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Il Pazzo sceglie la strada dei fatti: dallo scambio all'estasi, senza proclami

di Matteo Calcagni

Uno, due e tre. Sono questi gli squilli tonanti del Pazzo, protagonista assoluto della prima vittoria rossonera. Lo scambio con Cassano aveva scatenato opinioni contrastanti, anche tra gli stessi sostenitori: molti hanno subito emesso un parere positivo, alcuni avrebbero preferito tenersi il barese, altri sono rimasti contrariati dai sette milioni di conguaglio riconosciuti all'Inter. Dopo meno di due settimane dall'approdo al Milan, Giampaolo ha già fatto il primo regalo alla sua tifoseria, anzi, ne ha fatti tre. La tripletta del Dall'Ara, all'esordio dal primo minuto, è un chiaro segnale di come Pazzini abbia intrapreso questa nuova avventura in rossonero: testa sulle spalle, voglia di lavorare, di giocare e dimostrare. Nessun proclamo verbale che l'avrebbe potuto facilmente elevare a idolo delle folle: il Pazzo ha lasciato che i fatti parlassero per lui, in un momento cruciale della stagione milanista. Tornare da Bologna senza i tre punti, magari con una sconfitta, sarebbe stato devastante per il morale di un gruppo giovane alla ricerca di certezze. Vincere aiuta a scatenare l'entusiasmo, elemento fondamentale per poter costruire un'annata di soddisfazioni. Il bomber di Pescia si è preso la pesante eredità di Ibrahimovic, numero 11 compreso, calandosi immediatamente nella parte pur con caratteristiche completamente opposte. Rapinatore d'area, sagace fromboliere ed astuto tessitore, Giampaolo Pazzini ha subito esibito il suo repertorio: un penalty trasformato con personalità (presentarsi da nuovo rigorista non è mai agevole), un guizzo letale ed un tacco magistrale. I meccanismi d'insieme andranno affinati, ma il Pazzo ha già risposto presente, con tre squilli, al momento più opportuno.


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