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Maignan a Sportweek: "Nuova stagione? Mai preoccupato: amo le nuove sfide. Ogni volta a San Siro è magico"

di Francesco Finulli

Mike Maignan non si ferma mai, è sempre attivo: che sia su un campo da calcio, in vacanza con la sua famiglia o a fare uno shoot fotografico con una casa di moda. Il portiere rossonero è stato intervistato da Sportweek in occasione del lancio della sua capsule collection, linea sport, con Missoni. Tra gli argomenti trattati un po' della sua persona e tanto San Siro,

Niente paura

Nella prima domanda veramente inerente al Milan, Maignan fa uscire tutta la sua personalità, uno dei tratti che lo ha fatto entrare nel cuore dei tifosi fin da subito al di là delle prestazioni in campo: "Preoccupato per la nuova stagione? Mai preoccupato. Ci saranno nuove sfide, nuove prove: ed è proprio questo che amo". Quasi un motto riassuntivo di ciò che è il numero 16 rossonero. Poi una battuta sul suo stile di gioco, anticonvenzionale: "Per me è importante andare oltre la mia funzione, il mio ruolo non si limita all'area di rigore, parlo molto coi miei compagni di squadra per prevedere le mosse dell'avversario. Ho sempre avuto questa mentalità perchè parto dal presupposto che sia benefica per la squadra". Un portiere che vuole sempre dare il meglio di sè ma al primo posto mette sempre il gruppo: "Se faccio una buona partita ma la squadra perde, non sarò mai soddisfatto". Eppure, da giovane, non voleva stare tra i pali... "Ero attaccante o numero 10, non volevo andare in porta. Sono finito lì per caso e da ragazzino mi alternavo. A 10-12 anni ho sostenuto dei test a Clairefontaine, l'accademia nazionale del calcio francese. L'allenatore che mi accompagnò al provino mi lanciò una sfida: 'Se arrivi all'ultimo turno di selezione, resterai portiere'. Fortunatamente o sfortunatamente è quello che è successo. All'epoca mi seguiva il Psg e questo mi ha convinto a restare in porta ma ho mantenuto il desiderio di giocare più avanti e di partecipare al gioco".

Magia

Il suo soprannome è "Magic" e la magia avviene anche a San Siro, ogni volta che Maignan scende in campo con la maglia del Milan: "Ogni volta che entro in campo è magico. Tutto lo stadio, tutto il popolo rossonero alle spalle. E poi il contesto di alcune partite rende la cosa ancora più speciale". Ed ecco a raccontare quali sono state le due gare che più lo hanno colpito nella sua esperienza al Milan: "In casa contro la Fiorentina, eravamo vicini allo scudetto. I tifosi hanno scortato l'autobus, l'entusiasmo era incredibile, ho sentito tutto lo stadio spingere dietro di me, ci ha dato le ali, ci sentivamo invincibili". E poi: "L'andata contro il Napoli in questa stagione di Champions League: si poteva sentire che il Milan è la Champions e che San Siro vive per quei momenti". Un rapporto speciale per uno stadio e dei tifosi speciali che Maignan vuole riassumere così: "E' come entrare in un'arena di gladiatori. Siamo galvanizzati dagli spettatori e pronti a combattere".

Mentalità e modelli

Nella chiacchierata, infine, spazio anche al racconto di come si è formato il Mike Maignan uomo. "Sono sempre stato diverso, in anticipo rispetto alla mia generazione: questo grazie alla mia mentalità, ho sempre cercato di pensare con la mia testa. Fin da piccolo anche nelle difficoltà pensavo: 'Non sono morto, non sono morto!". Ma anche il Mike Maignan calciatore, tra modelli: "Da bambino guardavo Edwin Van der Sar. Ma presto mi sono convinto che dovevo essere io il mio modello". E illustri colleghi: "Provo molto rispetto. In particolare per Manuel Neuer e per il contributo che ha apportato al nostro ruolo".


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