Mal comune, mezzo gaudio
Mal comune, mezzo gaudio. Una frase simbolo della natura umana sempre valida nella vita ma soprattutto nel mondo dello sport. Perché il confronto tra le due milanesi, nella stagione del celebre scambio Cassano-Pazzini, è un obbligo morale più che un semplice giochetto statistico. E così perdono tutti (nel vero senso della parole, vista la domenica nera sotto l’ombra del Duomo). E di conseguenza sorridono in altrettanti. Perché osservare il Pibe de Bari calpestare i piedi a Sneijder e arrancare con una fragile Inter (nonostante i due gol messi a segno) è una delle poche gioie che possono far sopravvivere il tifoso rossonero a un filotto di sconfitte e prestazioni opache senza precedenti. La risposta pronta del giovane studente sbeffeggiato a scuola, l’oggetto di discussione al bar dello sport per i lavoratori in pausa pranzo.
Mors tua, vita mea. I latini insegnano l’egoismo umano. Lo sguardo dei dipendenti rossoneri in zona mista nel post Milan-Samp alla notizia dell’assist di Cassano era l’emblema della paura. “Forse che forse abbiamo dato ai cugini un campione?”. La stessa paura che ha attanagliato Moratti dopo ogni scambio della decade scorsa. Quando il Milan ha costruito i suoi successi con gli scarti dell’Inter e con i nerazzurri sempre più feriti nell’orgoglio per scelte suicide. Ma dopo un mese di calcio ogni perplessità è svanita: l’Inter non ha comprato il salvatore della patria, né il Milan si è portata in casa l’erede di Ibra. Come si è scritto poc’anzi, mal comune…