes, oltre al rilancio di Taiwo e ad un'altra chance concessa a Bonera; a centrocampo c'è capitan Ambrosini con Emanuelson e Nocerino, mentre Seedorf è il trequartista alle spalle della coppia d'attacco tutta verdeoro Pato-Robinho. Molti titolari tenuti a riposo, occasione per mettersi in mostra concessa a chi di solito gioca meno, rientri eccellenti, giovani esordienti e attaccanti che devono ritrovare la via del gol e fiducia in loro stessi dopo un inizio di stagione difficile e tribolato. Ci sono tutte le premesse per una serata senza stress e tensioni ma comunque interessante e divertente, perchè si può giocare senza pressioni ma molti giocatori hanno qualcosa da dimostrare e Allegri punta proprio su questo per ottenere una risultato positivo, possibilmente una vittoria, perchè perdere scoccia sempre, anche quando non conta ai fini della classifica. Si potrebbe parlare di una partita che è poco più di un'amichevole, ma si tratta pur sempre di un incontro ufficiale della massima competizione europea e una società blasonata come il Milan non può permettersi brutte figure.
In verità nel primo tempo i giocatori scelti da Allegri non fanno molto per accontentare il loro mister: il possesso palla c'è, ma è lento e prevedibile e, soprattutto, non ha sbocchi là davanti perchè Pato vaga per il campo e anche Robinho non è molto brillante; il Milan gioca sotto ritmo e il divario tecnico si intuisce ma non si concretizza in azioni pericolose. Come sempre in queste occasioni mancano le motivazioni forti, quelle che ha il Viktoria Plzen che cerca il risultato di prestigio davanti al proprio pubblico che gremisce lo stadio nonostante non si giochi a Plzen ma a Praga, perchè ha la possibilità di vedere in azione una delle squadre più famose, blasonate e titolate d'Europa. I cechi sono più veloci e grintosi, pressano, corrono e lottano, hanno maggiore vivacità, ma sfiorano il gol solo in un paio di occasioni; il Milan mette in mostra De Sciglio emozionato ma positivo, Nocerino è come sempre uno dei più motivati, ma è sfortunato e deve uscire nel finale di tempo per un problema muscolare (al suo posto entra Thiago Silva, costretto ad interrompere il meritato riposo per giocare in un ruolo diverso dal solito). Tutto sommato un primo tempo noiosetto, con poche occasioni da parte di due squadre che si equivalgono sul piano del gioco, nonostante il maggior tasso tecnico dei rossoneri.
Evidentemente Allegri non gradisce l'atteggiamento dei suoi, li catechizza a dovere nonostante la relativa importanza della partita e i risultati si vedono: in campo rientrano i veri Pato e Robinho e non le controfigure viste nel primo tempo; prima è Binho a servire Pato che entra in area e batte Cech; poi il Papero contraccambia il dono e serve il connazionale e compagno di reparto che mette finalmente un pallone in porta e dimentica forse definitivamente gli allucinanti errori nelle partite contro Barcellona e Genoa e le critiche che sono seguite a quegli episodi sciagurati. Due gol in tre minuti e partita che sembra vinta, anche perchè il Viktoria Plzen sembra colpito, sbanda e potrebbe crollare sotto i colpi dei rossoneri, ma Pato non infierisce colpendo il palo e facendosi bloccare dal portiere un'incursione che sembrava vincente. Piano piano i cechi riprendono fiducia e sfruttano gli spazi che un Milan sempre più distratto concede loro: due pali sono un chiaro segnale che la partita non è ancora chiusa, ma ormai i rossoneri hanno mollato e lasciano l'iniziativa agli avversari. Da segnalare l'esordio del giovanissimo (classe '95) Bryan Cristante, che entra al posto di Robinho e ricorderà per sempre questa serata; l'augurio è che possa ripercorrere le orme di un altro che esordì in Europa proprio a Praga quando lui era un neonato, ovvero capitan Ambrosini, perchè a volte questi sono segni del destino. Purtroppo il finale di partita è memorabile solo per lui a livello personale, non certo per la squadra che, ormai adagiata e assopita, subisce la rimonta del Viktoria quando la vittoria sembrava ormai sicura; il pareggio arriva proprio all'ultima azione e ha il sapore della beffa, che brucia ma non è atroce, perchè il risultato questa volta contava davvero poco.
Un pareggio alla vigilia poteva anche bastare, ma ottenuto così lascia un po' di amarezza nell'ambiente rossonero: il Milan ha dimostrato di essere superiore anche in formazione rimaneggiata, avrebbe potuto disporre a suo piacimento degli avversari qualora avesse voluto e lo ha dimostrato in avvio di ripresa, ma si sa che nel calcio sono quasi sempre le motivazioni a fare la differenza e non si poteva chiedere molto ad una squadra che non aveva obiettivi concreti da raggiungere, ma solo il desiderio di fare bella figura ed evitare una sconfitta che sarebbe stata indolore ma negativa anche sul piano dell'immagine. Comunque ora si può archiviare il girone di Champions, attendere con un po' di trepidazione il sorteggio degli ottavi di finale e concentrarsi sul campionato fino a metà febbraio, ma anche una partita con poco o nulla in palio lascia un insegnamento importante che può aiutare a crescere: le partite durano novanta, anzi novantacinque minuti e non ci si può mai distrarre fino al triplice fischio, perchè le beffa è sempre dietro l'angolo, nel bene ma anche nel male.