Ibra dormicchia, ma è sufficiente a tenere vivo il sogno
Quello che è successo ieri sera ha dell’imponderabile, per dirlo con le parole del nemico pubblico numero uno, un’emozione unica che rende difficile avere una visione lucida circa l’analisi della prestazione. Verrebbe da essere di manica larga con tutti, dispensando dieci e lode a tutta la formazione rossonera, accecati come siamo dal fumo di quel gol di Bertolacci che ha riacceso l’entusiasmo del popolo rossonero.
Andando a ben guardare la prestazione del diavolo, però, ci si rende conto che, nonostante la vittoria, il gioco non è quello che vorremmo e che ci aspetteremmo da una squadra che ha mostrato di poter essere splendida ed efficace.
Il calo del gioco rossonero è corrisposto irrimediabilmente con la discesa ripida delle prestazioni del leader Ibrahimovic. Lo svedese ha un dono, forse anche più d’uno, quello di divenire indispensabile, uno dei pochissimi veramente capaci di fare la differenza da soli in qualsiasi partita, senza dubbio uno dei primi tre giocatori al mondo. Questa caratteristicha più unica che rara è croce e delizia per gli allenatori, che vorrebbero tirarlo fuori dal campo quando non sembra avere voglia di giocare, ma che non hanno mai il coraggio di farlo perché consci della capacità di illuminare la scena con un singolo lampo della sua classe immensa.
Ibracadabra ha vivacchiato lungo tutti i 90 minuti, un po’ come accaduto in tutte le partite dal Camp Nou in poi, partito bene cercando il dialogo a più riprese con Cassano, entra prepotentemente nella partita rilanciando l’azione che porta alla rete di Muntari.
Da quel momento in poi la sua prestazione cala a vista d’occhio, Zlatan sembra quasi litigare con il pallone, incespica sulla sfera e la perde a più riprese sbagliando appoggi anche facili. In tutto il match la sua firma non si fa vedere sul prato verde, il suo faccione sembra quasi sparire dalle immagini se non per immortalare le sue lamentele verso i compagni.
Allegri non può toglierlo ed il gigante di Malmoe lo ripaga con due lampi, uno porta ad una grande parata di Consigli sulla cui ribattuta Flamini è leggermente in ritardo, l’altro porta ad un’altra bordata ancora neutralizzata dall’ottimo portiere orobico, ma questa volta ribadita in rete da Robinho.
Ibrahimovic apre e chiude il match, in mezzo non fa altro che sbagliare, non gioca bene, ma tanto basta per stendere l’Atalanta e riportare il Milan ad una sola lunghezza dalla Juventus. In quella che è senza ombra di dubbio la sua migliore stagione italiana, non si può far altro che perdonare ad Ibrahimovic un po’ di stanchezza e di indolenza, con la speranza che i suoi lampi continuino ad essere sufficienti, che sonnecchiando Ibra possa tenere ancora vivo quell’incubo che si è quasi trasformato in sogno.