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O2

di Matteo Calcagni

Sotto ossigeno, nel vocabolario milanista, troverete tra i sinonimi anche Robson de Souza, detto Robinho. Bistrattato lo scorso anno per qualche conclusione sbagliata, il brasiliano ha messo a tacere i critici, diventando un alfiere fondamentale nello scacchiere di Allegri. Corsa, sacrificio, assist ed una buona propensione al gol: l'ex Manchester City ha offerto nuova linfa al Diavolo, duettando magistralmente con tutti i compagni del reparto offensivo. A fine stagione ha chiuso con un ampio bottino realizzativo: 14 reti in campionato, le stesse siglate da Ibrahimovic e Pato, assenti in alcune fasi della stagione per differenti motivazioni (squalifiche ed infortuni). Il numero 70 ha sempre presenziato, tenendo per mano il Milan in tutte le gare più ardue e complicate: indimenticabile la rete siglata a Brescia, quando lo spuntato undici rossonero ha dato il colpo decisivo per la vittoria dello scudetto. In questa squadra irriconoscibile, che ha balbettato in lungo e in largo tra settembre e ottobre, è mancato proprio Robinho. Quell'edema osseo inguinale (definibile più comunemente come pseudo-pubalgia) lo ha attanagliato per settimane, privando Allegri di una pedina importantissima. Ora i problemi fisici sono finalmente superati e, dopo queste due settimane di allenamenti personalizzati, il folletto brasiliano dovrebbe essere pronto per il rientro in campo. Già contro il Palermo, vista l'assenza per squalifica di Kevin-Prince Boateng, il ritorno di Robinho significherebbe ossigeno puro per la compagine milanista.


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