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La maledizione del 10 per consacrare il Boa in mediana

di Emiliano Cuppone

La scelta di Allegri sembra essere chiara, netta, decisa: Kevin Prince Boateng deve giocare in mediana.
Da queste pagine chi scrive lo ha invocato a ripetizione nei mesi scorsi, il ghanese sarebbe una mezz’ala unica se solo si capacitasse che quello è il ruolo tagliato per lui. Impiegato da trequartista, in un ruolo di “fantasista atipico” sdoganato negli ultimi anni da giocatori come Hamsik, bravi tecnicamente, ma non eccelsi nell’assist, ottimi nell’inserimento, ma meno nel far girare il pallone, il principe rossonero potrebbe rappresentare il salto di qualità in mezzo al campo.
La partenza di Ibrahimovic ne ha limitato, e di molto, gli spazi nelle vie centrali, diminuendo sensibilmente le occasioni di inserimento fra i due centrali difensivi, di fatto tarpando le ali al dirompente Boateng dei primi due anni in rossonero. Arrivato a Milanello con il ruolo di mezz’ala pura, l’ex numero 27, oggi numero 10 con una scelta che lascia intendere quali siano le ambizioni di KPB, ha trovato la sua dimensione sulla trequarti in un Milan molto fisico che poteva contare sui movimenti importanti dell’unico attaccante al mondo che smuove le montagne. Lo svedese era il partner ideale, capace di creare voragini nelle difese e servire il pallone ad occhi chiusi ad ogni compagno che cercava l’inserimento alle sue spalle, capace di far andare a segno Antonio Nocerino, certo non un bomber in carriera, per ben 11 volte in una stagione, con i ringraziamenti sentiti del centrocampista napoletano.
La carenza di qualità offensiva del Milan di quest’anno, però, e non da meno quella in mediana, non può far altro che costringere Boateng ad arretrare il suo raggio d’azione, rispolverare tutta la corsa e la grinta che ne hanno contraddistinto la carriera sino all’incontro con Allegri, per mettersi al servizio di una squadra che ha ancor più bisogno di lui. Partirà da dietro il Boa, avrà sicuramente meno occasioni per andare in gol, un vizio che non vorrebbe proprio togliersi quello della rete, ma potrà essere molto più utile all’economia di una squadra che ha bisogno di grinta e piedi buoni in mezzo per ritrovare gioco.
La possibilità per Allegri di cambiare modulo finalmente, potendo sopperire alla carenza di geometrie con una dose maggiore di fantasia e qualità in avanti e sugli esterni in particolare, magari passando ad un 4-3-3 che potrebbe regalare più cross ed occasioni a Giampaolo Pazzini (giocatore lontanissimo da Ibra per caratteristiche). Un Boateng più operaio, ma ancor più leader di prima, non un bagno di umiltà, ma una responsabilizzazione ancora più importante per lui, con quel 10 sulle spalle da portare con orgoglio partendo dalla sinistra del centrocampo. Un po’ una “maledizione” quel 10, condannato negli ultimi anni ad essere oggetto di contrasto fra chi lo porta e chi l’allena, come Clarence Seedorf, trequartista nell’anima, ma mezz’ala sul campo per chi lo schierava.
Un ritorno al passato con uno sguardo al futuro per Kevin Prince, una scelta tattica che potrebbe consacrarlo definitivamente e concedergli ufficialmente i gradi di campione. Da appurare la volontà e l’abnegazione di un giocatore che dovrà metterci attenzione ed applicarsi in un ruolo che non sente del tutto suo, ma che sembra essere stato creato a posta per giocatori con le sue caratteristiche. Ci si aspetta una crescita professionale importante da lui, ci si aspetta che sappia metterci intelligenza e duttilità, che sappia mettere da parte la foga che troppo spesso ne ha limitato le prestazioni e trovare la dimensione migliore per lui. E’ arrivato il momento di fare quello per cui è stato progettato, stupire e convincere giocando nella zona del campo che gli compete per natura, diventare finalmente un trascinatore dentro e fuori dal rettangolo verde, un leader vero, un campione.

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