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Una rivoluzione seguita da una stagione difficile: il Milan 17/18 come la Juventus pre-dominio

di Matteo Calcagni

Il calo dell'ultimo mese, dopo la grande rimonta sfiorata, ha fatto sì che si ricreasse un certo clima di amarezza intorno al Milan, con annesse critiche e giudizi negativi nei confronti della campagna acquisti della scorsa estate. Non si può certo dire che Fassone e Mirabelli abbiano azzeccato tutte le mosse effettuate da giugno ad agosto 2017, ma gli errori sono all'ordine del giorno quando un ciclo deve ripartire e quando, in una sola sessione di mercato, vengono acquisiti undici giocatori, a cui si aggiungono i ritorni di José Mauri e Gabriel dai rispettivi prestiti.

IL PARAGONE ECCELLENTE - Un paragone, molto calzante, ci fa tornare alla stagione 2010/11, più precisamente a Torino. Parliamo ovviamente della Juventus e del primo anno della gestione Marotta-Paratici. In quell'estate arrivarono a Vinovo dieci calciatori nuovi: Storari, Bonucci, Motta, Rinaudo, Traoré, Aquilani, Krasic, Martinez, Pepe e Quagliarella, ai quali seguirono Barzagli, Matri e Toni durante il mercato di gennaio. La spesa fu certamente inferiore a quella effettuata dal Milan nel 2017, ma parliamo di un'altra era calcistica, dove i prezzi non erano stati ancora gonfiati in maniera esorbitante. Fatto sta che quella Juventus, da alcuni di quei tredici approdi (Barzagli, Bonucci e Matri in primis), costruì la base per i successi degli anni successivi, dopo essersi classificata settima, posizione che occupa attualmente anche il Milan cinese.

LA STRADA - Sia la Juventus nel 2010 che il Milan nel 2017 hanno affrontato una imponente rivoluzione tecnica, tant'è che, nella calde giornate estive, entrambi i club apparivano competitivi per le prime posizioni. Eppure, come insegna la storia, è difficile assemblare tante "new-entry" in pochi mesi, soprattutto se ci si confronta contro squadre attrezzate, affiatate e rodate. Nell'estate del 2011 Marotta e Paratici rimediarono agli errori dell'anno precedente, andando ad acquisire quei tasselli che furono fondamentali nello scudetto del 2012, come Lichtsteiner, Pirlo e Vidal, in una campagna acquisti tutt'altro che faraonica. Lo stesso dovrà provare a fare il Milan, a prescindere da quello che accadrà in termini societari, con acquisti mirati che si dovranno incastrare a quanto (tanto) già fatto finora.


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