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La qualità dov'è?

di Pietro Mazzara

Tralasciando, per quanto sia difficile, il risultato, la sconfitta nel derby ha messo a nudo in maniera ineluttabile e inattaccabile un fattore molto indicativo: questo Milan, in mezzo, non ha qualità. Se si analizzano i membri del centrocampo rossonero a disposizione di Massimiliano Allegri troviamo solamente due giocatori di un certo spessore tecnico, due soli che sappiano cambiare il gioco e dare geometrie ad una manovra che troppo spesso va avanti per forza d’inerzia per vie orizzontali producendo un possesso palla molto sterile e mai proficuo di azioni da gol. Si perché togliendo Aquilani e Seedorf (e il giovane Valoti), il Milan si ritrova in rosa sette giocatori che non hanno nell’impostazione e nel cambio di passo le loro armi principali perché Gattuso, Ambrosini, Flamini e van Bommel sono dei mediani puri, Nocerino e una mezz’ala brava negli inserimenti ma al quale non puoi dare le chiavi della mediana in fase d’impostazione, Emanuelson è un trequartista mal adattato mentre Boateng ha degli spunti personali ma non è un direttore d’orchestra. Andando indietro con la memoria, mai si è avuto un centrocampo così povero tecnicamente e si rimpiange quando, nel cuore del campo, si giocava con Pirlo, Seedorf, Rui Costa, Rivaldo e Serginho tutti contemporaneamente insieme con un Fernando Redondo a mezzo servizio ma mai banale. Erano altri tempi, era un altro Milan e, per tornare a quei livelli, c’è bisogno di gente che dia del tu al pallone altrimenti, il famoso “giuoco” scintillante richiesto dal presidente Berlusconi rimarrà solo un progetto ambizioso, bello ma tristemente incompiuto.


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