Milan-Boateng, verso l'addio: le tappe che hanno portato alla sua possibile cessione
Un divorzio annunciato da tempo che si potrebbe concretizzare a breve. Quello tra Kevin-Prince Boateng e il Milan è un rapporto che non può più andare avanti, soprattutto per volontà del ghanese che fin da gennaio, pur sapendo di non aver fatto una grande annata, ha sempre sparato alto nelle sue richieste per il rinnovo del contratto che gli scade il 30 giugno 2014. Il Boa, fin dalla scorsa estate, non è un incedibile e la stagione non positiva che ha fatto quest’anno ha rischiato di dimezzarne il valore di mercato. Pochi gli alti che si ricordino, moltissimi i bassi dovuti a un impegno mai pieno e alla sua indolenza al sacrificio. Eppure, quando arrivò in rossonero nell’estate del 2010, sembrava un altro tipo di giocatore, uno di quelli che, viste le potenzialità, avrebbero potuto far parte a lungo del Milan. E invece no. Se guardiamo la sua prima annata rossonera e le altre due, si può notare nitidamente come ci sia stato un crollo verticale nel suo rendimento in campo dove sono state più le insufficienze, alcune anche molto gravi, rispetto ai voti positivi. Storia di un ragazzo diventato personaggio, che si è messo una maschera sul volto e ha pensato di poter portare avanti tutte e due le cose ma se non sei un fenomeno vero, difficilmente si può fare il calciatore ad alti livelli e anche l’uomo copertina. Basandoci solo sul campo, perché della propria vita privata ognuno fa quello che vuole, Prince non ha mai raggiunto i livelli dell’anno dello scudetto ma nonostante questo, ha sempre pensato di poter valere, a livello economico, di più rispetto a quello che veramente è. A gennaio il Galatasaray si era fatto sotto, il Milan chiese 15 milioni e lui, per rinnovare con i rossoneri, chiese 4 milioni di euro all’anno per quattro anni. Pura follia. Adesso, dopo l’incontro in sede tra il suo agente e Galliani, tutto è più delineato. Si aspetta l’offerta dal Chelsea ma anche da qualche altro club inglese, con il Milan pronto a chiudere subito la trattativa. Per liberare anche una maglia, la numero 10, che andrà sulle spalle di chi, forse, potrà onorarla meglio.