.

Profeta in patria

di Pietro Mazzara

Principe nella sua città perché il re è Ibrahimovic che, senza i suoi due palloni telecomandati e morbidi, ha messo a segno una doppietta tanto bella quanto decisiva per il successo in uno stadio che sembrava avere una sorta di maledizione visto che era da sei anni e mezzo che il Milan non riusciva a vincere nell’Olimpico giallorosso e, anche allora, si aveva lo scudetto sulle maglie. Alberto Aquilani si sta ritagliando un ruolo importante in questo nuovo Milan, uno spazio che da marginale è diventato sempre più ampio fino a trasformarsi in una maglia da titolare che, adesso, è veramente difficile togliergli per la qualità delle prestazioni fornite e per come si è immedesimato negli schemi di un centrocampo che sembra non poter fare più a meno della sua qualità e delle sue geometrie oltre che dei suoi inserimenti senza pallone, uno dei must di Max Allegri che sembra avergli consegnato le chiavi della mediana. Lui, il principino, com’era stato ribattezzato quando vestiva la maglia numero 8 della Roma oggi sulle spalle di Erik Lamela, in quello che è stato lo stadio che lo ha visto crescere ad alti livelli e diventare un simbolo di romanità e romanismo, ha tirato fuori dal suo vasto repertorio due cioccolatini per cabeza di Ibra, due cross che lo svedese non ha potuto non sfruttare al meglio e che sono valsi ad Aquilani la palma di miglior attore non protagonista della sfida. Un paio di conclusioni da fuori, una delle quali che ha sfiorato l’incrocio alla sinistra di Stekelenburg, hanno poi impreziosito l’ennesima, ottima, prestazione da parte di Alberto che, a suon di giudizi positivi e convincenti prove, sta mettendo nell’armadio lo scomodo fantasma di Andrea Pirlo.


Altre notizie
PUBBLICITÀ