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INCHIESTA MN - Fair play finanziario: il Milan per ora rischia

di Matteo Chiamenti

Venerdì scorso, precisamente il 16 dicembre scorso in Milano, eravamo presenti alla presentazione di un volume di sicuro interesse, ovvero “Vincere con il Fair Play finanziario”, redatto da Paolo Ciabattini (professionista delle Finance Human Resources & Operations Director di Pioneer Italia) in collaborazione con il Gruppo Sole 24 Ore.  Il libro è da considerarsi un vero e proprio “vademecum” sul fair play finanziario ed è per questo che la redazione di Milannews ha deciso di proporvi un approfondimento puntuale in diverse puntate sul tema, cercando di focalizzare il dibattito sulla nostra squadra grazie anche al supporto attivo di nostre fonti esclusive. Ebbene uno degli elementi che salta subito all’occhio leggendo il volume è che, rebus sic stantibus (focalizzandoci sull’analisi di bilancio del biennio 2007-08 e 2008-09, applicando poi gli indicatori all’esercizio 2009-10), il Milan appare tra le squadre che non avrebbero i requisiti necessari per partecipare alle competizioni europee. Ma andiamo con ordine.

Va detto che, sintetizzando alla buona una normativa che andrebbe sviscerata in maniera ben più ampia (lo faremo prossimamente), la normativa del Fair Play finanziario (la quale, ricordiamo, vedrà le prime effettive sanzioni a partire dal 2014-15) richiede che i club qualificati per una competizione Uefa, eccezion fatta per quelle realtà che hanno ricavi e costi di pertinenza (anche su questo concetto torneremo in una prossima “puntata”) inferiori a 5 milioni di euro nei due periodi (intesi come anno calcistico) precedenti l’inizio della competizione, debbano necessariamente rispettare il pareggio di bilancio (costi=ricavi, breav-even requirement) nel periodo di monitoraggio previsto (compreso tra l’anno calcistico T concluso nel medesimo anno in cui inizia la competizione e le due stagioni precedenti, sulle quali si focalizza l’analisi iniziale.  A titolo di esempio, per iscriversi a una ipotetica coppa nel 2017-18, si andranno a verificare i bilanci 2015-16 e 2014-15; se questi dovessero presentare delle criticità allora entrerà in gioco anche l’analisi del bilancio 2016-17) e ulteriori criteri che comprendono previsioni finanziarie per gli esercizi futuri (in sostanza: col cavolo che vi ammettiamo se l’anno prossimo vi attende il pagamento di un debito che vi manda a tarallucci e vino il bilancio), informazioni aggiuntive che dimostrino debiti scaduti verso altri club, dipendenti, fisco e previdenza.

Ciò detto, spostando il focus sul biennio 2007-08/2008-09, come indica il libro di Ciabattini (come già detto l’analisi del break even in prima analisi si focalizza sui periodi di bilancio T-1 e T-2; se non vengono rispettati gli indicatori, allora si va a considerare anche l’anno T) l’applicazione della break even rule vedrebbe la “clamorosa” bocciatura del Milan (così come dei cugini interisti) a causa di un deficit aggregato  di 77 milioni di euro (ricordiamo che la break even tollererà inizialmente, ovvero fino al 1016-17 un passivo di 30 milioni, mentre sarà di 45 milioni nei primi due anni di entrata in vigore della normativa), frutto dei “buchi” di bilancio del 2008 (67 milioni) e del 2009 (10). A questo punto, se la normativa fosse stata applicata per l’iscrizione alle competizioni 2010-2011, la Uefa avrebbe richiesto l’applicazione degli indicatori di break even al bilancio 2009-2010, ovvero al bilancio T. Questi indicatori sono essenzialmente quattro: principio di continuità aziendale (l’azienda è autosufficiente dal punto di visto del sostenimento dei costi?), patrimonio netto negativo, risultato di pareggio in almeno uno dei periodi T-1 e T-2 e infine assenza di debiti scaduti. Ebbene, anche in questo caso il Milan andrebbe in contro a una bocciatura piena, non rispettando nessuno degli indicatori elencati in precedenza. Il che tradotto significherebbe una sanzione, anche se queste non sono state ancora definite (il codice disciplinare verrà rivisto entro marzo 2012).

Insomma  dobbiamo preoccuparci o no? E’ possibile che questa analisi si riveli come una croce messa già in partenza sulle ambizioni del nostro amato club? A rispondere a questa domanda ci pensa un analista finanziario esperto nel settore calcistico contattato dalla redazione di Milannews. Una risposta che, sebbene non cancelli un orizzonte di sacrifici, ci permette di tornare nel limbo di una, seppur malinconica, serenità: “ E’ vero, il Milan, così come gran parte dei club europei, dovranno rivedere le loro politiche di bilancio. Ma va ricordato che la nuova normativa prenderà in analisi in un primo momento i bilanci 2011-2012 (quello in corso) e 2012-2013, ai quali applicherà una massima perdita aggregata pari a 45 milioni, un risultato assolutamente alla portata della stragrande maggioranza dei club, Milan compreso, i quali inevitabilmente si sono adeguatamente  preparati sulla questione. Fossi un milanista me ne starei tranquillo, anche uno squadrone come l’osannato Barcelona dovrà rimettersi in riga evitando spese folli, per non parlare di club che operano completamente fuori mercato come ad esempio il Manchester City. Sono convinto che nascerà una forma di competizione più democratica, basata sulla virtù piuttosto che sulla mera potenza monetaria. Chiaramente i sacrifici da fare saranno notevoli, specie per noi italiani che non possiamo contare su una struttura fonte di entrate caratteristiche come ad esempio quelle relative agli stadi di proprietà, ma sono convinto che nel lungo termine, ovvero quando la normativa inizierà a essere davvero stringente, tra cinque o sei anni,  buona parte delle problematiche si saranno livellate”.

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