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Stupirsi dell'ovvio, l'eccellente lavoro dello scouting rossonero

di Manuel Del Vecchio

Pioli, Ibrahimovic, Maldini, Theo, Massara, Donnarumma, Kessie, Bonera, Kjaer... e come si suol dire, chi più ne ha più ne metta. Tutti splendidi protagonisti di un 2020 rossonero incredibile. I risultati sul campo sono chiari, splendenti, cristallini: Il Milan ha vinto, ha convinto, ha dominato, ha sofferto ma ha vinto ancora. Tutti sono stati protagonisti e tutti hanno avuto un momento (o più) di particolare splendore perché tutti lottano per la stessa causa: il Milan. Questi sono gli eroi ben in vista che i tifosi rossoneri hanno adorato e incitato in questo anno assurdo e difficile, ma il successo di un club moderno passa anche attraverso il lavoro dietro le quinte di diversi componenti. Oggi ci vogliamo concentrare sullo scouting.

ERA ORA - Partiamo dal presupposto che nel 2021 ogni club che si rispetti può e deve far affidamento su un'area scouting moderna, efficace ed efficiente. Il lavoro è molteplice, fra giocatori visionati dal vivo, numeri e dati da analizzare, report e intuizioni, seguendo sempre le direttive dell'area tecnica. Ora tutto questo è possibile anche al Milan: la società, l'allenatore e l'area tecnica finalmente remano nella stessa direzione, il clima è disteso e la volontà è comune. Negli anni passati non era possibile trovare tutto questo nel mondo rossonero, ed è per questo che "ci stupiamo dell'ovvio". Con l'avvento di Elliott però si è iniziato a muovere qualcosa: la società americana ha subito messo in chiaro che il Milan si sarebbe mosso sul mercato sempre rispettando i rigidi paletti del FPF. Tradotto: dimenticarsi i colpi multimilionari, il Milan si sarebbe attivato per scovare i campioni del futuro, giocatori sul punto di esplodere che avrebbero fatto le fortune, sia sul campo e sia dal punto di vista economico, dei rossoneri. Elliott ha creduto fortemente in questa cosa, e i risultati iniziano ad essere ben visibili. Il fondo americano si è affidato al giovane Geoffrey Moncada, dandogli il ruolo di caposcout: il francese è solito lavorare nell'ombra, sul web si trovano davvero poche informazioni su di lui. Avvolto in questo alone di mistero, l'ex caposcout del Monaco (si dice che sia uno dei primi ad aver segnalato Mbappé) ha iniziato il suo lavoro due anni fa, nel dicembre del 2018.

METODO - Due anni dopo i risultati sono evidenti ed è sorprendente, perché attuare un progetto del genere in Italia, in un club storico ed importante come il Milan, è davvero una sfida, per non dire un azzardo. Eppure i frutti di questo lavoro minuzioso li vediamo tutte le domeniche in campo: Theo, Bennacer, Saelemaekers, Leao, Hauge, Tonali, Diaz, Dalot. Nel 2020 il Milan ha schierato la rosa più giovane del campionato e ha chiuso l'anno da primo in classifica. E in questo avvio di stagione sia Moncada che Maldini hanno spiegato alcuni aspetti del progetto rossonero e del loro modus operandi. Facciamo insieme un ripasso. Il caposcout rossonero ha parlato sia a The Athletic: "Noi osservatori dobbiamo capire le possibilità di miglioramento di un giocatore. Se un giocatore di 20 anni ha una partita pessima, ottiene un quattro in pagella, ma se ha un grande potenziale questo è più importante per me. Mi piace quando uno scout la guarda in quel modo e mi dice: 'Guarda, oggi non ha giocato una bella partita, ma è dotato'. Continuiamo a seguirlo e lo guardiamo di nuovo. Non ho bisogno di uno scout che vada solo alle partite. Ho bisogno di qualcuno che guardi gli allenamenti, che parli con i genitori e i direttori dell'accademia. È troppo facile andare a vedere una partita, scrivere una relazione e farla finita. Possiamo farlo dall'ufficio. Dobbiamo avere tutte le informazioni: la situazione del contratto, com'è la famiglia, i piccoli dettagli fanno la differenza. Le relazioni umane fanno la differenza. Alla fine abbiamo un rapporto completo con tutte le informazioni e le statistiche" e sia a 'Podcast Prolongation' del giornalista francese Johann Crochet. Questo un passaggio sul talento norvegese Hauge: "La decisione finale di prenderlo è arrivata con la partita tra il Milan e il Bodo/Glimt. Devo ringraziare l’area 'dati', che mi ha parlato di questo giocatore tra maggio e giugno. Eravamo in pieno lockdown. Non potevamo viaggiare. E volevo vedere questo ragazzo dal vivo. Ne ho bisogno, perché volevo vedere la sua capacità ad accelerare, i suoi cambi di ritmi, l’esplosività. Poi, abbiamo ripreso il campionato, vincevamo le partite. I miei ragazzi mi dicevano tante volte "Geoffrey, guarda Hauge…". Poi, a fine stagione, ho chiesto ai miei scout di analizzare le partite con i video. Tutti mi hanno detto qualcosa di positivo su questo giocatore. Non ho avuto nemmeno un feedback negativo. Poi è arrivata questa partita. E lì abbiamo visto qualcosa di interessante. Anche i ragazzi dello staff tecnico, i match analysts che avevano preparato la partita contro il Bodo/Glimt per Mister Pioli mi hanno parlato di Jens Petter Hauge. Mi sono detto 'anche loro mi parlano di lui'. E poi la partita. Paolo Maldini, Ricky Massara e Ivan Gazidis sono stati bravi, perché subito dopo il fischio finale sono andati a parlare con il Bodo/Glimt e il giocatore, dicendo che il Milan lo volesse. Il timing è molto importante, sono stati molto rapidi. E poi, anche il costo del cartellino. Parliamo di un giocatore tra i 3 e i 4 milioni, dovevamo farlo firmare. Nel nostro mestiere si dice così. Era 'da fare' questo ragazzo. Abbiamo anche preso informazioni sulla sua mentalità, zero problemi su questo. L’abbiamo preso, gli facciamo fare dei progressi, non mettiamo pressione su di lui. Viene dalla Norvegia, nessuna pressione. Abbiamo dei giocatori che sono più pronti di lui come Rebic, Leao, Calhanogu. Lui deve lavorare e fa già parte della squadra, gioca delle partite. Un dato impressionante è il numero di squadre che ci hanno chiamato subito dopo la firma per avere il giocatore in prestito. Almeno 20 squadre".

IDENTIKIT - Anche Paolo Maldini ha regalato al popolo rossonero alcuni aneddoti sul suo modo di intendere il ruolo di DT del Milan: "Nessuno ha la possibilità di vedere tutte le partite. Devi avere all’interno del club uno scout che lavori nella tua direzione. Tra te e il reparto scouting devi iniziare a conoscere quello che tu vuoi e loro magari ti dicono quello che ha funzionato statisticamente negli ultimi cinque anni rispetto ai cinque anni precedenti. Parliamo ad esempio della difesa. Un difensore per me è abbastanza facile da leggere, ma prima veniva richiesto un giocatore che stava bene in un reparto, adesso andrei a prendere un giocatore che è forte nell'uno contro uno, poi gli insegni a stare bene nel reparto. La cosa difficile da insegnare è la forza nell'uno contro uno, la concentrazione, è una cosa che manca. In questo momento, soprattutto per la nostra maniera di giocare ma anche la situazione del calcio in generale, andrei a prendere un difensore forte nell'uno contro uno, al quale poi l'allenatore possa insegnargli di stare all'interno di un reparto”.

FUTURO - È affascinante scoprire piccole cose su questo mondo i cui protagonisti preferiscono lavorare nell'anonimato, ma è anche giusto riconoscere l'eccellente lavoro fatto dall'area scout dei rossoneri. Il Milan ha a disposizione dei veri e propri 007, abili a lavorare nell'ombra e colpire al momento giusto. Guardando i giocatori portati a Milanello ci viene da dire che sono dei veri e propri cecchini infallibili, in attesa di individuare quelli che saranno i prossimi "bersagli". Chissà che non li scopriremo proprio nell'imminente mercato di gennaio.


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