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Il pallone lui lo trasforma in oro

di Francesco Specchia

Re mida. Con lui è sempre pallone d'oro. Tempo di premiazioni per France Football e per Lionel Messi, proprio per questo non si può non parlare del pallone d'oro rossonero, di colui che quel pallone lo trasforma in oro ogni volta che lo tocca, che lo sfiora e lo accarezza. Zlatan Ibrahimovic, il re mida del calcio italiano. Oltre che in oro trasforma tutto in tricolore, dove va si vince, dove gioca segna, dove (non) scrive vende. Magico. Calcio, vita privata, libri, ora sembrerebbe anche pronta una pellicola. Una macchina da soldi e gol, un binomio che esce spesso in coppia per andare a bere grandi bottiglie di champagne. Negli occhi degli amanti del calcio sono vive più che mai le sue giocate, per ultima quell'elastico con tunnel che spopola in rete (vero premio, eletto dal popolo). Un mix di follia, tecnica, classe e capacità tecnica che rendono realtà ciò che per qualsiasi uomo potrebbe sembrare fantascienza. Tempo di pallone d'oro, tempo non di Ibra. Un ossimoro che stride con il buon senso, decisivo in Italia come nessuno a Bergamo ha deliziato con un assist perfetto all'altro bad boy, Kevin Prince Boateng. Ogni volta che si ripensa ad un gol del Boa si ricorda che l'assist vincente proviene dal piedone di Zlatan. Bologna-Milan nel lunch match della scorsa stagione e ancora Milan-Napoli, Milan-Brescia, per concludere con Bergamo. Dei sette gol realizzati in serie A dal ghanese, ben 4 sono gentilmente offerti dal gigante di Malmoe. Un feeling che lo svedese ha con l'intero ambiente di Milanello e che fa del numero 11 rossonero, il pallone d'oro per tutti i tifosi del Diavolo.


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