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Leao si racconta a Sky: "Vogliamo vincere l'Europa League, negli anni sono cresciuto molto"

di Niccolò Crespi

Il Milan si appresta a preparare l'importante e assolutamente da non sottovalutare, partita di Coppa Italia in programma domani sera a San Siro contro il Cagliari di Mister Ranieri, reduce in campionato da un pareggio per 0-0 in casa contro l'Empoli. Del momento dei rossoneri, concentrandosi anche sul proprio percorso di crescita ha parlato così, in esclusiva a Sky Sport, il numero 10 del Milan Rafa Leao: questa la sua intervista integrale.

C'è un motivo perché siamo in questo studio, vuoi parlare di musica o di calcio?

"Sono le mie due grandi passioni, parliamo di tutto quello che volete. Sono le due cose che mi danno modo di esprimere le mie emozioni. In campo con il sorriso e con la musica attraverso le parole. Dico alle persone di non arrendersi mai. Entrare a San Siro con la palla e indossare la maglia del Milan è sempre una gioia"

Come nasce la passione per la musica?

"Ce l'ho da sempre. Mio padre era un cantante, mio zio DJ. Sono nella musica da quando ero piccolo. Ho iniziato a scrivere e cantare in quarantena perché stavo tanto a casa. Per me che sono un timido, questo è servito a tirare fuori le emozioni nei momenti difficili. Ho cominciato così".

Quali parole usi nelle canzoni?

"Dico di non arrendersi mai. Cinque anni fa ero un bambino, giocavo in Francia e oggi sono al Milan in uno dei club migliori del mondo".

Quando hai capito che avresti davvero fatto il calciatore e quali difficoltà hai avuto?

"Entrambe le cose sono successe allo Sporting Lisbona. Stavo facendo bene, mi allenavo con la prima squadra ma all'allenatore Jorge Jesus non piaceva lavorare con i giovani e quindi pensavo che sarebbe stato difficile sfondare. Poi però ho cominciato ad allenarmi bene e per una partita contro il Porto sono stato convocato. Sono andato in panchina, ero già emozionato a stare con i grandi perché era una partita importante. Ad un certo punto il nostro attaccante si è fatto male e il mister mi ha detto di entrare. Non ero pronto ma al tempo stesso non ero nervoso, ma ho pensato 'ora o mai più'. Sono entrato, abbiamo perso ma ho fatto gol e da lì ho pensato di poter fare qualcosa di importante".

E qualche momento di down?

"Sì, quando ci sono stati degli infortuni e poi quando sono andato in Francia. Nuova lingua, campionato diverso, ero andato lì a parametro zero, c’erano due persone che parlavano portoghese ma sono stato 5 mesi in panchina. E’ stata dura. Lì ho pensato di aver fatto la scelta sbagliata. Ero molto giovane, non avevo la mia mamma e il mio papà con me, abitavo da solo ma quello mi ha fatto crescere. Se fossi rimasto in Portogallo non sarei diventato il giocatore che sono ora".

Ti identifichi in questi tanti giovani del Milan che si stanno affacciando in prima squadra? Al gol di Simic sei esploso come se avessi segnato tu…

"Sì, una sensazione incredibile, come se avessi fatto io il mio primo gol con il Milan. Simic è un ragazzo bravo, che ascolta consigli. Ma anche altri come Camarda e i ragazzi che si allenano con noi devono lavorare e sfruttare al massimo le loro occasioni. Non è facile ma l’opportunità può capitare domani o dopodomani, non bisogna per forza aspettare anni".

Anche i più grandi ti rispettano, ti senti più leader per questo?

"Sapere che i miei compagni si aspettano tanto da me mi inorgoglisce, mi fa stare tranquillo e mi motiva, mi spinge a dare il meglio".

Fascia da capitano in Milan-Verona, come è maturata la decisione?

"Quella settimana là era un momento così così, non stavamo vincendo. Il giorno della partita avevamo fatto meeting e riunione su tattica, poi il mister ha detto che senza Theo e Calabria sarei stato io il capitano. Non me lo aspettavo però ha detto così. Ha detto che avevo la fiducia da parte di tutti. Erano tutti contenti e sono stato orgoglioso di questo. Sono tanti anni che sono qui, è già una gioia essere qui, poi spero di essere capitano altre volte".

Qualche tuo idolo ha indossato la 10?

"No perché il mio idolo è Ronaldo che indossa la 7".

Cosa ti manca per arrivare al livello dei Ronaldo e di Mbappé. Ci puoi arrivare?

"Si ma non sono egoista. Posso fare gol ma se posso anche fare assist, passo al compagno. A questi livelli i numeri fanno la differenza perché Mbappé, Haaland, Messi fanno numeri che parlano per loro. Quando la penserò come loro, arriverò a quel livello".

Ti inseriresti in una top 11 mondiale?

"Sì, perché sto facendo bene e so che posso starci. Altri giocatori della mia età adeso sono ad un livello più alto del mio però si".

Disegniamo la top 11…

"4-3-3. Maignan, Cancelo a destra, Theo a sinistra, Thiago Silva centrale con… Van Dijk? No… Ruben Dias. A centrocampo Bellingham, De Bruyne, Modric. E davanti Leao a sinistra, Vinicius a destra e Mbappé centravanti".

I tifosi del Milan avevano Baresi, Maldini, Donnarumma, Tonali, adesso hanno la maglia numero 10 di Leao come punto di riferimento. Ami il Milan come la gente ama te?

"Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me, oggi sono un idolo. Per questo li ringrazio. Mi hanno messo pressione ma è sempre stata una buona pressione come a dire ‘dai muoviti, puoi farcela’. I tifosi mi hanno accompagnato, senza di loro non sarei quello che sono oggi".

E la gonna che hai fatto vedere agli Awards?

"Personalità. Mia mamma non era molto convinta, mi chiedeva perché dovessi indossare una gonna, poi però si è convinta e ha detto che stavo bene (ride, ndr)".

Prossima passione dopo calcio: musica e moda?

"Mi piace provare tante cose. Magari un giorno dipingerò quadri. Per ora questi tre sono gli ambiti in cui mi piace esprimermi".

Con Pioli rapporto speciale, ti sa prendere, è come se fosse un padre con te, ce lo racconti?

"All’inizio il rapporto era un po’ strano. Io sono una persona a cui devi dire le cose giuste e dirette senza girarci troppo intorno. Se mi parli 30 minuti non ti ascolto. Il suo approccio era aggressivo, io sono tranquillo e quindi devi saperti relazionare con me. Lui però mi ha capito ed è cambiato. Mi chiamava spesso per chiedermi della mia famiglia, se avessi bisogno di qualcosa, del modo di giocare. Da lì è cambiato il nostro rapporto come se fosse una relazione tra papà e figlio. Quando vado in campo ho la responsabilità anche di giocare per ripagare la sua fiducia. Lui merita il meglio, mi ha aiutato a crescere come un uomo e mi ha responsabilizzato. Mi dice sempre la cosa giusta, non dice cose a vanvera. Mi parla poco ma mi dice cose giuste".

E tu quando diventerai papà?

"Bella domanda, è una cosa che voglio. Aspetto di trovare la ragazza giusta. Ho un grande papà, una grande mamma. Non lo so ma lo voglio tanto, voglio essere un papà giovane".

Se non ti piacciono le persone aggressive, come hai fatto capire ad Ibra come relazionarsi con te?

"Quando facevo buone partite lui non mi diceva niente, quando giocavo male invece lui arrivava e mi diceva 'Rafa…'. Mi trasmetteva una pressione positiva. Quando sai che una persona ti parla per aiutarti, sai che ti vuole bene e quindi i consigli di Ibra mi hanno aiutato. Adesso con il suo ritorno mi aiuterà ancora di più, è una persona importante per tutti noi e per il Milan. Fondamentale averlo con noi".

Cosa può darvi adesso? Cosa vi manca per essere al livello di Inter e Juve?

"Il campionato è lungo ma per vincerlo non puoi lasciare troppi punti per strada, soprattutto nelle partite giocate bene. Per conquistare il campionato devi vincere quasi tutte le partite e pareggiare quelle che non puoi vincere. Però la squadra quest’anno è migliore dello scorso anno. Le ultime vittorie hanno alzato il morale del gruppo, vogliamo provare a vincere qualcosa di importante quest’anno".

Europa League può essere il vero, grande obiettivo quest'anno?

"Sì, vogliamo vincerla. Ibra l’ha vinta, ci trasmetterà l’esperienza per poterla vincere. Il Milan non l’ha mai vinta. Con tutti i miei compagni sappiamo di avere la responsabilità di poter essere ricordati anche per quello".

Un’immagine dello Scudetto del 2022?

"Una partita in particolare più che un’immagine. Contro la Lazio, con gol di Tonali. E’ stato un 'momento di squadra', non abbiamo mollato fino alla fine. Dopo quella partita abbiamo capito che era scritto, era destino, sapevamo che avremmo vinto".

Il 2023 è stato l'anno della firma, un patto d’amore. Ci racconti up&down della trattativa, nella tua testa hai avuto solo il Milan o hai barcollato?

"Assolutamente no, il Milan ha sempre saputo le mie intenzioni, volevo e voglio stare qui per tanti anni solo che ho aspettato il momento giusto, ma con il Milan non ci sono mai stati problemi".

Una canzone della tua carriera al Milan?

"Eminem, Not Afraid. Mi piace il ritmo e mi piacciono le parole. Non ho avuto paura di poter vincere e di far vedere a tutti quello che valevo. Ho dovuto aspettare il momento giusto per crescere e cogliere la mia opportunità".

Una canzone che ti fa invece pensare al Milan...

"Quella che mettono allo stadio. Che confusione, sarà perché ti amo, è un’emozione… (Leao canta e sorride, ndr)". Poi, prima di augurare buone feste, svela un'altra passione, per la cucina italiana: "Carbonara, lasagna, pizza, risotto, cotoletta…". E saluta tutti in milanese: "Milan l'è un gran Milan".


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