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Piacciono "gli occhi" del Faraone e deludono le scelte di Allegri

di Emiliano Cuppone

A mente fredda il pari del Tardini lascia ancor di più l’amaro in bocca, se possibile. Il Milan visto a Parma sotto molti punti di vista ha convinto, il diavolo è riuscito a cambiare volto, presentandosi con il trucco rifatto ed uno schema tutto nuovo.
Il 4-2 fantasia invocato da Adriano Galliani è arrivato seppur in parte, visto l’utilizzo di Nocerino (certo non un fantasista, né tantomeno un’ala) nei tre alle spalle dell’unica punta Bojan (un po’ sprecone, ma ammirabile nei suoi duetti con El Shaarawy, i due sembrano parlare la stessa lingua). Il risultato, quello tecnico e non quello del tabellino, è stato piuttosto soddisfacente, perché il Milan è piaciuto in molte fasi della partita, riuscendo a proporre trame interessanti e scambi intriganti fra i protagonisti dell’attacco.
Ha impressionato, una volta e di più, il Faraone. Al di là del gol, la sua prestazione è stata immensa, sempre presente nelle occasioni da gol rossonere, strabiliante quando ha seminato un avversario dopo l’altro in quel contropiede solitario con corsa di 60 metri, stupefacente quando ha recuperato in velocità su un fresco Biabiany, il tutto dopo una partita intera a fare su e giù sulla fascia. Stephan El Shaarawy è il raggio di sole più luminoso che stia illuminando il cammino rossonero. Il ragazzo ha numeri da star, qualità e tecnica sono rare, per di più ci mette una cattiveria, un agonismo, una corsa ed una concentrazione da gregario dai polmoni d’acciaio. Ha solo 20 anni l’italo-egiziano, ma le prestazioni sono da leader vero, gli occhi mostrati nel post partita, poi, sono quelli di un animale ferito e voglioso di riscatto, da chi ci tiene in maniera morbosa alla maglia, da chi ci crede e resta incredulo di fronte all’ennesima partita storta. Ha lo sguardo della tigre El Shaarawy, ha l’orgoglio del campione e del tifoso vero, di chi non si accontenta di stupire ancora una volta gli esperti e deliziare la platea, ma che cerca la vittoria del gruppo, l’unica cosa che conta.
Ancora una volta, però, gli episodi hanno penalizzato questo Milan, l’ennesimo gol preso da calcio da fermo, ancora una volta il calo fisico e di concentrazione nella seconda metà di partita, ancora una volta delle decisioni discutibili di Massimiliano Allegri. I cambi del tecnico livornese si rivelano del tutto sbagliati e di fatto cambiano la partita, in meglio, ma per il Parma. Di difficile interpretazione già la scelta iniziale di gettare Antonio Nocerino alle spalle della punta, a fare l’incursore, l’esterno, ad inventare gioco, in una zona di campo che non sembra assolutamente competergli. Ancor più difficile comprendere il perché uno svagato Montolivo sostituisca un buon Boateng (il ghanese non stupisce, ma ci mette grinta, la voglia s’inizia ad intravedere e sfiora la rete in un paio d’occasioni), il ragazzo di Caravaggio perde un pallone ingenuo a centrocampo, poi stende l’uomo al limite dell’area quando ormai il Parma aveva gettato il pallone. Errore imperdonabile per l’ex viola che poi condisce la sua prestazione con errori di misura e difficoltà visibili a gestire il pallone sul pesante campo del Tardini. Impossibile capacitarsi poi dell’ingresso di Robinho, nervoso, fumoso, ma soprattutto completamente fuori forma il brasiliano, sembrava fosse fermo in mezzo al campo, le sue movenze erano pesanti, appannate, un impatto a dir poco negativo sul match per lui.
Da lodare Allegri nel suo tentativo di variare il gioco con un cambiamento tattico importante, osa il livornese, ma fino ad un certo punto, prova a coprirsi un po’ con Nocerino, ma trova solo un giocatore fuori posizione e tanti spazi concessi all’avversario. Non azzecca una mossa a partita in corso e mostra una certa fretta e forse un po’ di confusione. Qualche spiraglio di rinascita s’è visto al Tardini, ma la squadra sembra essere ancora da registrare, conferme da El Shaarawy, dall’ottimo De Sciglio (umile e concentrato il ragazzino, stupisce per maturità in una zona di campo nuova per lui) e da Zapata. La sensazione è che se solo tutta la squadra (allenatore compreso) avesse quella rabbia che abbiamo notato negli occhi del Faraone, forse questo Milan potrebbe stupire tutti.

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