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UN NOME, UN MITO!

di Milan Day

Può un calciatore che ha disputato in serie A poco più di 6 stagioni, giocato 141 partite e segnato 39 reti diventare un “mito” del calcio italiano?
Può un giocatore che non ha mai vinto uno scudetto, mai la classifica marcatori, che non ha mai giocato con la maglia della Nazionale maggiore, e che ha nel suo palmares soltanto una Coppa Italia, diventare un “nome” stra-conosciuto da più generazioni e conquistare “l’immortalità calcistica”?
Ebbene sì, è possibile!
Perché Egidio Calloni, a modo suo e, soprattutto, suo malgrado, è diventato un calciatore di cui difficilmente un vero appassionato di calcio non conosca il nome!
Magari non se ne conosce la vera storia, ma la sua “fama” lo ha accompagnato, lo accompagna e lo accompagnerà per sempre.
Ed allora ritengo giusto raccontare le gesta di Egidio Calloni, perché mi sembra comunque ingeneroso ricordarlo solo ed esclusivamente per il suo soprannome (lo “Sciagurato Egidio") e non tener conto che dietro a tanto fumo c’è stato comunque anche dell’arrosto.

Partiamo proprio dal suo soprannome: lo “Sciagurato Egidio” è il soprannome che gli fu affibbiato dal grande Gianni Brera, che trasse spunto da un personaggio storico dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, il seduttore della Monaca di Monza, di nome Egidio, che nel romanzo viene definito “un giovine, scellerato di professione”.
La scelleratezza del “nostro” consisteva nel fatto che spesso metteva in mostra una grande imprecisione sottoporta, sbagliando delle occasioni a volte clamorose, al limite dell’incredibile, nella capacità di buttare via la fortuna.
L’etichetta appiccicatagli addosso da Brera condizionò, nei giudizi, tutto l’ambiente del calcio, al punto che ormai venivano sottolineati i suoi errori più dei gol che, comunque, continuava a realizzare.
Calloni racconta:
“Ricordo di aver sbagliato un po’ di gol, ma pazienza, non lo facevo mica apposta. Un giorno mi mangiai un gol, e Beppe Viola, in tv disse: CALLONI SVENTA LA MINACCIA. Viola la pensava come me: il calcio è fatto per divertire e divertirsi”.
Calloni non è mai stato particolarmente felice di quel soprannome, ma ha comunque conservato una capacità di autocritica che gli rende particolarmente onore:
“ E’ vero, ero un giocatore normale e mi capitava di “ciabattare” sotto porta. Ma anche i grossi bomber di oggi sbagliano: il fuoriclasse commette meno errori, però anche a lui talvolta gira storta. Purtroppo, al Milan in quattro anni vincemmo solo una coppa Italia…”.

Eppure, dando un’occhiata ai numeri, non si ricava l’impressione d’un vero e proprio fallimento.
Egidio Calloni, nato a Busto Arsizio (Varese) il primo Dicembre 1952, è cresciuto nelle giovanili dell’Inter e fece le prime esperienze professionistiche nelle fila del Varese, che nel 1971/72 lo mandò a fare esperienza in serie C nel Verbania.
Dopo essersi messo in luce, il giovane bomber venne richiamato in B nel Varese, squadra che grazie ai suoi gol (ed a quelli del compagno Giacomo Libera) portò fino in serie A.
La sua prolificità attirò l’attenzione dei grandi club, e così, nella stagione 1974, gli venne affidata la maglia numero 9 del Milan.
Il Milan ingaggiò Calloni ed opzionò Libera con una scrittura privata tra Albino Buticchi, presidente rossonero, e Guido Borghi, il signor “Ignis”, padre padrone dello sport varesino (soprattutto basket): la metà di Libera al Milan in cambio di “mezzo” De Vecchi e 200 milioni di lire.
A quel punto si intromise l’Inter di Fraizzoli, che rilanciò (800 milioni) e soffiò Libera ai cugini rossoneri.
Si scatenò un gran caos perché Buticchi registrò di nascosto una conversazione in cui Borghi gli offriva 150 milioni per cancellare l’accordo e confidava che Fraizzoli gli aveva promesso tanto “nero” in Svizzera.
La carriera di Libera, a causa anche di gravi infortuni, fu sfortunatissima: giocò due stagioni nell’Inter (mettendo insieme 30 partite e 7 gol) ed una nell’Atalanta (14 partite e 3 gol).
Insomma, la sfortuna con lui la fece da padrone sul serio.

Il buon Calloni, invece, cominciò la sua avventura milanista in modo più che positivo.
Arrivato alla corte di Giagnoni insieme ad Albertosi, Bet, Zecchini e Gorin, nella sua prima stagione collezionò la bellezza di 17 reti in 36 partite, di cui 11 in campionato e 6 in coppa Italia, e risultando nettamente il miglior marcatore stagionale del Milan.
L’anno si concluse “solo” con la conquista della finale di coppa Italia persa per 3-2 contro la Fiorentina.
Egidio confermò il ruolo di bomber principe anche nella stagione successiva (1975/76), quando addirittura si migliorò entrando nel tabellino dei marcatori per ben 19 volte: 13 in campionato, 3 in coppa Italia e 3 in coppa Uefa.

Sarà l’arrivo di Marchioro sulla panchina del Milan a far sparire l’incantesimo: in campionato “lo sciagurato” segna solo 5 gol, anche se i suoi gol complessivi a fine stagione furono comunque 15.
Con il ritorno di Rocco il Milan riesce a salvare la stagione con la conquista della coppa Italia, di cui Egidio risulterà anche capocannoniere del torneo.

Il 1977/78 fu l’ultimo di Calloni al Milan; nonostante Liedholm tentasse di dargli fiducia, il “bomber” non riuscì a rendere più per come aveva abituato l’ambiente rossonero: soltanto 2 le reti in campionato ed 1 in coppa Italia.
Fu qui che cominciò la sua triste fama di “mangia-gol”, fama che si porterà dietro anche nelle sue esperienze successive a Verona, a Perugia, a Palermo ed a Como.
Ormai Calloni era per tutti lo “sciagurato Egidio”, ed ogni qual volta un attaccante sbagliava un gol, i cronisti, ingiustamente, dicevano che quel giocatore aveva commesso una “callonata”.
La cosa triste fu che questa nomea prese piede anche tra gli stessi tifosi del Milan, che ben presto si dimenticarono che Calloni i gol con la maglia del Milan li aveva segnati.
E allora cosa successe?
Successe che Egidio decise in prima persona di far ricordare a quei tifosi che lui i gol li sapeva fare!

Nella stagione 1978/79, quella della Stella, alla quart’ultima giornata di campionato, il bomber di Busto Arsizio, che vestiva la maglia gialloblù dell’Hellas Verona, fece venire il mal di testa a tutti i tifosi del Milan: al 24’ del primo tempo segnò il gol del vantaggio del già retrocesso Verona contro il Milan che si stava giocando lo scudetto contro il Perugia.
Soltanto nella ripresa, grazie ai gol di Rivera e Novellino, il Diavolo riuscì a scacciare l’incubo.

E che dire del campionato di serie B 1980/81: il Milan scende al Barbera di Palermo e si ritrova l’Egidio di fronte: e lui cosa ci combina? Rifila una tripletta in 38 minuti e rimanda a casa il Milan con la coda tra le gambe.

Insomma, ha sempre fatto di tutto per far imprimere nella testa del tifoso milanista il ricordo di lui che con l’indice alzato correva a raccogliere l’ovazione di San Siro dopo un gol, piuttosto che quella di colui che davanti alla porta non sapeva bene cosa fare!
In fin dei conti, comunque, si può dire che i tifosi milanisti lo hanno sempre amato, anche perché parliamoci chiaro: averne di giocatori che con la maglia rossonera sono stati e saranno capaci di mettere a segno 54 gol in 143 gare ufficiali!
Fa una media di 0,38 gol a partita: non sarà stato Van Basten, ma abbiamo visto di peggio!
Oggi Calloni fa il rappresentante per una ditta che vende gelati, vive ai margini del calcio perché “in questo mondo”, lui che è sempre stato uno semplice, non ci si riconosce per niente.
Mi piace segnalare che, addirittura, qualche anno fa l’allora Tele+ (odierna Sky) gli intitolò una trasmissione presentata da Giorgio Porrà che si chiamava “Lo sciagurato Egidio”.
Si è trattato, a mio modesto parere, di una delle trasmissioni sportive più belle che siano mai state trasmesse in tv;
ma come tutte le cose belle, probabilmente, non faceva abbastanza audience, e per questo non è stata più riproposta.
Peccato.

di Gianpiero Sabato

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