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L'ultima chance

di Luca Guazzoni

"Non ho mai pensato di lasciare il Milan". "Peccato", diranno alcuni. "Meno male", diranno altri. Perchè Philippe Mexes è un ragazzo che non può lasciare indifferente, questo è certo. E' uno di quei giocatori talmente altalenanti – anche nel corso di una stessa partita - che non si capisce mai se si tratta di campione vero, di difensore celestiale o di sopravvalutato mastino. Beh, come spesso accade forse la retta via sta nel mezzo. Insomma, nè brocco, nè purosangue.
A 18 anni era un potenziale fenomeno, tutta l'Europa ne era innamorata. Possente, elegante, raffinato nel lancio. Ricordava un giovane Nesta. Era stato Capello a convincerlo a mollare l'Auxerre e firmare per la Roma – prima di mollare armi e bagagli e tradire la Lupa per la Zebra – con relativa querelle nelle aule giudiziarie. Solo che Nesta non era. Perchè per diventare fuoriclasse c'è un dettaglio che conta più del resto: avere la testa sulle spalle ed essere un professionista esemplare. Non nascono mille George Best alla settimana.
E così a Roma iniziano i problemi: l'ambiente capitolino non è il massimo per vivere con tranquillità e il carattere burbero di Philippe lo rende bersaglio di critiche feroci. Facendola breve, arriva al Milan. Dove lascia qualche naso a storcere. Tutti ricordano il sanguinoso 'buco' su Messi al Camp Nou e la sciagurata partita con la Fiorentina.
Però Mexes è anche l'unico difensore dell'attuale rosa a poter garantire il salto di qualità. L'anno scorso era una riserva di lusso, dietro Thiago e Nesta ma davanti a Yepes e Bonera. E, potenzialmente, le gerarchie rimangono le stesse. Tocca a lui rimettersi in sesto fisicamente, elevarsi a leader e prendersi ciò che è suo di diritto: il posto da titolare. E se così non sarà, diventerà lavoro per Galliani di cercare un lido agiato per il suo contrattone da 4,2 milioni annui. Una cara follia.


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