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Milan, la rivoluzione non parte da Tymoščuk

di Matteo Calcagni

Mark van Bommel, in un solo anno e mezzo, ha rappresentato un valore aggiunto e vincente per il Diavolo. L'acquisto del totem olandese, prelevato a parametro zero dal Bayern nel gennaio 2011, fu decisivo per la vittoria del diciottesimo scudetto. Un professionista straordinario il trentacinquenne Maasbracht, capace di abbracciare appieno la causa rossonera, fino alle copiose e sentite lacrime dell'addio. Un addio preventivato, vista l'età del calciatore, che ha però lasciato un grande vuoto, un vuoto di carisma e di ruolo, considerando il peso specifico dell'attuale capitano orange. Proprio per questo motivo il Milan sta cercando di sostituirlo, ma l'impresa non è delle più facili: i giovani (bravi) costano cifre considerevoli (vedi Strootman) e i calciatori esperti non si sposano alla perfezione coi nuovi parametri della società. L'ultimo nome, rimbalzato di giornale in giornale, è quello di Anatolij Tymoščuk, centrocampista ucraino, vicino a lasciare il Bayern Monaco. L'ex Zenit ha un contratto in scadenza a giugno 2013 e la società bavarese, se arrivasse un'offerta, non opporrebbe particolare resistenza. Si potrebbe quindi profilare l'ennesima operazione low-cost, esclusivamente proiettata all'immediato presente e non al futuro: il Milan offre contratti annuali agli over 30 e, eventualmente, anche l'ingaggio del trentatreenne di Luc'k non si discosterebbe da questa politica. L'anno prossimo si ripresenterà lo stesso medesimo problema e, come al solito, Galliani dovrà prodigarsi in salti mortali per trovare l'ennesima soluzione a costo zero (o giù di lì). I fondi esigui, o quasi azzerati, obbligano il Milan a contenere i costi, ma siamo così sicuri che i vari Tymoščuk siano un toccasana per il bilancio? Per ingaggiare giocatori esperti, è inevitabile mettere sul piatto cifre piuttosto consistenti per l'ingaggio. Tra cartellino e stipendio al lordo, il Nazionale ucraino andrebbe a costare circa 6/7 milioni alle casse di via Turati, senza considerare gli eventuali premi o accordi per il futuro. L'acquisto di un giovane peserebbe di più nell'immediato, ma garantirebbe anni di "sicurezza" (senza dover continuare a sondare il mercato in cerca di "occasionissime") e permetterebbe un possibile rientro dell'investimento. Nell'estate della "rivoluzione", rotto il cordone ombelicale con i senatori, affidarsi ad un classe '79 non sembra una scelta particolarmente vincente ed azzeccata.


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