8 gennaio 1998: unico raggio di luce nella stagione più buia
Patrick Cutrone, match-winner della notte del 27 dicembre, aveva da pochi giorni emesso i suoi primi vagiti; sono passati 20 anni dal derby valido per i quarti di finale della Coppa Italia 1998 che il Milan stravinse per 5-0, asfaltando l'Inter di Ronaldo che in quel momento era dominatrice assoluta del campionato.
Protagonista della serata Maurizio Ganz, il grande ex che aveva da pochi giorni varcato i Navigli per indossare la maglia rossonera, giusto in tempo per iscrivere il suo nome nel tabellino dei marcatori e, senza alcuna remora verso una tifoseria che senza troppi complimenti lo aveva scaricato per idolatrare il nuovo fenomeno brasiliano, esultare come il più accanito dei rossoneri, con ciò guadagnandosi per sempre affetto e riconoscenza dalla tifoseria milanista (e per contro, inevitabilmente, il disprezzo della sponda interista, senza rammarico).
Apre le danze Albertini su calcio di rigore al 30'; raddoppia, appunto, Ganz pochi minuti dopo e sul finire del primo tempo è Savicevic a gelare Pagliuca per la terza volta(per il Genio del Montenegro sarà l'ultimo gol in rossonero), nell'incredulità di San Siro e dei telespettatori di Italia 1, che mai avrebbero potuto immaginare che un Milan arrancante in campionato potesse stritolare in quel modo la capolista nerazzurra; nemmeno il tempo di riprendere il gioco e arriva la quarta rete rossonera, frutto di una maldestra deviazione di Colonnesse che, nel tentativo di anticipare lo scatenato Ganz su cross di Leonardo, fredda il proprio portiere. L'apoteosi arriva al 60' con la quinta rete, realizzata da Steinar Nielsen, meteora approdata dalla fredda Norvegia a novembre, che infila su punizione il pokerissimo. Ovazione per Ganz, sostituito dallo svedese Andersson, prossimo alla cessione al termine di una breve e poco forunata parentesi italiana, e nel finale un Milan che potrebbe ulteriormente aumentare lo score se i suoi attaccanti fossero più precisi sotto porta.
Festa grande a fine gara per tutti, e una ragionevole illusione che una stagione sino a quel momento piuttosto deludente in campionato, in un'annata senza Europa per il rientrante Fabio Capello, dopo una trionfale cavalcata nella Liga spagnola alla guida del Real Madrid, che grazie all'apporto del bomber di Tolmezzo e magari con una ripresa degli acquisti fino a quel momento deludenti, su tutti il centravanti olandese Kluivert, potesse regalare nuovi sorrisi alla tifoseria rossonera.
Ma illusione sarebbe rimasta, di fatto quella notte magica sarebbe passata alla storia come l'unico momento di gioia in una stagione non meno deludente di quella precedente, caratterizzata dall'esonero di Tabarez a metà stagione e dal fallimento della seconda esperienza rossonera di Arrigo Sacchi. Tornare a Milanello non porta bene nemmeno al grintoso tecnico friulano, che dovrà di lì a poco fare i conti con altre sconfitte in un campionato mai affrontato veramente da protagonista per un Milan allo sbando che solo in Coppa Italia potrebbe trovare una salvezza; ma anche nella coccarda tricolore l'epilogo sarà amarissimo, con la finale perduta in modo rocambolesco con la Lazio, battuta a San Siro da un guizzo di Weah a tempo scaduto e capace, nella gara di ritorno all'Olimpico, di reagire al momentaneo svantaggio firmato da Albertini con tre reti realizzate nel giro di pochi minuti che decretano il totale fallimento della stagione rossonera, mestamente conclusa con la contestazione a San Siro in occasione dell'ultima gara casalinga con il Parma, e con la decisione di esonerare Capello e di ingaggiare Zaccheroni dall'Udinese, che nel giro di un anno riporterà la gioia a San Siro con la conquista del più inaspettato degli scudetti, del quale lo stesso Ganz sarà determinante protagonista.