UP & DOWN - Le incertezze di Berlusconi e il distacco di Inzaghi: timori e speranze per un futuro migliore
A due giornate dalla fine di una stagione surreale, c'è una buona notizia: il Milan è al primo posto... nella colonna di destra della classifica. Perse le residue speranze di conquistare un posto in Europa League e di concludere dignitosamente il campionato, perso anche il duello tra poveri con un'Inter altrettanto disastrata, non resta che riderci sopra e sperare in un futuro migliore. Restiamo convinti che i rossoneri avrebbero potuto e dovuto ambire a ben altri obiettivi, considerando il livello non proprio esaltante del campionato italiano e l'assenza di impegni infrasettimanali. Invece, ci aspetta un altro anno senza Coppe e un'estate calda soprattutto sul fronte societario. Le ultime dichiarazioni del presidente Berlusconi e di Adriano Galliani lasciano perplessi e non promettono nulla di buono. Per tornare a essere competitivi c'è bisogno prima di tutto di chiarezza e organizzazione, poi di risorse da investire. Al Milan, attualmente, mancano certezze. In questa situazione è difficile parlare di mercato, di allenatori e di nuovi acquisti. È difficile immaginare un cambiamento positivo. I tanti errori commessi negli ultimi tre anni hanno creato un gap difficilmente recuperabile nei confronti non solo della Juventus, ma anche di Roma e Napoli. Anche i cugini, nonostante i tanti limiti, sono più avanti nella programmazione e stanno cercando di accontentare ogni richiesta di Mancini. Chi resta fermo, confuso e infelice, è il povero Diavolo, sconfitto a Sassuolo e preso di mira da un giovane "bulletto" di nome Berardi. Inzaghi vorrebbe che questo campionato non finisse mai, forse perché sa, in cuor suo, di non meritare una riconferma e di avere i giorni contati. Forse per la paura di scoprire, dopo quindici anni, che oltre il Milan c'è altro nell'universo calcistico. La sua inesperienza e la sua inadeguatezza hanno contribuito non poco allo scempio a cui abbiamo dovuto assistere. Ci dispiace e ne avremmo volentieri fatto a meno per l'affetto che nutriamo nei suoi confronti, ma "Il Favoloso Mondo di Inzaghì" (alla francese) è molto lontano dalla realtà che abbiamo nostro malgrado ammirato. Pippo farebbe bene a trovare il prima possibile la scala di emergenza che lo conduca fuori da 2Q15 e dovrebbe cominciare a lavorare il prima possibile sugli orrori prodotti in questi mesi, se davvero vorrà diventare un Allenatore.
COSA VA - Contestato e fischiato per mesi, ma l'unico in grado di dare qualità alla manovra e di sobbarcarsi da solo il peso di una squadra senza riferimenti. Keisuke Honda aveva cominciato benissimo il campionato, sfornando gol e assist a ripetizione. Le fatiche della Coppa d'Asia, però, hanno influito sulla stagione del giapponese, tornato a febbraio in uno stato psico-fisico tutt'altro che ottimale. Quello ammirato con Roma e Sassuolo è senza dubbio un Honda diverso, sempre nel vivo dell'azione e pronto ad aiutare i compagni in entrambe le fasi. Diventa decisivo quando accentra la sua posizione e ricopre il suo ruolo naturale, quello di regista. Oltre al nipponico, l'unico a meritare un voto alto è Andrea Poli. Spesso lo abbiamo criticato perché nelle sue prestazioni si intravedono grossi limiti nonostante l'impegno profuso e la grande generosità. Nel match di ieri, Poli è riuscito a spezzare le catene della mediocrità e ha disputato un'ottima partita, ricoprendo due ruoli (mezzala destra e terzino destro) con efficacia e personalità.
COSA NON VA - Daniele Bonera è un professionista esemplare, un calciatore perseguitato dalla sfortuna che ha sempre accettato il ruolo di riserva fin dal primo momento in cui è arrivato al Milan (stagione 2006-07, altri tempi). I suoi anni migliori li ha vissuti dietro Nesta, Maldini, Kaladze e Thiago Silva, senza mai riuscire a trovare una continuità di rendimento e giocando in media meno di venti partite all'anno in Serie A. A 34 anni suonati (li compirà il 31 maggio), è stato schierato come terzino sinistro sia a Napoli (subentrato a Bocchetti), sia a Reggio Emilia, dove ha indossato anche la fascia di capitano. Daniele ha risposto presente, facendo valere quella duttilità tattica che gli ha sempre permesso di giocare in qualsiasi posizione nella difesa a quattro, ma perdendo nettamente il confronto con gli attaccanti avversari. Inzaghi si è affidato a Bonera smentendo clamorosamente le sue dichiarazioni post-Napoli, quando aveva annunciato una rivoluzione (mai attuata) nell'organico e un impiego massiccio dei giovani della Primavera. In questo momento, con De Sciglio e Antonelli infortunati, far esordire un ragazzo con voglia di emergere (Felicioli o Calabria) sarebbe stata una mossa decisamente sensata. Così come sarebbe stato sensato lasciar fuori, già da diverso tempo, Nigel de Jong e Marco Van Ginkel, che con ogni probabilità a luglio vestiranno un'altra casacca. L'ex City non ha più motivazioni e questo influisce sul suo rendimento. Lo stesso discorso va fatto per Mattia Destro, già proiettato al mercato e corpo estraneo in un sistema di (non-) gioco che penalizza i centravanti di peso come lui.