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L'esempio contro la promessa

di Francesco Somma

C’è chi è fermamente convinto che la miglior difesa sia sempre e comunque l’attacco. E poi c’è chi, guardando ai numeri dell’ultimo Milan, quello Campione d’Italia, si convince che la miglior difesa sia semplicemente quella che non prende gol. E’ così che funziona in Italia: prendi pochi gol, e andrai lontano. Occorrono, in generale, acume tattico da parte di tutta la squadra, e nello specifico un bravo portiere e una difesa con la “D” maiuscola. Magari con al centro un leader carismatico ed esemplare, sia sotto il profilo tecnico che umano.
Negli ultimi anni, Juve e Milan queste figure le hanno trovate in Alessandro Nesta e Giorgio Chiellini: accomunati oltre che dal ruolo e dalla nazionalità, anche da un inizio di stagione tutt’altro che impeccabile. Domenica scorsa a Catania il numero 3 bianconero ha avuto vita difficile contro l’argentino Bergessio, offrendo una prestazione molto vicina a quella di Tempesta Perfetta contro la sua Lazio a inizio campionato.
Sette gol subiti dal Milan, sei dalla Juve nelle prime quattro giornate: due difese che vivono momenti speculari, pur avendo interpreti diversi. Perché se Nesta può giocare con la sicurezza di avere affianco il numero uno al mondo, Chiellini non può dire lo stesso della coppia Barzagli-Bonucci, rispettabile quanto discontinua, tanto da convincere Marotta ad affrettare i tempi per arrivare al brasiliano Rhodolfo. Juve-Milan sarà anche questo: il faccia a faccia tra due dei più grandi difensori italiani moderni, l’esempio contro la promessa, perché di fronte ai successi e ai riconoscimenti ottenuti in carriera da Nesta, Chiellini è una promessa. In parte già mantenuta, ma in gran parte ancora incompiuta.


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