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In un Milan sostenibile l’unica cosa a non esserlo è il modo di giocare: ogni partita è ormai da 1-X-2

di Manuel Del Vecchio

Sostenibilità, nessun passo più lungo della gamba, giudizio. Ma anche concretezza, idee chiare, consapevolezza. Il Milan fuori dal campo è tutto questo. È anche la squadra italiana che sul mercato investe di più, senza cessioni, da anni. L’unica italiana che spende tanto quanto ricava da accordi commerciali, competizioni e player trading. Un modello sostenibile, che sul medio-lungo periodo dovrebbe rendere il club un modello virtuoso, funzionante e che si regga sulle proprie gambe.

Poi c’è il campo, che ci dice di come il Milan, almeno nell’ultimo periodo (in maniera sicuramente più evidente), non è assolutamente sostenibile. Non è sostenibile il numero di infortuni, non è sostenibile il modo sempre uguale di approcciare ogni partita, a prescindere dal tipo e dall’importanza, non è sostenibile che nell’arco dei 90 minuti la partita che si vede possa far uscire un 1 tanto quanto una X o un 2.

Il Milan, come ha ammesso Calabria alla vigilia della sfortunata partita di Champions League contro il Dortmund (“Mi aspetto una partita a tutto campo, viso a viso, con una squadra che attacca molto, grandi ripartenze”, ndr), ha un modo solo di intendere il calcio: duelli a tutto campo, duelli individuali, duelli che sono esattamente da 50/50. Se ne vinci uno ne trai un vantaggio enorme. Se ne perdi uno allora ti ritrovi con la squadra spaccata e l’avversario in porta. All’inizio della sua avventura in rossonero ovviamente Pioli non interpretava così le partite, ma si vedeva già che il tipo di ideologia proposta andasse verso questa direzione. Ora è semplicemente esasperata, estremizzata, con i suoi pregi ed i suoi difetti.

È sostenibile giocare così? Se si ha tutta la rosa a disposizione (come avvenuto ad inizio campionato) allora se ne può parlare, si può discutere. A pieno regime e con tutti gli interpreti sani non è una bugia dire che la rosa è di livello alto per la Serie A. Il che ovviamente non vuol dire vincere in modo automatico o amenità simili. Ma dal momento in cui arrivi al 28 di novembre con 26 infortuni (!!) di cui 18 muscolari (!!!!) c’è qualcosa che non va. E forse anche più di qualcosa. Senza voler tornare sull'argomento ancora una volta, tematica che ha depresso un intero ambiente, è evidente di come in questo stato l’approccio che il Milan sta adottando ormai da settimane non ha nessun senso. O meglio, non ti dà certezze.

Ogni partita è la fiera delle occasioni e degli errori, tuoi e degli avversari. Anche contro il Dortmund il Milan ha avuto 3-4 occasioni nitide per fare gol. Lo stesso i tedeschi: 1-3 per loro. Contro la Fiorentina? Neanche a dirlo; ma vinci 1-0 grazie al faccione di Maignan. Contro il PSG? Uguale. 3-4 occasioni per parte: vinci 2-1. E a Lecce? Uguale. 2-2 finale. Contro il Napoli? Situazione identica. Si poteva vincere, si poteva perdere, si è pareggiato. Contro il PSG a Parigi? Magari la bilancia pende a favore dei francesi, ma anche lì ci sono state le solite occasioni da una parte e dall’altra. È un modo di intendere il calcio che magari può andare bene in Champions League e con pochi avversari in Serie A, ma a lungo andare ti logora fisicamente e mentalmente (come gli infortuni).

Il Milan quindi è una squadra, attualmente, da 1-X-2. E, visto il problema enorme degli infortuni, non può permetterselo assolutamente. Bisogna essere sostenibili anche in questo campo: da una società così attenta a questa parola e concetto è lecito aspettarsi correttivi a breve.


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