Mentalità Yepes: quando la sciabola serve più del fioretto
La semplicità di un leader. Un leader vero, che non alza mai la voce e che sorride sempre. Mario Yepes è questo e da tre anni a questa parte sa bene qual è il suo ruolo nel Milan e non ha mai avanzato pretese di sorta. Nemmeno in estate quando la coppia centra Nesta-Thiago Silva si è sciolta per decisioni di mercato. Lui ha capito la situazione e sapendo di non essere la prima scelta, ma di avere dalla sua una grande esperienza soprattutto di spogliatoio, si è messo a disposizione di Allegri con più entusiasmo di prima. Forse addirittura con una voglia maggiore rispetto a quando è arrivato a Milanello nell’estate del 2010. Anche nella partita contro lo Zenit, Yepes è entrato subito con la giusta mentalità in campo, mettendosi al centro della difesa a veleggiare sui palloni alti che i russi cercavano di mettere dentro l’area di rigore. Niet, dicono da quelle parti. Non si passa. Per far capire che non era entrato solo per fare numero, l’esperto centrale rossonero è andato a prendere Hulk sulla fascia sinistra e lo ha timbrato come si usava fare una volta, giusto per far capire agli avversari qual’era l’andamento della Mazurka in quella fase di partita. Il giallo mostratogli da Brych gli è scivolato via senza colpo ferire perché in quel momento quello che contava veramente era difendere il risultato. E quando il gioco si è fatto duro, Marione ha iniziato a giocare.