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Reijnders e Loftus-Cheek, ma quindi si può. Ora il battesimo di fuoco

di Manuel Del Vecchio

Mister Paulo Fonseca, durante le sue interviste e le sue conferenze stampa, ci tiene a far sapere, sempre specificando che rispetta sempre le opionioni altrui, soprattutto quando poste in modo educato e costruttivo, che ha piena fiducia nelle sue idee e nel suo modo di intendere il calcio, nonché nei suoi dettami tattici pensati per questo Milan. Si è parlato, e si è chiesto al mister, di un eventuale passaggio al 4-3-3 per sfruttare al meglio le caratteristiche di tutti gli uomini a centrocampo, ma Fonseca, almeno nei numeri, è rimasto fedele a sé stesso. "Riguardo alla difesa non penso di cambiare e giocare con 3 difensori centrali. Poi si parla tanto di centrocampo, 2+1 e 1+2. Questo è all'inizio, poi le dinamiche sono diverse. In fase 1 siamo diversi dalla fase 2. Tutte le grandi squadre iniziano col 4-2-3-1, poi in fase 2 sono col 3-2-5. Sono più importanti le dinamiche durante la partita che lo schieramento iniziale", ha detto alla vigilia della sfida col Venezia, poi vinta 4-0.

Ed effettivamente il Milan è stato schierato con il classico 4-2-3-1, per poi andare a sviluppare dinamiche diverse dal solito rispetto alle altre uscite di questo dimenticabile avvio di stagione. Reijnders e Loftus-Cheek si sono scambiati di posizione, e tanto è bastato per rendere la manovra rossonera diversa, con sbocchi potenzialmente più pericolosi ma sempre con qualche tremore difensivo di troppo.

Ma quindi, davvero è bastato invertire i due calciatori in modo meccanico per trovare nuova linfa? Certo che no. Hanno influito, e molto, anche il livello decisamente basso dell'avversario e un'attitudine generale della squadra, a partire da tutti i giocatori offensivi, diversa.

Nel prepartita di ieri sera su Milan TV Luca Serafini raccontava di come il suo caro amico Massimo Ambrosini gli avesse detto che uno come Loftus-Cheek non poteva dare una spallata ogni tre partite. Tradotto: da un calciatore intenso, forte e potenzialmente devastante come l'inglese ci si aspetta sempre che domini il centrocampo, facendo valere sugli avversari i cm in più in altezza e larghezza che lo contraddistinguono.

Atteggiamento e attitudine, come ha detto Fonseca dopo le prime, rivedibili, uscite. E c'è stata un'inversione di rotta, fermo restando, lo ripetiamo, che il livello dell'avversario affrontato puntava vertiginosamente verso il basso. Però ancor prima di questioni tecniche e tattiche è stato decisamente positivo rivedere l'ex Chelsea tornare nel cuore e nel vivo del match, nella parte più sporca e fisica della partita. 

Spostare Reijnders qualche mattonella più avanti e liberandolo da compiti di copertura in una zona a lui evidentemente poco congeniale ha regalato alla manovra offensiva rossonera un altro giocatore, dopo Pulisic, che quando riceve nelle zone calde del campo, dalla trequarti in su, conduce a testa alta: caratteristica davvero rara in rosa, sfruttarla dove è molto più probabile fare male ha dato tutta un'altra verve al possesso in attacco della squadra. Che poi l'ex AZ sia molto capace anche negli inserimenti e negli scambi nello stretto non lo scopriamo di certo ieri. Era però importante, soprattutto per l'allenatore, avere una conferma concreta di un qualcosa che era già nell'aria da tempo. 

Il Venezia è stato un avversario decisamente modesto, per essere buoni, ora però arriva il vero battesimo di fuoco. Nel giro di una settimana il Milan affronta il Liverpool, corazzata della Premier League e big del calcio europeo, e l'Inter, che ha all'attivo una streak di sei derby vinti di fila. Avversari veri, tosti, probanti. Il Milan è appena uscito dalla convalescenza, allenatori e giocatori dovranno capire come continuare sulla strada intrapresa ieri. È possibile farlo, ora si vedrà quanta voglia avranno di percorrere un sentiero che sembra ben tracciato.


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