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A Foggia il sigillo allo scudetto degli 'invincibili'

di Giuseppe Bosso

24 maggio nella storia rossonera vuol dire anzitutto Barcellona, 90mila tifosi rossoneri in festa per la memorabile finale di Coppa dei Campioni vinta da Arrigo Sacchi nel 1989 sui rumeni della Steaua Bucarest, firmata dalle doppiette di Gullit e Van Basten. Ma anche una altrettanto roboante vittoria per Fabio Capello. Roboante e storica, perchè quella domenica del 1992, ultima di campionato, il tecnico friulano sigila un'annata straordinaria, conclusa con la vittoria del dodicesimo scudetto della storia rossonera con un altisonante 'zero' alla voce sconfitte. Eppure ci aveva provato il Foggia di Zeman(tornato la scorsa estate alla guida della squadra pugliese, in Lega Pro, ma dimessosi proprio in questi giorni) a fermare la corazzata rossonera, e dopo il temporaneo vantaggio firmato da Maldini su colpo di testa, nel giro di pochi minuti sul finire del primo tempo i due funambolici attaccanti Signori e Baiano(all'ultima apparizione foggiana, prossimi alla cessione rispettivamente a Lazio e Fiorentina) fulminano Sebastiano Rossi e fanno sognare i tifosi pugliesi; ma il sogno della foggiana ci mette un niente a trasformarsi in spietato incubo, e bastano 15 minuti nella ripresa perchè la situazione si capovolga completamente; comincia Gullit, al secondo minuto della ripresa, a riportare il match in parità; 5 minuti dopo è Van Basten a ribaltare il risultato, e portare il Milan avanti; ancora pochi minuti e il derby rossonero diavoli-satanelli registra l'allungo milanista con una sfortunata autorete del difensore Matrecano; ma non è finita, e nel giro di due minuti, tra il 72' e il 74'  c'è gloria anche per Marco Simone, poco impiegato in quell'anno straordinario, che infila due volte il portiere Mancini, che, nella seconda circostanza, ormai disperato, tenta goffamente di anticipare Van Basten che, invece, lo 'uccella' e serve al compagno che infila a porta vuota, per poi, all'82, segnare la sua personale doppietta; 5 minuti dopo e arriva l'ultima 'perla' di quella fantastica collana rossonera, firmata da Diego Fuser, gregario quell'anno sempre pronto al momento della chiamata di mister Capello, ma da tempo destinato alla Lazio. Sull'8-2 invasione di campo del pubblico foggiano che però, ricorderà Capello "non si dimostrò molto sportivo, ci lanciarono oggetti mentre stavamo tornando negli spogliatoi. Mi sarei aspettato più sportività". Quella fu anche l'ultima partita da calciatore per Carlo Ancelotti, che una settimana prima aveva salutato San Siro segnando una doppietta al Verona e che appendeva le scarpe al chiodo quel giorno, per poi iniziare una proficua carriera da allenatore, dapprima come vice di Sacchi in Nazionale e poi, passo dopo passo, di nuovo al suo Milan, che avrebbe riportato a grandi successi.


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