Non sarà il suo Derby...
Non possiamo dire che sarà il suo Derby, non possiamo semplicemente perché, in quanto ex interista, Zlatan Ibrahimovic ha già regolato i conti con il passato. Un passato con cui, tenendo fede alla sua personalissima tradizione, non si è lasciato bene. Dall’altra parte tutti lo temono, moltissimi lo detestano, molti si sentono traditi. Poco cambia se la transizione rossonerazzurra sia stata parzialmente addolcita dalla parentesi blaugrana. Quest’anno l’attesa di Zlatan Ibrahimovic non sarà animata da quel sentimento di rivalsa che 15 mesi fa lo caricò a molla e gli valse alla fine la palma di match-winner. Di protagonista numero uno, autore di una prova indimenticabile e coronata dalla rete decisiva. Come del resto è successo tantissime volte durante la sua storia rossonera. Non sarà la sua partita, dicevamo, perché non ci sono partite che Ibra senta più o meno sue. Lui vuole giocare sempre al massimo, vuole continuamente assicurarsi quella palma che tanto gli sta a cuore. Contro l’Atalanta come contro la Roma; contro il Bate Borisov come contro il Barcellona e contro l’Inter. E’ grazie a questo modo di concepire il proprio lavoro che il nostro numero 11 riesce ad essere quello che é. Un fuoriclasse indiscusso, il punto fermo intorno a cui ruotano le alternative e si scrivono pagine indimenticabili. Ancor più che l’analisi delle prestazioni, per lui parlano chiaro, chiarissimo, le cifre collezionate fino a questo punto della stagione. 12 reti in 17 gare di campionato; 4 gol in 6 partite in Champions League. Disarmante, soprattutto in relazione al bottino della scorsa stagione, che lo vide portare a casa complessivamente 18 gioie tra Campionato e Coppa. Siamo ad una tappa dalla fine del girone di andata, e lo svedese ha praticamente uguagliato il proprio score della passata stagione. In barba a chi fino a qualche settimana fa lo voleva stanco, vecchio e demotivato. Non sarà il suo Derby: ha messo gli occhi su tutta la stagione.