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Lavorando sull'ibrido

di Matteo Calcagni

Si è a lungo discusso, forse anche troppo, sul ruolo che Stephan El Shaarawy dovesse ricoprire negli schemi rossoneri. La realtà è che, al di là della posizione effettiva in campo, per un giovane il vero obiettivo sia giocare con continuità. Il diciannovenne savonese questo lo sta facendo, e anche bene: dopo le prime due prestazioni non proprio convincenti contro Sampdoria e Bologna, il ragazzo ha cambiato registro, migliorando di partita in partita. Alla quinta presenza (se consideriamo anche il gettone in Champions League) è arrivato anche il gol: una splendida bordata dai 27 metri, sulla quale l'ottimo Brkic nulla ha potuto. Stephan in tante interviste ha fatto presente di gradire il ruolo di esterno, ma le sue qualità gli permettono di svolgere anche compiti meno periferici. Non è un caso che la rete siglata all'Udinese sia arrivata proprio per vie centrali, con il 92 che, dalla distanza, ha saputo trasformare in oro l'intelligentissimo appoggio di Pazzini. El Shaarawy si esprime alla grande come laterale d'attacco, ma le sue caratteristiche gli consentono di duettare sia al fianco che alle spalle del centravanti. Massimiliano Allegri lo scorso anno ha lavorato molto su questo aspetto, cercando di trasformare un esterno offensivo in una seconda punta, non solo per motivazioni esclusive al modulo. Partendo defilato l'ex Padova si esprime meglio nello spazio, ma trova più difficoltà a trovare la via della porta, potendo sfruttare solo parzialmente il suo grande tiro. Nel traffico del nucleo difensivo avversario, il giovane attaccante ha meno spazio, ma può colpire a rete con più frequenza e/o lucidità. Al momento siamo di fronte ad una sorta di ibrido, che alterna le sgroppate dell'esterno ai colpi della punta: lavorare da questo punto di vista potrebbe plasmare definitivamente il calciatore, esaltandone appieno le doti atletiche, tecniche e balistiche.


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