Perché Conceiçao è il nome che può mettere d'accordo tutti. Villas-Boas permettendo
Sergio Conceiçao ha passato la domenica in Svizzera, a guardare da vicino il figlio Rodrigo che gioca terzino nello Zurigo, nella sfida di campionato contro lo Young Boys. Nel frattempo, a quattro ore di macchina, il Milan viveva una situazione surreale, con lo sciopero del tifo e proseguendo la striscia senza vittorie.
Sciopero del tifo che, tra i vari punti toccati, è dovuto anche alla scelta dell'allenatore, ritenuta in controtendenza con le parole del presidente Jerry Cardinale che ha dichiarato non troppo tempo fa di volere un Milan vincente e nel lungo periodo.
Non era considerato tale Julen Lopetegui, lo è Antonio Conte che però non è obiettivo della dirigenza. Sergio Conceiçao è invece il compromesso che potrebbe mettere tutti d'accordo. Tutti, tranne (forse) il Porto. Formalmente il tecnico è legato al club fino al 2028, col cambio di presidenza potrebbe cambiare lo scenario.
Domani André Villas-Boas sarà insignito ufficialmente della carica di presidente del Porto. Ha già detto che vuole parlare con Conceiçao per capire se ci sono i presupposti per continuare insieme. Il che non è sicuro: Conceiçao sotto la gestione Pinto da Costa aveva enorme potere e non è detto che lo possa avere anche col numero uno. Anzi, l'impressione è che debba scendere a compromessi e questo sarebbe un punto di vantaggio a favore del Milan.
Al Porto dal 2017, Conceiçao ha l'ambizione di fare uno step successivo. Non per soldi, ma per misurarsi a un livello competitivo più alto nel calcio europeo. Dopo aver vinto tutto in patria, al punto da essere l'allenatore più vincente nei 130 anni di storia del Porto, i 7 anni iniziano a pesare a maggior ragione con la partenza di Pinto da Costa, presidente per il quale ha sostenuto anche la candidatura per la riconferma.
"Sogno di tornare in Italia" disse in tempi non sospetti agli albori della sua esperienza al Porto da allenatore. Cinque anni e mezzo da calciatore nella nostra Serie A l'hanno già preparato per quello che può essere un futuro da tecnico nel nostro torneo. Non gli manca nulla: esperienza, carisma e stile di gioco. 4-4-2 o 4-2-3-1, calcio intenso e aggressivo. Niente tiki taka ma manovre offensive semplici e dinamiche; giocatori chiamati a lavorare anche in difesa, nessuno escluso. Pressare alti.Una ricetta che ha portato i suoi frutti non solo in patria, ma che si è rivelata tremendamente efficace anche in Europa. Basti pensare che una squadra come il Porto di superare quasi sempre la fase a gironi di Champions, arrivando in un paio di occasioni anche ai quarti di finale. E facendo piangere spesso le squadre italiane: chiedere alla Juventus, alla Roma. E allo stesso Milan, relegato all'ultimo posto nel gruppo della morte edizione 2021/22, proprio dietro ai portoghesi.