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Altro che poker...solo un brusco passo indietro!

di Davide Bin

Ci eravamo chiesti una settimana fa se la vittoria dell'Olimpico contro la Lazio potesse essere la tanto sospirata svolta di una stagione iniziata male ma che con tre vittorie consecutive stava prendendo una piega migliore; la prima risposta al quesito era arrivata alla vigilia da Mihajlovic, che aveva indicato nella sfida contro l'Atalanta la possibile svolta, perchè la quarta vittoria consecutiva avrebbe permesso di ritrovarsi per una notte a due punti dalla vetta e, soprattutto, avrebbe consentito di arrivare alla sosta del campionato con grande entusiasmo ed euforia e di lavorare con serenità per provare davvero a tornare una squadra di alta classifica. Purtroppo, però, la vera risposta negativa alla domanda l'ha data la squadra proprio contro l'Atalanta, compiendo un brusco e netto passo indietro rispetto alla convincente prestazione di Roma, tornando insicura e inconcludente e rischiando la sconfitta contro la squadra di Reja, attenta, organizzata, capace di mettere in crisi il Milan con il pressing alto e chiudendo ogni spazio; i bergamaschi hanno più volte sfiorato il gol della vittoria nella ripresa e solo le parate di Donnarumma hanno evitato che per i rossoneri la serata storta fosse ancor più negativa. Le assenze di Bonaventura e Bertolacci (oltre a quella di Alex in difesa e dell'ormai lungodegente Balotelli) non giustificano da sole una prova così opaca da parte di una squadra che ha faticato a costruire gioco, ha creato pochissimo in attacco, ha sofferto molto in difesa ed è sembrata anche inferiore dal punto di vista atletico. Nella ripresa Mihajlovic ha tentato anche una coraggiosa mossa, una sorta di "all-in" per provare a fare poker (di vittorie), inserendo Luiz Adriano al posto di Kucka e ordinando l'avanti tutta, ma da quel momento è salita in cattedra l'Atalanta, che ha trovato maggiori spazi soprattutto a centrocampo e ha messo davvero in difficoltà il Milan. A posteriori si può quindi dire che la mossa del tecnico rossonero sia stata poco azzeccata e addirittura controproducente, ma va ammirato il coraggio che, invece, i suoi giocatori non hanno avuto e, in fondo, nel calcio dei tre punti pareggio e sconfitta si assomigliano molto, soprattutto in casa contro una cosiddetta provinciale e bisognava tentare in tutti i modi di vincere. Purtroppo il Milan è stato scialbo sotto tutti i punti di vista e ha riportato tutti bruscamente sulla terra dopo i tre successi consecutivi, facendo capire che è meglio non illudersi troppo per non restare delusi.

Mihajlovic modifica il meno possibile e solo per necessità il bel Milan di Roma: come a partita dell'Olimpico in corso Mexes sostituisce al centro della difesa Alex, a centrocampo c'è Poli al posto dell'infortunato Bertolacci e nel tridente offensivo c'è l'esordio stagionale di Niang al posto dello squalificato Bonaventura. Nonostante il tecnico serbo abbia invocato un San Siro stile bolgia, lo stadio è sempre desolatamente mezzo vuoto; le cifre parlano di 33000 spettatori, ma come al solito si presuppone molto ottimisticamente che siano presenti tutti gli abbonati, cosa assolutamente non vera, quindi tale cifra va riveduta e corretta al ribasso. Per fortuna in questa pazza "estate novembrina" la serata è gradevolissima, ma anche questo non convince molti tifosi a passare un paio d'ore allo stadio ed evidentemente nemmeno i tre successi consecutivi hanno risvegliato gli entusiasmi dell'ormai diffidente popolo rossonero. Anche la Curva Sud non modifica il suo atteggiamento degli ultimi tempi: ancora spoglia di striscioni e bandiere, con la solita eccezione del bandierone dedicato a Baresi e dello stemma del Milan, sempre in bella vista nella parte centrale e bassa del settore più caldo del tifo rossonero. La squadra viene incitata e sostenuta, non mancano i soliti cori contro Galliani e la sfida contro la squadra di Bergamo è un'occasione per rinnovare il gemellaggio con i bresciani, anche loro fieri rivali dei nerazzurri orobici, inneggiando al Brescia e cantando cori ostili contro Bergamo e la sua squadra.

Si capisce subito che non è un bel Milan quello sceso in campo contro l'Atalanta: il più vivace è Niang, che non ha ancora i novanta minuti nelle gambe dopo la lunga assenza per infortunio, ma almeno ci mette corsa, impegno e fantasia, producendosi in qualche progressione ed esibendo qualche bel numero che strappa applausi. Per il resto poco da segnalare e l'occasione migliore è un'insistita azione personale di Bacca in area, conclusa con un tentativo di tiro stoppato dalla difesa avversaria. Davvero troppo poco per un Milan che prova a mostrare altri progressi sul piano del gioco ma fa molta fatica contro un'Atalanta organizzata, decisa e molto attenta, che pressa fin dall'area di rigore avversaria, asfissia i già di per sè confusi portatori di palla rossoneri e prova a pungere sulle fasce, ma nemmeno i nerazzurri riescono a rendersi davvero pericolosi. Primo tempo sostanzialmente equilibrato, quindi, e lo 0-0 è giusto, per merito dell'Atalanta e demerito di un Milan in palese difficoltà e che rischia anche di ritrovarsi in dieci, ma Giacomelli grazia il già ammonito De Sciglio (autore di un'altra prova opaca) non punendo con il secondo giallo un calcione e Pinilla.

Non cambia il copione nella ripresa, che il Milan inizia con Calabria al posto di De Sciglio, perchè Mihajlovic non vuole rischiare di trovarsi anche in inferiorità numerica. Ancor prima della metà del tempo il tecnico serbo prova la coraggiosa mossa alla ricerca della vittoria, mandando in campo Luiz Adriano, non al posto dello stanco Niang, come molti auspicavano, ma di Kucka, lasciando solo Poli e Montolivo a centrocampo e sbilanciando la squadra con un azzardato 4-2-4, che sa molto di "o la va o la spacca". Purtroppo non va, la squadra si spezza in due tronconi, a centrocampo si balla tremendamente in balia delle ondate atalantine e deve salire in cattedra il più giovane di tutti, Donnarumma, che compie interventi decisivi su Cigarini, Maxi Moralez e Grassi, salvando il risultato e facendo tirare grossi sospiri di sollievo ai tifosi rossoneri, sempre più preoccupati e increduli, perchè è difficile credere che questa squadra dominata dall'Atalanta sia la stessa che aveva vinto e convinto all'Olimpico. Mihajlovic si arrende all'evidenza della stanchezza di Niang e lo sostituisce con Honda, ma nemmeno questa mossa ha effetti benefici. La produzione offensiva del Milan si esaurisce in un colpo di testa di Luiz Adriano respinto sulla linea da Cigarini e per il resto è solo sofferenza sui tanti attacchi di un'Atalanta che intuisce le difficoltà rossonere e pregusta una prestigiosa vittoria alla Scala del calcio, senza fare i conti, però, con l'attentissimo Donnarumma, abile e sicuro anche nelle uscite a respingere insidiosi traversoni in area. In pieno recupero potrebbe scapparci la...beffa per l'Atalanta, visto che il Milan parte in contropiede e Cerci sbaglia un gol a porta pressochè vuota spedendo il pallone sull'esterno della rete, ma l'attaccante rossonero è in fuorigioco e un eventuale gol sarebbe stato annullato. Poco dopo arriva il fischio finale dell'arbitro seguito da molti fischi dei tifosi rossoneri, che non hanno gradito lo spettacolo, hanno sofferto, temuto la sconfitta e ancora una volta sono costretti a tornare a casa delusi rinviando a data da destinarsi i sogni di competitività ritrovata.

Il Milan ha confermato di trovarsi in difficoltà quando si tratta di fare la partita contro squadre attente e organizzate che si chiudono con ordine e provano a ripartire quando ne hanno l'occasione. All'Olimpico i rossoneri avevano trovato una squadra più aperta, le avevano lasciato l'iniziativa, agendo di rimessa e giocando nel modo che è loro più congeniale e questo ha portato all'esaltante vittoria, ma appena si è tornati a sfidare una squadra cosiddetta "provinciale" sono immediatamente riemersi tutti i difetti e i problemi e questo conferma che c'è ancora molto da lavorare. Dopo le belle prestazioni individuali di Roma, molti singoli sono tornati a stentare e non hanno convinto e non è certo un bel segnale che il migliore in campo sia stato Donnarumma, ovvero il portiere, seguito da Niang, che ha fatto vedere buone cose ma era alla prima partita della stagione ufficiale dopo una lunga assenza e non avrebbe dovuto certo essere lui a trascinare la squadra. Un brusco passo indietro, che brucia non tanto per il risultato in sè e per il mancato poker di successi, quanto perchè si è capito che i progressi non sono ancora definitivi e che, anzi, la vittoria contro la Lazio potrebbe essere una piacevole eccezione in mezzo agli abituali stenti che le tre vittorie consecutive sembravano aver eliminato definitivamente. Ancora una volta siamo stati costretti a vedere avversari teoricamente inferiori sulla carta dominare a San Siro, soprattutto nella ripresa in una decina di minuti davvero orribili per il Milan che ha seriamente rischiato la sconfitta e tutto ciò riporta depressione e amarezza, perchè l'illusione di essere tornati competitivi per l'alta classifica lascia nuovamente spazio alla delusione per un'altra prestazione scialba, opaca e incolore, che rappresenta un netto e pericoloso passo indietro verso la mediocrità e tutto ciò è davvero preoccupante.


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