Terminator

Mal di pancia di quà, Ibra non segna di là. Ritornelli d'ottobre, decaduti come foglie dagli alberi in autunno. Il buon Zlatan, dopo le critiche durante la sosta per le Nazionali, ha segnato quattro reti e sfornato due assist, decidendo con una prova maestosa il big match dell'Olimpico. Nella settimana delle triplette, lo svedese ha sfoderato una doppietta, la sua seconda con la maglia del Milan: la prima l'aveva segnata all'esordio a San Siro contro l'Auxerre, specializzandosi poi nei singoli gol, pesantissimi e mai banali. Ma nella partita di Ibra a Roma, c'è più di un semplice bis. L'ex blaugrana ha sfornato una prestazione da Oscar, tenedo per mano la squadra a tutto campo, dagli albori della difesa fino alla violenza e la tenacia offensiva. Questo Ibra non vuole smettere, anzi... Nel numero 11 brilla voglia di vincere come non mai: pochi attaccanti, forse nessuno, riuscirebbero ad essere così decisivi in entrambe le fasi, in gare così complicate e difficili. Palle recuperate, palle difese, palle trasformate in oro: Ibra non ha dato tregua ai giallorossi, tenendo fede alla sua buona tradizione nella Capitale. La doppietta, confezionata tra primo e secondo tempo, è il dogma del grande centravanti: due colpi di testa a battere imparabilmente Stekelemburg, nati dopo due assist al bacio dell'ex Alberto Aquilani. La prima rete ha dato il là alla grande prestazione rossonera, l'ultima ha permesso al Diavolo di respirare, con la Roma costantemente in proiezione offensiva alla ricerca del pari. Il 2-3 romanista ha reso il recupero lungo e frebbicitante, ma il Milan se l'è cavata, anche grazie alla gestione dello svedese, bravo a perdere secondi preziosi in fasi cruciali del match. A fine gara Zlatan ha esaltato la prova di squadra, non la sua doppietta: un gesto da leader vero, da trascinatore in campo e fuori. Le critiche sono arrivate a pioggia, non lo hanno scalfito: Ibrahimovic ha restituito tutto con gli interessi e il Milan, questa volta, non può far altro che gioire e sorridere.