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Un film già visto

di Antonio Vitiello

E ora per il Milan sono dolori. Zlatan Ibrahimovic ci è ricascato, proprio come l’anno scorso quando nel girone di ritorno iniziò a perdere le staffe compromettendo il cammino dei rossoneri. Lo svedese per il ceffone intenzionale ad Aronica potrebbe ricevere 3 giornate di squalifica. Salterà la trasferta di Udine e Cesena, più lo scontro diretto a San Siro con la Juve, la partita che potrebbe decidere lo scudetto. Il nervosismo dello svedese è lo specchio di questa squadra, incapace di trovare sbocchi in attacco e di costruire palle gol importanti. Se non segna lui i rossoneri sono incapaci di pungere. Robinho ha aggiunto alla collezione l’ennesimo gravissimo errore a tu per tu con De Sanctis, e alla fine ha pesato come un macigno sul risultato. Seconda partita a reti bianche per la squadra di Allegri che dopo l’incontro con il Cagliari poteva contare 43 reti in 20 partite. Un Milan troppo contratto che va a infrangersi contro le difese avversarie. Basta un po’ di organizzazione difensiva per imbrigliare un attacco sconclusionato e senza iniziative. Il problema è la manovra che parte da centrocampo, troppo lenta e priva di idee. Mancano i piedi buoni di Aquilani e gli inserimenti di Boateng, così come il Robinho dei bei tempi. Il brasiliano pur sbagliando tantissimo l’anno scorso ha risolto molte partite, ora invece sembra bloccato psicologicamente. Influiscono anche le scelte di Allegri. Il toscano insiste con Emanuelson, sicuramente non il capro espiatorio, ma giocatore che non ha mai convinto. Tiene in panchina El Shaarawy e inserisce una punta solo all’85esimo. Dopo l’espulsione di Ibra Allegri ha pensato a difendersi inserendo Ambrosini, concedendo soltanto 5 minuti a Maxi Lopez. La buona notizia arriva da Torino, con la Juve che si fa intrappolare dal Siena. La corsa scudetto è ancora aperta ma di questo passo il sogno di bissare la vittoria della passata stagione svanirà prima del previsto. La Juve non ha mai perso fino ad ora, ma questa serie di pareggi sono assist imprevisti per il Milan che però non li sfrutta. Bisognerà capire se la squadra riuscirà a reagire all’assenza del suo bomber principe. L’anno scorso Cassano, Pato e Robinho hanno preso per mano il Milan e hanno completato ciò che Ibra aveva costruito nel girone d’andata. L’espulsione di oggi riporta alla mente il film dello scorso campionato, con la differenza che Pato e Cassano non ci sono, mentre Robinho si è smarrito. Allegri ha l’obbligo di sbrogliare la matassa inventando soluzioni tattiche alternative perché questo Milan lento e prevedibile non andrà lontano.


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