L'equivoco di mercato
C’è qualcosa che non va. La settimana rossonera poteva cominciare meglio (molto meglio) sotto tutti i punti di vista. Non è stato un pomeriggio semplice quello trascorso ieri a Bologna: alla vigilia Allegri aveva parlato chiaramente di “sfida dalle mille insidie” e di “avversario in piena forma”. Ci ha preso in pieno, visto il risultato. Ma se questo lunedì ha un sapore poco gradevole il merito non è tutto del rocambolesco 2-2 maturato al Dall’Ara, della papera di Amelia, dell’indolenza di Pato o della discutibilità della gestione dei campi da parte del tecnico rossonero.
Già: perché la pausa è alle porte, e con essa anche il mercato di riparazione, e quel qualcosa che non va, evidentemente, è relativo soprattutto a questo ambito. Si parlava soprattutto di Tevez, l’ultimo fuoriclasse a un passo da Milanello, chiamato a rinforzare un reparto che teoricamente non avrebbe bisogno di innesti, ma comunque benvenuto, e a partire da ieri si parla anche di Taye Taiwo, che insieme a tanti tifosi si è stufato della sua storia al Milan, di un’avventura che da svolta si è trasformata in incubo: il tutto nel giro di 6 apparizioni, di cui solo tre dalla durata di 90 minuti. Tanto è bastato per bocciarlo definitivamente e farlo sentire inadeguato al ruolo di prima scelta alle alternative Antonini e Zambrotta.
Insomma: ben venga Tevez, che con Ibrahimovic formerebbe una coppia d’attacco da fare impallidire mezza Europa, ma considerare l’arrivo dell’Apache la panacea dei mali che affliggono tutti i reparti vuol dire fingere di essere ciechi, e condannarsi a disputare un intero campionato con un centrocampo fondato sull’esperienza e decorato con i polmoni. Che sono pochi, e tutti di Antonio Nocerino, dal momento che neppure in staffetta Van Bommel e Ambrosini assicurano le prestazioni adeguate. Le stesse che non assicura, con continuità, Alexandre Pato: troppe pause e poca sostanze, e il tutto rende ancora più importante l’arrivo di Carlitos Tevez. Ma da importante a taumaturgico, ce n’è di strada…